Su questo disco arrivo tardi. Come sempre?!?! Bè, chi mi legge perchè sono aggiornato, e non per l'alta attendibilità dei giudizi o per la qualità delle proposte, scagli pure il primo commento di protesta : )
Premetto, gli Stars sono vergognosi.
Vergognosi come il pudore per una sconfitta.
Ma, chi ha mai imparato qualcosa dalle vittorie? Il problema con le sconfitte, grosso, è "solo" quello di non prenderci l'abitudine.
In Our Bedroom After The War è un disco per Perdenti, quelli con la "P" maiuscola.
Il disco precedente degli Stars francamente mi aveva deluso, inficiando negativamente anche il giudizio complessivo che mi ero fatto della label Arts & Crafts. In Our Bedroom After The War e Presents: Kevin Drew Spirit If… (l'ultimo dei Broken Social Scene), riabilitano decisamente il catalogo dell'etichetta canadese.
Riscoprire gli stars dopo aver svalutato Set Yourself On Fire (ho preso per inattendibili tutte quelle recensioni trionfalistiche sul capitolo precedente di questo gruppo) è come riscoprire gli edifici del centro semplicemente alzando l'angolatura del proprio sguardo.
Proprio quando credevi che il corso fosse solo una bella vetrina commerciale, ti accorgi che a 2 metri da terra, edifici 800eschi accompagnano la fuga dell'occhio, dai negozi verso il cielo. 45 gradi di angolazione per una prospettiva magnificamente inaspettata, è anche il bello della musica.
In Our Bedroom After The War si discosta decisamente dalle traiettorie acustiche e Pop-edeliche fin'ora battute dagli Stars, sembra se mai aver acquisito la lezione dei Radio Dept. (perdonate il volo, ma rende l'idea). Il nuovo sound mi pare poggiare maggiormente su tappeti sintetici, wall of sound (poco spesso, ma comunque presente), cavalcate di batteria, piano e parsimoniose chitarre ritmiche stile new wave.
Per gli estimatori del primo Stars-sound, invece, quello che tanti applausi riscosse, c'è ancora la possibilità di ascoltare romantiche ballate in punta di piano ed archi; si ascolti ad esempio la magnifica The Night Starts Here.
Degna di nota è soprattutto Barricade (forse il pezzo migliore dell'album), in cui la forza cantautorale di Springsteen e la solennità vocale di Buckley si fondono in una ballata per piano e voce, che si conclude fra fisarmonica e cori urlati da barricate in sommossa. Bitches in Tokyo è un piacevole divertissment noise, l'eccezione che conferma un mood generalmente improntato sul romanticismo.
Ascolto propedeutico per un pronto avviamento al mondo indie, piacevole distrazione disimpegnata per le orecchie più affinate. (Indieriviera)
http://www.mediafire.com/?3p5lmwlyemu
Tracklist
1. The Beginning After The End
2. The Night Starts Here
3. Take Me To The Riot
4. My Favourite Book
5. Midnight Coward
6. The Ghost Of Genova Heights
7. Personal
8. Barricade
9. Window Bird
10. Bitches in Tokyo
11. Life2: The Unhappy Ending
12. Today Will Be Better, I Swear
13. In Our Bedroom After the War
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