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Ricerca personalizzata

giovedì 28 luglio 2011

Enrico Comi - Stupefatto (2010)

Libro autobiografico che narra il viaggio verso la droga del protagonista, con tutti i suoi risvolti fisico-psicologici, ed il viaggio di ritorno verso l'amore per la vita e la scelta di rivelare tutta la verità nuda e cruda sulle droghe. Enrico Comi è oggi un esperto in prevenzione, insignito di numerose onoreficenze. Svariate decine di migliaia di persone hanno assistito alle sue conferenze sul tema.

Roberto Saviano - La parola contro la camorra (2010)

La parola contro la camorra. DVD. Con libro

"Attraverso il racconto della cronaca quotidiana ho cercato di far emergere la realtà di una guerra sconosciuta a gran parte del Paese. Migliaia di morti negli ultimi dieci anni, tra cui decine di vittime innocenti: ecco la verità del Sud Italia. Una verità sempre più ignorata dai media nazionali. Questo libro e questo DVD raccontano storie sconosciute, a volte dimenticate o spesso colpevolmente rimosse. Storie che mappano la mia terra e ne tracciano una geografia diversa da quella ufficiale, e a parlare sono le testate locali: titoli e articoli scritti col sangue, che gridano vendetta". Roberto Saviano ripercorre il filo che lega informazione, camorra e potere, e propone una "parola contro la camorra" come possibilità estesa a ogni singola persona. Apre il Dvd una orazione civile intitolata "La parola contro la camorra". Un inedito di quasi un'ora, registrato per questa occasione il 30 ottobre 2009. A seguire il video tratto dalla puntata speciale di "Che tempo che fa" andata in onda il 25 marzo 2009. Roberto Saviano intitola "La parola contro la camorra" anche il libro che accompagna il DVD, e che si compone di tre sequenze: "Una luce costante", Così parla la mia terra" e "Il racconto delle immagini". Completano il volume scritti di Walter Siti, Aldo Grasso, Paolo Fabbri, Benedetta Tobagi.

In questo cofanetto, che riunisce un libro e un DVD, lo scrittore e giornalista napoletano, autore di Gomorra e La bellezza e l'inferno, torna ad affrontare uno dei temi a lui più cari: il ruolo che la parola può avere nello sconfiggere le organizzazioni criminali.
Il volume, un agile libro di poco più di 60 pagine, propone due testi inediti di Roberto Saviano. Il primo, intitolato Una luce costante, è una riflessione sul potere della parola, uno strumento di cui la camorra si è sempre servita per diffamare e isolare i suoi avversari perché «Le organizzazioni criminali hanno necessità di portare avanti un assioma: chi è contro di noi lo fa per interesse personale. Chi è contro di noi sta diffamando il territorio, perché noi non esistiamo come loro ci raccontano».
In Così parla la mia terra, invece, l'autore ripercorre la puntata speciale di Che tempo che fa del 25 marzo 2009 a lui dedicata, una serata seguita da oltre 4 milioni e mezzo di telespettatori, e approfondisce i temi toccati in quell'occasione: dal modo in cui i giornali locali parlano del crimine organizzato al rapporto tra linguaggio dei media e organizzazioni criminali.
Arricchisce il volume Il racconto delle immagini, una ricca serie di fotografie, tra cui spiccano le pagine dei quotidiani napoletani con gli articoli dedicati ai fatti di cronaca criminale, istantanee di delitti e foto di funerali.
Lo completano, infine, gli scritti di Walter Siti, Aldo Grasso, Paolo Fabbri e Benedetta Tobagi, approfondimenti personali e illuminanti, omaggi al coraggio civile di Saviano, al suo impegno nella ricerca della verità e nella denuncia sociale.
Nel Dvd, della durata di 120 minuti, sono contenuti due video. Il primo, un'«orazione civile» di quasi un'ora, assolutamente inedita, è stato registrato lo scorso 30 ottobre appositamente per il questo cofanetto.
Il secondo è la puntata speciale di Che tempo che fa, uno degli eventi televisivi dello scorso anno, di cui Benedetta Tobagi, nel suo contributo, parla così: «Saviano porta nelle case in prima serata quello che una gran parte del Paese non vuole vedere. A partire dai titoli dei quotidiani locali, spiega come decodificare i meccanismi di intimità complice tra la stampa e le organizzazioni criminali in Campania. …Saviano rompe il silenzio, insegna a vedere, svela infine il volto osceno della realtà. Mentre racconta, guardiamo lo scheletro nudo e spietato del mondo di tutti i giorni attraverso la lente dei suoi occhi, come chi uscisse dalla caverna e scorgesse per la prima volta, con stupore e spavento, i veri contorni delle cose. Resta come un sasso nella scarpa, sotto il materasso, fastidioso, la verità».

mercoledì 27 luglio 2011

Blaudzun - Blaudzun

Blaudzun

Tracklist
1. Blindspot 00:03:00
2. California 00:03:26
3. Tidal Wave 00:04:34
4. Black Thread 00:02:40
5. Loveliesbleeding 00:03:57
6. Higher Ground 00:06:10
7. Resident 00:02:19
8. Revolver 00:04:39
9. Uphill Battle 00:00:26
10. Good Boy 00:05:09
11. She's a Gentleman 00:02:56

http://www.myspace.com/blaudzun

http://rapidshare.com/files/117666459/Blaudzun.rar.html

Amandine - This Is Where Our Hearts Collide

This Is Where Our Hearts Collide

Gli Amandine appartengono alla categoria vieppiù diffusa delle bands che riescono a suonare, con un buon equilibrio naturale, al confine fra due generi forti quali pop e country.
Pop e country insieme assomigliano un po' al folk, ma allora perché non tagliare corto e riferirsi al cosidetto alternative country?
Infatti: gli Amandine sono una alternative country band, ma...
Se li paragoniamo ai ben più inquieti Okkervil River ne escono un po' ridimensionati e a noi non va, così per partito preso sgambettare ai nastri di partenza una band che inizia ad affinare la propria sensibilità strumentale.
Del resto i toni intimisti qui sono parecchio più diffusi, e a differenza di quei texani che amano scorrazzare su e giù per le scale musicali gli Amandine preferiscono fare il nido su piccole porzioni di spartito, abbellendo come prima di una recita nataliza la sala ove dovranno poi esibirsi per la piccola comunità.
Toni pastoriali, lunghe e calde diffusioni di accordion, un po' di banjo e glockenspiel e poi spruzzatine di theremin sono le spezie di questo disco fortemente poggiato invece su ligie chitarrine elettriche pigramente arpeggiate, accordi di acustica a piene mani e il confortevole apporto del pianoforte.
Il tutto quasi sempre spazzolato da una batteria che sa di grano a perdita d'occhio.
"Stitches" in questo senso è esemplare, oltre che parecchio ben riuscita: tutti gli strumenti vi dicono la loro parte armoniosamente, creando una suggestione incantevolmente pomeridiana, come a sentire gracidare le raganelle davanti ad uno stagno immobile.
Di secondaria importanza (data la sconfinata quiete) sembra ancora che gli Amandine stentino un po' nel creare melodie degne di memoria. Si accontentano di far funzionare e rendere scorrevole il tutto, drappeggiandone le vesti con grazia e gusto spiccato.
E se probabilmente occorre essere dell'umore giusto per apprezzare "This is where our hearts collide" da cima a fondo - intendasi un umore figlio della stanchezza ed avvolto nel crepuscolo dorato di una giornata d'autunno - non occorre certo un grande sforzo di creatività recensoria per prospettare ai nostri amici svedesi grandi margini di perfezionamento non tanto stilistico quanto compositivo.
E un tratto di originalità già è rintracciabile nell'essere gli Amandine svedesi e non pop!
In soldoni: questo disco è veramente, lisciamente, delicatamente grazioso da ascoltare, a meno che non abbiate voglia di instant melodies.
Allora sarà meglio rivolgervi altrove. (Indiepopop)

Tracklist:
1. For all the marbles
2. Halo
3. Fine lines
4. Stitches
5. Blood and marrow
6. Over the thrences
7. Father & sons
8. Firefly
9. Sway
10. Easy prey
11. Heart tremor

http://www.myspace.com/amandinemusic

http://www.mediafire.com/?7nmwwyml3ym

The Coral Sea - Firelight

Firelight [Explicit]

Seconda prova in studio per l’art-rock band di Santa Barbara. Un esame di maturità che Rey Villalobos e soci superano in scioltezza, come dei secchioni che non la danno a vedere. Tutto è perfetto, ogni dettaglio: dall’artwork stiloso alla lunghezza contenuta del disco, dai suoni “da cuffia” che cullano l’ascoltatore dal primo istante alla splendida e piccola sigla finale, Honeybee. Sontuosa lentezza, calore e soprattutto equilibrio: tra dilatazioni invernali alla Sigur Rós e una sensibilità neo-psicadelica tipica americana, tra il tipico mood tormentato di inizio secolo e un romanticismo allo stesso tempo onnipresente ed impalpabile. Chi l’ha detto che la perfezione dopo un po’ stufa? (Newsic)

Tracklist
1. From Arizona To Barcelona 4:12
2. Cold Eyes Down 4:03
3. I Know You'll Find A Way 5:13
4. Ah, Ah, Ah 4:41
5. More Than You Know 4:27
6. I Can't Decide 3:04
7. Northern Crime [Explicit] 4:59
8. Seconds Into Sound 5:01
9. Your Prisons Are Home 4:04
10. Honeybee 3:33

http://www.myspace.com/thecoralseamusic

http://www.mediafire.com/?fdnvjrz9yz1

Lynx – On The Horizon

 On The Horizon

Electronica, indie, pop, folk, hobo nouveau – each has a place in Lynx’s musical vocabulary. This 25-year-old singer/songwriter and producer needs prove nothing after her latest release, On the Horizon, which unveils her versatility as an artist, producer, singer, songwriter, beat-boxer, instrumentalist and composer.
From her Colorado roots to her current home in Oakland, the foundation of Lynx’s sound remains truly unique in the Bay Area melting pot, while still taking the best from it. With what she describes as a “focus on song,” On the Horizon sacrifices no part of Lynx’s creative endeavor to maintain a traditional genre identity. The album intertwines powerful vocals, lyrics that are both universal and intimate, timely and timeless, and a sound that switches from folky to cutting edge with bumping beats that melt to raw, melancholy melodies and resolve with infectious pop hooks. Live instruments, including banjo, mandolin, cello, guitar, piano and drums, enhance Lynx’s tasteful electronic beats, and the album’s wide array of collaborations and contributions include the likes of Beats Antique (“Rising Tide”), Krystyn Pixton (“Burning Bone”) and Djunya and Janover (“Desert”).
After several albums and tours with Janover and Beats Antique, among others, this release really showcases Lynx's skills as a producer, which she has gleaned from the emergent West Coast electronic scene. Mixed and co-produced by down tempo producer, engineer and cellist Rena Jones (Portland, Ore.), On the Horizon sets the stage for several solid forthcoming releases on Jones’ Cartesian Binary label.

1. Young Blood 04:04
2. Burning Bone (feat. Kyrstyn Pixton) 03:48
3. Rising Tide (feat. Beats Antique) 03:50
4. Deliverance 03:39
5. Out of Context 04:04
6. Tricksters and Fools 04:11
7. Traces 04:13
8. Sparrow Spell 03:58
9. Northern Rain 04:29
10. Desert (feat. Djunya and Janover) 05:13
11. Venus 04:50
12. Passerby 05:08

www.myspace.com/lynxlive

http://www.fileserve.com/file/F9j87Zr/LYNX_On.The.Horizon.2010.rar

Katharina Hagena - Il Sapore Dei Semi Di Mela (2009)

Il sapore dei semi di mela

Bootshaven, lontano nord della Germania. L'odore di mele è intenso e pungente e avvolge la vecchia casa e il giardino. Basta quel profumo e Iris, bibliotecaria di Friburgo, di colpo torna bambina. Sono passati anni, ma tutto è rimasto come allora: la casa avvolta dal fitto fogliame, i ribes bianchi, i tappeti di non-ti-scordar-di-me sepolti dalle erbacce. Un giardino quasi incantato, dominato dal vecchio albero di melo, sotto i cui rami le donne della famiglia Lünschen hanno trovato l'amore, l'amicizia, ma anche la morte. Come Rosmarie, l'amata cugina di Iris, morta ad appena quindici anni. Una fine misteriosa, cui nessuno ha mai saputo dare una spiegazione. Ma adesso è venuto il momento di occuparsi della casa. Per farlo deve imparare a conoscere veramente le donne della sua famiglia e i segreti che custodiscono. Come Inga, venuta al mondo mentre il melo era colpito da un fulmine, che trasmette scosse elettriche ogni volta che tocca qualcuno; o Harriet, convinta che i torsoli di mela sappiano di marzapane; o Mira, l'amica di giochi di Rosmarie, che ora ha assunto in tutto e per tutto le sembianze della cugina. Stanza dopo stanza, le domande si rincorrono l'una dopo l'altra: che cosa aveva fatto veramente il nonno di Iris prima di andare in guerra? Che cosa voleva dire Rosmarie a Iris quella notte lontana, prima di arrampicarsi sul tetto del giardino d'inverno? Che rapporto c'era tra Mira e Rosmarie? C'è solo un modo per dimenticare. Ed è ricordare.

domenica 24 luglio 2011

Katherine Pancol - Il valzer lento delle tartarughe (2010)

Il valzer lento delle tartarughe

Sapere se davvero un coccodrillo dagli occhi gialli ha divorato oppure no suo marito Antonie, scomparso in Kenya, per Josephine non è più importante. Grazie ai soldi guadagnati con le vendite del suo best seller, ha lasciato Courbevoie, nella banlieue parigina, per un appartamento chic nell'elegante quartiere di Passy. Invece sua sorella Iris, che aveva tentato di attribuirsi la scrittura del romanzo, ha finito con il pagare la follia del proprio inganno in una clinica per malati di depressione. Ormai libera, sempre timida e insoddisfatta, attenta spettatrice della commedia strampalata e talvolta ostile che le offrono i suoi nuovi vicini, Josephine sembra alla ricerca del grande amore. Veglia sulla figlia minore Zoe, adolescente ribelle e tormentata, e assiste al successo dell'ambiziosa primogenita Hortense, che a Londra si lancia nella carriera di stilista. Fino al giorno in cui una serie di omicidi distrugge la serenità borghese del suo quartiere e lei stessa sfugge per poco a un'aggressione... Ancora una volta intorno all'irresistibile e discreta Josephine gravita tutto un mondo di seduttori, carogne, imbroglioni ma anche di persone buone e generose. Ancora una volta la penna di Katherine Pancol ci proietta in un vortice di eventi e personaggi all'affannosa ricerca di un senso nella inesauribile complessità della vita.

Katherine Pancol - Gli occhi gialli dei coccodrilli (2009)

Gli occhi gialli dei coccodrilli

Tre generazioni di donne: la fredda matriarca, le sue nipoti e in mezzo, allo stesso tempo figlie e madri, Iris e Joséphine, sorelle dal carattere diversissimo. La prima è bella, ricca e vive un matrimonio in apparenza felice; la seconda è stata abbandonata dal marito e deve fare i conti con due figlie da crescere e una serie infinita di difficoltà finanziarie. Anche i loro sogni sono differenti: Iris spera in una brillante carriera da sceneggiatrice, Joséphine vuole affermarsi come studiosa di storia medievale. Ma le loro esistenze subiscono un'imprevista trasformazione. Durante una cena, Iris conosce un editore e gli fa credere, per darsi un tono, di essere alle prese con la stesura di un romanzo, restando però preda della propria bugia. Davanti all'offerta dell'uomo di pubblicarlo, si rivolgerà alla sorella chiedendo la sua complicità per scriverlo: l'una intascherà il successo, l'altra il denaro. In un crescendo di tensioni, il destino riserverà alle protagoniste incredibili sorprese, soprattutto quando il libro diventerà un best-seller. Una girandola di eventi che si susseguono fino all'ultima pagina, esplorando le pieghe più intime della natura umana, in special modo quella femminile. Su tutto, l'orgoglio di non cedere mai né al vittimismo né allo sconforto, nonostante le ferite e i dolori. Perché ognuno ha la sua stella da inseguire, gialla e brillante come gli occhi dei coccodrilli.

Diego Cugia - L'incosciente (2003)

L'incosciente

In una città mai nominata, il protagonista del libro viene invitato da due amici a fare una gita nelle vicine colline. L'uomo restio a qualsiasi novità, si lascia trascinare per inedia e insieme agli amici raggiunge un castello. Lì, con sua massima sorpresa, c'è una gran moltitudine di gente e tanti, troppi visi conosciuti. Gli incontri si susseguono, le ore passano e, all'inizio della notte, l'uomo [leggi tutto ...] inizia a capire che quelle migliaia di persone sono lì esclusivamente per lui: per processarlo. Sono tutte persone che in qualche modo, spesso indirettamente, hanno avuto a che fare con lui. Le difese dell'uomo, anche le più psichicamente sottili, cadono a una a una e mettono a nudo una verità impronunciabile.

venerdì 22 luglio 2011

Jeffrey Deaver - Carta Bianca (2011)

Carta bianca

James Bond ha poco più di trentanni e una cicatrice di otto centimetri gli solca la guancia destra. Ha combattuto valorosamente in Afghanistan, lavora per l'ODG, un dipartimento speciale dei servizi segreti inglesi, guida una Bentley Continental GT ed è a cena con una splendida donna che lo sta annoiando con i suoi tormenti di pittrice incompresa, quando un messaggio sullo smartphone lo chiama all'azione. Poche ore dopo è in Serbia, alla periferia di Novi Sad, dove qualcuno è deciso a far precipitare nel Danubio un treno che trasporta isocianato di metile, la sostanza chimica responsabile della morte di migliaia di persone a Bhopal... Dalla Serbia a Londra, da Dubai al Sudafrica, "Carta Bianca" trascina il lettore in un viaggio imprevedibile alla scoperta degli intrighi e dei traffici inconfessabili alla radice dei conflitti che insanguinano il mondo di oggi.

Adélaïde De Clermont-Tonnere - Il Visone Bianco (2011)

Il visone bianco

È passando davanti a un'edicola di Nizza che la giovane Ondine viene a conoscenza del suicidio di sua madre, la chiacchieratissima scrittrice Zita Chalitzine, ritrovata a Parigi nella sua Mercedes, avvolta in una magnifica pelliccia di visone bianco. La donna ha sempre dato scandalo e proprio pochi giorni prima della sua scomparsa ha nuovamente fatto parlare di sé: un quotidiano l'aveva accusata di non essere l'autrice dei libri che avevano decretato il suo successo. Ondine non vuole sapere niente della sua bellissima e tormentata madre, che non vede da dieci anni: Zita infatti non è stata altro che una pallida imitazione di quello che deve essere davvero un genitore e non ha mai voluto rivelarle l'identità del suo vero padre. Dopo un funerale più mondano che triste - una vera e impietosa passerella della Parigi che conta Ondine trova l'autobiografia inedita di sua madre e viene a conoscenza di segreti e rivelazioni scottanti di cui non sospettava nemmeno l'esistenza. Chi era davvero Zita Chalitzine? Di origini modeste, Zita si conquista l'indipendenza diventando una delle ragazze di Madame Claude - la maitresse più nota e influente della città - e nel contempo l'amante del noto romanziere Romain Kiev. Grazie al suo talento e alla sua ambizione è la protagonista incontrastata della Parigi degli anni Settanta.

giovedì 21 luglio 2011

Lone Wolf - The Devil And I

The Devil And I

Paul Marshall, chi era costui?
E' probabile che solo pochi appassionati possano rispondere a tale domanda di manzoniana memoria. Ma i pochi possono considerarsi fortunati: questo Carneade della musica folk, infatti, ha realizzato un incredibile album nel 2007, "Vultures", passato per lo più delittuosamente sotto silenzio. Del tutto immerso in atmosfere ed estetica drakeiane, con la potente ed evocativa voce di Marshall a guidare tutti i brani ed il suo fingerpicking in bella evidenza, "Vultures" si elevava parecchie spanne sopra le produzioni di genere soprattutto per la notevole personalità mostrata dall'esordiente cantautore inglese.
E poi? E poi, per tre anni più nulla, se non un'apparizione al Tanned Tin festival in Spagna, al termine della quale Paul annunciava a una platea estatica un futuro mutamento nella denominazione della ditta e un deciso cambio di rotta in favore di sonorità più articolate ed elaborate.
Ancora una volta va ascritto a merito della Bella Union se i propositi di Marshall non si sono persi nel vuoto: così, a tre anni di distanza dall'esordio e con un bel paio di aggressivi baffi in più, ecco una nuova vita artistica, una nuova identità, una nuova possibilità.
E' Lone Wolf, l'alquanto abusato pseudonimo scelto da Paul Marshall per riaffacciarsi sulle scene e "The Devil And I" il titolo del suo nuovo lavoro, fortemente voluto da Simon Raymonde, deus ex machina dell'etichetta inglese.
L'intento di Marshall era, così come da lui stesso dichiarato, quello di lasciarsi alle spalle il progetto cantautorale di "Vultures" per indirizzare le proprie composizioni verso altri lidi, più orchestrali e arrangiati, quasi che, da Nick Drake, il mentore del nostro fosse diventato Sufjan Stevens.
E non c'è alcun dubbio che Paul ce l'abbia messa tutta per seguire in maniera coerente questa direzione: a partire dal piano rhodes dell'introduttiva "This Is War" che, con il suo crescendo drammatico e il colpo di teatro dei fiati piazzati al centro della canzone, ne dimostra la notevole perizia compositiva.
Il dado sembra tratto e il percorso segnato: così anche la successiva "Keep Your Eyes On The Road" è un esempio del talento di Marshall, soprattutto quando il ritmo muta e Paul usa sapientemente la propria voce (pur se l'apparire della chitarra elettrica rende il brano un po' ridondante e troppo d'effetto). "We Could Use Your Blood", già proposta in versione acustica dal vivo, è quanto di più vicino al puro cantautorato si possa trovare nella prima parte dell'album, e, sia come interpretazione che dal punto di vista lirico, è un brano riuscitissimo, benché, alla lunga, lo splendido giro armonico di chitarra acustica risulti un po' prolisso e l'arrangiamento, forse troppo lezioso, faccia scemare il pathos fino ad allora costruito alla perfezione ("We could use your blood to heat this hotel.").
Poi, dopo un altro paio di brani di ottima fattura, accade l'imponderabile.
Quasi che, ribaltando un trito cliché, l'agnello, fino ad allora vestito da lupo (solitario), con uno scatto d'orgoglio decidesse d'impeto di spogliarsi degli eccessivi orpelli e di offrirsi in sacrificio nudo di fronte ai propri carnefici.
Le note di pianoforte di "The Devil And I (pt.1)" sembrano, così, quasi introdurre un nuovo album: un lavoro dove gli arrangiamenti ricercati della prima parte si destrutturano in tasti e archi che sciolgono l'eccitazione dei sensi in emozione pura.
Ed è proprio in questa seconda parte dell'album che emerge l'ispirazione forse più autentica di Paul Marshall, poiché pare che egli si abbandoni alle melodie, che si lasci andare, dimentico delle sue stesse velleità artistiche. Ne scaturiscono brani di un'intensità prodigiosa, quali "Russian Winter" dove Marshall riesce ad arrivare direttamente al centro emotivo dell'ascoltatore, spesso solo calibrando una frase o una parola ("...but I won't pretend there's no space in my chest/ but russian winter in my veins again").
Gli ingredienti, in ogni caso, non sono troppo diversi da quelli impiegati per servire la prima parte dell'album, ma i toni si fanno più sommessi, le palpitazioni del cuore più autentiche: anche "Soldiers"  che, in quanto tale è destinata ad avere un incedere marziale, riesce nel piccolo prodigio di rimanere sobria e raccolta.
Il climax emotivo si raggiunge con "Dead River", brano scritto da Marshall nella vena del Neil Young più cogitabondo e drammatico, vero e proprio incanto di sentimentalismo tenue e quasi "carsico" ("Now we are like rivers in the springtime/ overflow, overflow"). Un oscuro organo, poi, introduce "The Devil And I (pt.2)", che, grazie al verso di apertura ("The devil and I were alone in my house last night/ He laughed at my joke, struck a match, burned the place to the ground."), al mesto incedere del piano e al distante tuonare di una grancassa finale, rappresenta lo struggente epilogo di un lavoro senza cadute di tono.
Nonostante la ricchezza degli arrangiamenti, la complessità delle composizioni e il gran numero di collaboratori, alla fine, "The Devil And I" riesce nel difficile tentativo di suonare personale e sentito, mostrando un autore e un interprete nel pieno del proprio vigore artistico e della propria straripante sensibilità.
P.S. Grazie a Francesca Garofano per avermi fatto meglio comprendere questo album nella sua essenza. (Ondarock)

Tracklist
1.This Is War
2.Keep Your Eyes On The Road
3.We Could Use Your Blood
4.Buried Beneath The Tiles
5.15 Letters
6.Devil And I, The (part1)
7.Russian Winter
8.Soldiers
9.Dead River
10.Devil And I, The (part2)

http://www.myspace.com/thisislonewolf

http://uploaded.to/file/m6thqy

Shearwater - Rook

Rook

Si narra che il corvo, nel giardino dell’Eden, avesse un manto di piume variopinte ed una voce melodiosa. Fu il peccato originale a renderlo nero come l’abisso e a condannarlo a cibarsi di carogne. Solo alla fine dei tempi il corvo potrà ritrovare l’armonia del suo canto: fino a quel giorno, il suo aspro gracchiare resterà come un monito del male che alberga nel cuore umano.
“Rook”. Corvus frugilegus, secondo Linneo. Così si intitola il quinto album degli Shearwater, ancora una volta omaggio alla passione per l’ornitologia del leader Jonathan Meiburg. I corvi si stagliano lungo il ciglio della strada, intenti a scrutare immobili il mondo come in attesa di prenderne possesso una volta per tutte: un incubo hitchcockiano evocato fin dalla copertina del nuovo disco della band di Austin: “Amen, let their kingdom come tonight / Let this dream be realized”.
Dopo avere annunciato la sua dipartita dagli Okkervil River, in cui ha militato come tastierista fino all’ultimo “The Stage Names”, Meiburg torna in scena con un disco che si pone in diretta continuità con quel “Palo Santo” che due anni fa aveva sancito la consacrazione della band nata da una costola del gruppo di Will Sheff. Nel frattempo, gli Shearwater hanno inaugurato il nuovo contratto con la Matador dando alle stampe una versione profondamente riarrangiata del disco precedente: una ricerca di timbri più elaborati e di sfumature più complesse che prosegue anche nel nuovo album, registrato ad Argyle in Texas alla fine dello scorso anno con l’assistenza di Matthew Barnhart, pur non riuscendo appieno nell’impresa di eguagliare la straordinaria forza evocativa di “Palo Santo”.
Gli Shearwater di “Rook” suonano più radioheadiani che mai: a rivelarlo basterebbe l’intreccio di pianoforte e chitarre di “Snow Leopard”, che si dipana come un “Amnesiac” apocrifo soggiogato dallo spirito della terra, con la voce di Meiburg che si fa ora sottile come quella di Thom Yorke, ora vibrante come un richiamo di battaglia. “Rooks” si presenta sin da subito come uno dei brani più memorabili degli Shearwater: un arpeggio carico di drammaticità, un pulsare di basso e batteria dalle scure ombre wave e un perentorio Meiburg a segnare la strada tra cori incalzanti di stampo Arcade Fire. L’apparizione dei fiati è l’unico tributo agli Okkervil River di tutto il disco: gli Shearwater, ormai, non hanno più bisogno di cercare legittimazioni altrove.
Secondo Meiburg, mentre “Palo Santo” era come “una serie di isole, uno strano arcipelago sospeso nel mare”, “Rook” “inizia in mare aperto e si immerge per esplorare continenti sommersi”. Le ambiziose orchestrazioni di “Leviathan, Bound” e “Home Life” emergono tra pianoforte ed archi con un’eterea sinuosità degna dei Sigur Rós meno post. “On The Death Of The Waters” si leva dal brivido di un flebile sussurro per poi infrangersi contro un muro lussureggiante, mentre “Lost Boys” inizia galleggiando su nubi impalpabili e si trasforma in una marcia solenne che chiama a raccolta il popolo dei cieli.
“Volevo che non si sapesse in che direzione vanno le canzoni”, spiega Meiburg. “Alcune si interrompono molto bruscamente, altre proseguono ancora e ancora. Volevo che non ci fosse nessun senso di sicurezza su quello che accadrà nella canzone successiva”. Dal tenue arpeggio acustico alla Bon Iver di “I Was A Cloud” si passa così alle chitarre robuste e taglienti di “Century Eyes”, con un ritmo deciso a sostenere il tono imperioso di Meiburg.
C’è un senso di apocalisse imminente che grava sui brani di “Rook”. È la voce di una natura moribonda a parlare attraverso la musica degli Shearwater: un’arca che naufraga tra le onde, le fauci di un leviatano, una migrazione silenziosa. Stridori, riverberi ed echi di un mondo sul punto di spezzarsi, come quelli che dominano il fluttuante strumentale “South Col”. È un ammonimento al genere umano: “You were not the first to arrive / And will not be the last to survive”.
I chiaroscuri pianistici dell’epilogo di “The Hunter’s Star” si annunciano così come un rarefatto requiem per la terra che conosciamo, con Meiburg a tessere il suo struggente addio tra le coloriture degli archi: “Nemmeno un bambino / Si sveglia alla luce di un sole che diviene scarlatto / Come un pettirosso / E nemmeno una leonessa / Sale sull’ultimo, grande scafo / Sulle onde / Che chiude / Un mondo / Che non ritornerà mai più / E nemmeno un suono sfugge / Dalla notte che giunge”. Presto i corvi torneranno a cantare. (Ondarock)

Tracklist
1. On The Death Of The Waters
2. Rooks
3. Leviathan, Bound
4. Home Life
5. Lost Boys
6. Century Eyes
7. I Was A Cloud
8. South Col
9. The Snow Leopard
10. The Hunter's Star

http://www.myspace.com/shearwater

http://www.mediafire.com/?be4xjtmdiyr

Jo Nesbo – Il Pettirosso (2006)

Il pettirosso

Nel 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di giovani soldati norvegesi combatte a fianco dell'esercito tedesco alle porte di Leningrado. Sono gli "uomini del fronte". La battaglia li unisce, ma alla fine della guerra uno strano omicidio e una diserzione sfaldano il gruppo. Quando i sopravvissuti tornano in patria dopo mesi di freddo, di paura, di rabbia, trovano ad attenderli un'accusa di alto tradimento, la corte marziale e la prigione. Molti anni dopo, Harry Hole, poliziotto dell'antiterrorismo, un lupo solitario noto per il grilletto facile e un debole per l'alcol, nel corso di un'indagine su un possibile attentato terroristico ai danni dei reali di Norvegia ritrova sui monti attorno a Oslo i bossoli di un Märklin, un fucile di precisione tedesco di cui erano stati costruiti solo trecento esemplari. Insospettito dalla presenza di un'arma tanto insolita, Hole ne ripercorre le tracce, mentre, con l'avvicinarsi del Giorno dell'Indipendenza, la minaccia di un attentato diventa sempre più reale. Intanto, gli "uomini del fronte" cominciano a morire uno dopo l'altro, e Harry capisce che un passato di tradimenti e di vendette sta tornando a perseguitare i sopravvissuti.

Jo Nesbo – L’uomo Di Neve (2010)

L' uomo di neve

La città di Oslo è avvolta nel buio e i primi fiocchi di neve cadono leggeri imbiancando le strade. Birte Becker è appena tornata a casa dal lavoro quando, fuori dalla propria finestra, nota un pupazzo di neve che sembra scrutarla. Poche ore dopo, Birte scompare senza lasciare traccia. Unico indizio, un pupazzo di neve avvolto nella sciarpa della donna, all'interno del quale viene ritrovato anche il suo cellulare. Il commissario Harry Hole, chiamato per indagare sulla misteriosa scomparsa, si getta a capofitto nel caso per sfuggire ai fantasmi che lo perseguitano giorno e notte e alla notizia che lo ha gettato nel baratro dopo mesi di astinenza dall'alcol e di buona condotta: Rakel, l'unica donna che abbia mai amato, sta per sposarsi. Appena inizia a indagare sulla scomparsa della Becker, Harry si rende conto che il caso ha foltissime somiglianze con altre sparizioni misteriose avvenute a Oslo negli ultimi vent'anni. La procedura è sempre la stessa: una donna, sposata con figli, scompare nel nulla, nella notte in cui sulla città cade la prima neve. Hole è l'unico che può avvicinarsi alla verità, perché il male, subito e inferto, lo conosce molto da vicino e può calarsi pienamente nella testa del serial killer. La scoperta, però, sarà più amara e sconcertante del previsto, perché la mano in grado di perpetrare quegli orrendi crimini è molto più vicina di quanto Harry si sarebbe mai immaginato.

Jo Nesbo – Nemesi (2010)

Nemesi

Quando aveva lasciato la casa di Anna la notte prima, intorpidito dall'alcol, il commissario Harry Hole non pensava che ci sarebbe tornato così presto. Invece, quella mattina, mentre giace nel letto in un groviglio di lenzuola e abiti sgualciti, ancora in preda alla sbornia, viene chiamato per un nuovo caso. Giunto sulla scena del crimine, scopre che questa coincide con la casa della donna, dove tutto pare uguale alla sera precedente, se non fosse che ora Anna è a terra con il volto sfigurato e coperto di sangue, e una pistola in pugno. Anna era un'artista, la loro era stata una storia di passione, alcol e liti furenti, e quando la donna dopo anni lo aveva invitato a casa sua, il detective non aveva saputo resisterle. Per il dipartimento la sua morte non è che un altro caso di suicidio, ma il protagonista non vuole rassegnarsi e inizia un'indagine privata. Quando in un'e-mail uno sconosciuto gli chiede come si sente ora che Anna non c'è più, l'uomo capisce di aver visto giusto: Anna non si è suicidata.

Jo Nesbo - La Ragazza Senza Volto (2011)

La ragazza senza volto

La città di Oslo è sommersa da una spessa coltre di neve e tutti, come ogni anno, aspettano con impazienza il Natale. L'Esercito della Salvezza lavora a tempo pieno per raccogliere fondi per i tossici, i rifugiati, i senzatetto, e i bravi cittadini si affrettano a fare donazioni per sentirsi in pace con la coscienza. Solo il commissario Harry Hole pare non accorgersi di tutta la smania di bontà che lo circonda; il suo pensiero fisso è come sempre il whisky. Quando, però, durante il concerto di Natale, un membro dell'Esercito della Salvezza viene giustiziato in mezzo alla folla festosa, Hole decide di occuparsi delle indagini: un caso senza movente e senza arma è forse l'unico modo per lui per stare lontano dalla bottiglia per qualche ora. In breve scopre che ci sono delle riprese della serata e che anche l'omicida è stato catturato dalla telecamera. Ma, sorprendentemente, i suoi tratti non risultano identificabili neppure dall'efficientissima Beate Lonn, in grado di ricordare una faccia anche dopo averla vista un'unica volta. La sola cosa che si riesce a stabilire è che l'assassino è un ragazzo, i cui lineamenti però sono differenti in ogni ripresa, come se cambiasse travestimento in una frazione di secondo. Sulle tracce dell'omicida Hole finirà a Zagabria, dove un bambino ha giustiziato per anni i soldati serbi senza essere mai identificato. Anche questa volta la soluzione lo porterà a immergersi negli angoli più bui e insospettabili dell'animo umano.

Patrick Redmond - Il Burattinaio (2002)

Il burattinaio

"Erano tutti delle maschere. Tutti e tre attori di una contorta sciarada che lui non riusciva a sciogliere, e della quale era il riluttante protagonista. Fuggì dalla sala, salì di corsa le scale sino al santuario della sua camera. Chiuse a chiave la porta dietro di sé e vi si appoggiò, con lo stomaco in subbuglio. In distanza, debole come un sospiro, poteva udire l'eco di una risata."
Non ci sarebbe scrittore più autorizzato di Redmond a sfruttare la propria esperienza professionale per rendere più documentati e realistici i thriller che scrive, come avviene ad esempio con John Grisham o con altri artefici di best seller internazionali: non è così per questo giovane avvocato e ormai affermato scrittore. Fin dal primo romanzo, L'allievo, la nota dominante della sua scrittura è quella psicologica, così come non è tanto il sangue, il delitto, l'orrore a tenere avvinto il lettore, quanto un profondo senso di angoscia e di paura che sembra pervadere la normalità, solo apparente, della vita quotidiana. Non c'è per nessuno un vero punto d'arrivo, la felicità non è mai conquistata una volta per tutte, il male riemerge quando meno ce lo si aspetta: questa sembra essere la tesi che l'autore che, in forma estrema, presenta nelle sue opere.
Michael Turner, il protagonista de Il burattinaio, ha avuto un'infanzia difficile: orfano, è passato attraverso il senso di abbandono dell'orfanotrofio, e la precarietà affettiva delle varie famiglie a cui è stato affidato nel corso dell'adolescenza, ora però la sorte sembra finalmente aver mutato il suo corso. Michael è diventato avvocato e la professione sembra offrigli molte buone prospettive, ha una deliziosa e innamoratissima fidanzata, Rebecca, con cui vive. Il ricordo dell'infanzia non lo abbandona mai, ma in lui domina l'orgoglio di essere riuscito a superare il rancore per una madre, troppo giovane e sfortunata, che lo aveva abbandonato e la soddisfazione per aver conquistato una posizione sociale apprezzabile con le sue sole forze. Il rapporto di amicizia più importante è con Max Somerton, uomo brillante e di successo che, per motivi non chiari, ha preso sotto la sua protezione il giovane avvocato (Perché Max ha scelto proprio me? Cosa vuole?, dirà più volte tra sé e sé Michael). Max offre alla coppia il suo appartamento e rapidamente, ma in modo sempre più invasivo, entrerà nelle loro vite. Da quel momento mille oscure vicende si intrecciano, passato e presente si mescolano, l'angoscia e la paura riprendono il sopravvento.
Il romanzo, giocato sui toni cupi dei sentimenti repressi e sull'angoscia che provoca ciò che non si può dominare, sa esprimere con una fortissima tensione emotiva i risvolti ambigui e drammatici delle relazioni tra gli uomini, offrendo al lettore l'altra faccia, quella perennemente in ombra, della realtà.

Jo Nesbo – Il Leopardo (2011)

Il leopardo

Le prime vittime sono due donne. Ritrovate con ventiquattro ferite identiche in bocca. Morte soffocate nel loro sangue, dopo una agonia atroce. Omicidi studiati, efferati, che seguono un rituale. La polizia criminale di Oslo sa di avere un solo uomo che può risolvere il caso. Harry Hole, alcolista, uomo rude e solitario, inviso a molti. Ma Hole si è rintanato a Hong Kong, tra le fumerie d'oppio, per lavare via i ricordi. Sa fin troppo bene che, per risolvere l'ultimo caso, ha messo in pericolo di vita l'unica donna che ha mai davvero amato. E solo quando lo informano che il padre è moribondo in ospedale, Harry Hole decide di tornare a Oslo. Tra le vittime non c'è in apparenza alcun legame, ma Hole subito ne trova uno. Tutte quante hanno trascorso una notte in un isolato rifugio di montagna. E qualcuno, qualcuno capace di un odio lucido e selvaggio, adesso sta braccando gli ospiti di quella notte, uno per uno...

Clark Gregg - Soffocare

Locandina Soffocare

Un film di Clark Gregg. Con Sam Rockwell, Anjelica Huston, Kelly MacDonald, Brad William Henke, Jonah Bobo, Kathryn Alexander. Titolo originale Choke. Commedia, durata 89 min. - USA 2008.

Victor Mancini è uno studente di medicina fallito che si è ridotto a fare il figurante in costume in un parco tematico sulla storia degli Stati Uniti. Victor è sessodipendente e frequenta le riunioni dei sessuomani anonimi solo per cercare nuove partner. Ha una madre ricoverata in ospedale la quale sta perdendo la memoria. Per pagare la cospicua retta ospedaliera Victor realizza periodicamente nei ristoranti una sceneggiata: finge di essere soffocato da un boccone scegliendo fra i commensali quelli più facoltosi per cadere loro davanti e farsi praticamente 'adottare'. La madre di Victor conserva però il segreto della sua nascita e l'uomo, grazie all'aiuto di una dottoressa del reparto, raccoglie indizi che lo fanno ritenere di discendere direttamente da Gesù. Perché?
Chi conosce il libro di Chuck Palahniuk lo sa e farebbe bene a non rivelarlo agli altri. Perché l'opera prima di Clark Gregg (sinora noto come attore) si poggia sul testo omonimo dello scrittore e trova in esso la fonte delle occasioni di divertimento. Sam Rockwell presta a Victor Mancini il suo volto a mezza via tra la consapevolezza triviale e l'ingenuità con un pizzico di disincanto mentre Anjelica Huston si diverte un mondo (e lo si vede) a interpretare la madre in ospedale e e la stessa quando era giovane e sopra le righe intenta ad 'educare' il giovane figlio.
Il problema del film non sta quindi né nella recitazione né nella storia che riesce sempre a conservare la levità dell'assurdo anche nelle situazioni e con le battute più grevi. Ciò che è praticamente assente è la regia in particolare nel lavoro in collaborazione con il direttore della fotografia. Un telefilm da trasmettere alle 10 di mattina di un giorno d'estate su una rete televisiva locale ha una qualità di ripresa migliore di Soffocare. È come se non ci fosse alle spalle un'idea di cinema e che la produzione pensasse che la sceneggiatura basti da sola a giustificare il film. Il che non è mai vero. In particolare in qusto caso.

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Chuck Palahniuk – Soffocare (2003)

Soffocare

Victor Mancini, studente di medicina fallito, ha architettato un fantasioso sistema per pagare le spese ospedaliere della vecchia madre: ogni giorno va a cena in un ristorante diverso e, nel bel mezzo della serata, finge di soffocare per colpa di un boccone andato di traverso. Immancabilmente qualcuno si lancia a salvarlo, e altrettanto immancabilmente diventa una sorta di padre adottivo del protagonista e in occasione dell'anniversario dell'incidente gli invia dei soldi. Dopo anni di questa attività il nostro eroe si trova a ricevere quasi quotidianamente un gruzzolo da persone di cui ormai non ricorda nulla ma che gli sono grate per aver dato un senso alle loro vite.

mercoledì 20 luglio 2011

Un Bel Blog

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Seagull - Goodbye Weather



Listening to Chris Bolton and co. play out “Dust Storm”, the first song for their first record, it feels as if one is in touching distance of Bolton’s personality. The opener of Goodbye Weather holds together a dreamy collaboration of melodies – most noticeably the spiralling guitar interplay – and douses itself in the ‘natural’ sound Seagull desire to invoke. The question therefore, is why Bolton – the lover, diplomat and weatherman of the album – can’t recognise what every music fan immediately will: that “Dust Storm” is his truest form, and that it should show more often than just once.
“Dust Storm” is exempt from the album, as absolutely instantly afterward Bolton loses all sparkling motive. Gone are those whispery, windy hums, replaced in “Not There Yet” by woe after woe and an extreme failure to reach the pitch that panders them. “Not There Yet” is a warning of how the album will continue: a near constant exchange of dashing backdrop and lazy wails.
If these rough, disjointed parts of Bolton’s voice could be cut out completely, things would change. The urgency of “Half Sleep”, “Trucks are Sheep”, “Dictator” et al could be realised and rediscovered. “Baby” and “Joy” would be sing alongs instead of, well, drunken sing alongs. Instead of simply hushing his Australian accent, however, Bolton decides to glaze sound over it. His guitar playing may be enough as it is - what with a singer-songwriters’ trademark delicacy - but what saves Bolton’s debut of croak after croak is the noise. His voice keeps a stubborn temperament throughout, but it sinks below clashes of instrumentation. There is ambience (the overlong “Not There Yet”). There are loud ‘n’ proud bellows of guitar and drum (“Baby”). And then there’s the counters to these – the fuzz and grit – with the sounds of seaside sunshine; Bolton splashes his songs with accordion playing so resonant of Neutral Milk Hotel it could bring Jeff Mangum out of hiding. Goodbye Weather instigates that indie rule of thumb that counters strums with spontaneity.
When the appeal of the album wants to return and when it indeed does, it becomes harder to brush off Bolton’s debut for what it can’t do cohesively. The acoustic interplay of “Crow”, for instance, emotionally opposes “Dust Storm”, the song it sounds most in vein to. These are two ends of the album’s spectrum with whatever the group wants cramped between. So if Bolton – and his awkward, atonal voice box – has learnt anything, it is to compliment variety with a beginning and an end. If that’s good enough for you, Goodbye Weather is just an album that can’t decide whether to get louder and louder or sadder and sadder. Instead it does both.

Tracklist
1. Dust Storm
2. Not There Yet
3. Trucks Are Sheep
4. Half Sleep
5. Joy
6. Baby
7. Dictator
8. Ash Wednesday
9. When
10. Spear
11. Crow

www.myspace.com/eagleseagull

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Kathy Reichs – La Serie Di Temperance Brennan

Immagine Postata

Le avventure di Temperance Brennan nel 2005 hanno ispirato la serie televisiva Bones (letteralmente: “Ossa”), dove l’antropologa è interpretata dall’attrice Emily Deschanel (anche se la Temperance Brennan televisiva si discosta molto dal personaggio letterario). La Reichs è tra le produttrici della serie e svolge anche l’importante ruolo di consulente. È anche apparsa in un piccolo cameo nell’episodio Il doppio volto della fede della seconda stagione, nei panni della Professoressa Constance Wright, un’antropologa forense della commissione di laurea di Zack Addy.

Kathy Reichs – Corpi freddi

Titolo Originale: Deja Dead
A Montreal è esplosa l’estate e Temperance Brennan, antropologa specializzata in medicina legale, quarant’anni, separata, con una figlia adolescente al college, si prepara ad un weekend di completo relax.Ma nel terreno che appartiene ad una chiesa viene scoperto un cadavere. Tempe, chiamata ad esaminarlo, si rende subito conto che si tratta di omicidio della peggior specie: il corpo è smembrato e decapitato e vi sono segni di violenza sessuale.
Qualcosa sulla scena del delitto le è familiare: Tempe sa che l’assassino ha già ucciso e sa anche che, ormai, non è più capace di fermarsi… “Ritmo incalzante, personaggi veri e situazioni da brivido in un romanzo che rivela una nuova eroina del thriller criminale”

Kathy Reichs – Cadaveri innocenti

Titolo Originale: Death du jour
Aggredita dal freddo pungente invernale a Montreal, la dottoressa americana
Temperance Brennan, antropologa forense nella provincia del Quebec, scava alla ricerca di un cadavere nel luogo in cui suor Elisabeth Nicolet, morta da più di un secolo e ora candidata alla santità, dovrebbe giacere nella sua tomba.
Una strana, piccola bara, sepolta nei recessi di una chiesa decadente, contiene il primo indizio sul destino della suora. Il mistero che circonda la vita e la morte di suor Elisabeth Nicolet potrebbe avere un legame con la scoperta di uno chalet incendiato, dove corpi bruciati e contorti attendono la capacità professionale di Tempe. Chi erano queste persone? Che cosa le ha condotte a questo terribile destino? E dove sono i
bambini? Il detective della sezione omicidi Andrew Ryan, con cui Tempe ha una storia scottante, si unisce a lei nell’indagine sull’incendio di natura dolosa.
Dal luogo dell’incendio vengono trascinati nel mondo di un enigmatico e controverso sociologo, di un misterioso gruppo e di una colonia di primati su un’isola della Carolina.
Tempe é sopraffatta dal caso, confusa dalla sua crescente attrazione per Ryan e tormentata dalle preoccupazioni per la ricerca di un risveglio spirituale di sua sorella Harry.

Kathy Reichs – Resti umani

Titolo Originale: Deadly decisions
Emily Anne Toussaint, una bambina di nove anni, viene uccisa con un’arma da
fuoco in una strada di Montreal.
Un’adolescente del North Carolina scompare dalla sua casa e alcune parti di quello che potrebbe essere il suo scheletro vengono trovate a centinaia di miglia di distanza.
Alla dottoressa Temperance Brennan, antropologo forense sia a Montreal che nel North
Carolina, queste morti suscitano profonde emozioni che la spingono in un viaggio straziante nel mondo delle gang di motociclisti fuorilegge.
In quanto scienziato, Tempe dovrebbe rimanere imparziale.
In quanto individuo premuroso, desidera togliere gli assassini dalla strada.
Emily Anne é stata uccisa in un fuoco incrociato di motociclisti.
La vittima della North Carolina, Savannah Osprey, é stata vista l’ultima volta mentre faceva l’autostop, accettando poi un passaggio da un motociclista di passaggio.
Il nipote di Tempe, Kit, é intrigato dalle moto. Capirà la differenza tra i motociclisti onesti e le gang, o é troppo affascinato per comprendere che i motociclisti fuorilegge sono un grosso problema?
Con il suo capo Pierre LaManche nell’ospedale e il suo amico Andrew Ryan preoccupantemente non disponibile, Tempe comincia una pericolosa indagine in una cultura in cui il male spesso é nascosto da una maschera.
Dall’analisi delle macchie di sangue e le ricerche con il GPR alle analisi dei campioni di ossa, “Resti Umani” combina con successo l’autenticità di una professionista forense
di livello mondiale con il potere narrativo di una nuova e brillante stella dei romanzi polizieschi. “Questo thriller dalle molteplici sfumature é destinato a catapultare l’autrice, eccezionalmente dotata, a cime ancora più elevate.”

Kathy Reichs – Viaggio fatale

Titolo Originale: Fatal Voyage
Un disastro aereo che coinvolge un jet di linea ha portato Temperance Brennan
alle montagne del North Carolina come membro dell’agenzia investigativa DMORT.Perché è esploso sopra Bryson City il volo 228 della TransSouth con a bordo
88 persone? Perché nelle operazioni di soccorso Tempe rinviene tra i corpi delle vittime un piede umano che non appartiene a nessuno di loro? Perché in quella zona negli ultimi decenni sono scomparse diverse persone anziane senza lasciare alcuna traccia? Perché nei sotterranei di un villino abbandonato vengono rinvenuti numerosi cadaveri con una strana incisione sul femore sinistro? Perché le autorità locali ostacolano le indagini di Tempe? Mentre abbondano le ipotesi su un attentato, Tempe scopre una prova discordante che solleva pericolose domande – e la allontana dal gruppo del DMORT. Inesorabile nella ricerca del suo significato, scopre una storia scioccante e sfaccettata di inganno e depravazione via via che prosegue la sua indagine in un territorio spaventoso – in cui qualcuno vuole fermarla sulla sua pista.

Kathy Reichs – Il villaggio degli innocenti

Titolo Originale: Grave Secrets
Un villaggio del Guatemala nel quale si devono recuperare cadaveri di donne e bambini massacrati vent’anni prima dall’esercito agli ordini di una dittatura militare; nella capitale guatemalteca quattro ragazze, di cui una incinta, scompaiono misteriosamente, e due sono ritrovate morte e… Per Tempe Brennan ha così inizio un viaggio della vertigine nell’inferno della pulizia etnica sotto la quale si cela un orrore, se possibile, ancora più grande: quello del commercio di cellule staminali. Un caso che Tempe risolverà, ma che le rivelerà gli abissi nei quali può cadere l’uomo per avidità, mancanza di princìpi morali, abiezione.

Kathy Reichs – Ceneri

Titolo Originale: Bare Bones
Mentre a Charlotte e in North Carolina scorre lentamente l’estate più torrida del secolo e l’antropologa forense Tempe Brennan conta le ore che la separano da una vacanza attesa da anni, in una vecchia stufa a legna viene ritrovato lo scheletro di un neonato. Subito dopo, altre ossa attirano l’attenzione della dottoressa Brennan: quelle carbonizzate (e ricoperte da una strana sostanza nera) dei due passeggeri di un
aeroplano schiantatosi al suolo e quelle, in parte umane e in parte animali, scoperte in un nascondiglio in un remoto angolo della contea. Tempe Brennan non può far altro che rinunciare alla vacanza e gettarsi in una nuova, sconvolgente indagine.

Kathy Reichs – Morte di lunedì

Titolo Originale: Monday Mournings
Durante un gelido dicembre canadese, Tempe Brennan è a Montreal per una perizia durante un processo, quando nella cantina di una pizzeria vengono scoperti tre scheletri umani, sepolti sotto il pavimento.
L’investigatore della polizia canadese, Luc Claudel, pensa che si tratti di antiche tombe, ma grazie alla tecnologia più sofisticata Tempe riesce a stabilire che le tre persone sono state assassinate recentemente.
A chi appartengono quelle ossa? E cosa è accaduto davvero? Mentre l’indagine procede a ritmi serrati, e Tempe si accorge che il fidanzato di sempre, il detective Andrew Ryan, si comporta in maniera inspiegabile, appare sempre più chiaro che questi recenti delitti riportano alla luce una vicenda passata ancora più orribile.

Kathy Reichs – Ossario

Titolo Originale: Cross Bones
Mentre l’antropologa forense Tempe Brennan cerca di dare una risposta alle ferite e alle fratture riscontrate sul corpo di un presunto suicida ritrovato in uno sgabuzzino, uno sconosciuto le consegna la fotografia di un antico scheletro. Quella foto, a detta dell’uomo, racchiuderebbe la soluzione del caso e incastrerebbe il colpevole. Una serie di indizi e supposizioni portano Tempe e il detective Andrew Ryan, suo fidanzato, in Israele, per indagare sul contrabbando di reperti archeologici. Il mistero si fa sempre più fitto quando Tempe scopre l’esistenza di un ossario a Masnada, di un sudario, e di una tomba che potrebbe contenere i resti dei familiari di Gesù. Cosa lega l’ossario all’antico scheletro della fotografia? Tempe sta per scoprirlo, ma il prezzo della verità potrebbe essere la sua stessa vita…

Kathy Reichs – Carne e ossa

Titolo Originale: Break no Bones
Sesso. Aspetto. Età. Antenati. Storia clinica.
Spesso perfino la morte. E’ tutto scritto nelle ossa e Tempe Brennan, antropologa forense, di certo sa come leggerle. Ma quando gli scavi nell’antico cimitero indiano di Dewee, in South Carolina, riportano inaspettatamente alla luce uno scheletro recente, l’esame al microscopio mostra una serie di indecifrabili, sottilissime scalfitture lungo la colonna. Il mistero si complica quando un nuovo corpo -ritrovato appeso a un albero, senza testa e cotto dal sole- rivela identici segni in corrispondenza delle medesime vertebre. Mentre un terzo cadavere, una donna, affiora dalle acque di una palude, Tempe incomincia a mettere insieme le tessere di un puzzle intricato e perverso. Man mano che si avvicina alla soluzione, la posta in gioco sale e il rischio per la sua vita si fa più reale. Ma per Tempe la verità è un vizio, più duro delle ossa, più forte della morte.

Kathy Reichs – Skeleton

Titolo Originale: Bones to ashes
Quando lo scheletro di una ragazzina, scomparsa molti anni prima, riaffiora all’improvviso, le certezze di Tempe vacillano sotto l’urto delle emozioni. È mai possibile che quelle piccole ossa appartengano a Evangeline Landry, l’amica del cuore sparita nel
nulla quando entrambe erano ancora bambine? Le coincidenze, e l’istinto, costringono Tempe a un viaggio inquietante nel territorio minato della memoria, dove la linea d’ombra che separa le bugie degli adulti e le paure dei bambini si assottiglia fino a
scomparire. “Dopo il clamoroso successo di -Carne e ossa- Kathy Reichs torna con un romanzo più teso e appassionante che mai, a conferma dello straordinario talento che l’ha consacrata nuova regina del thriller.”

Kathy Reichs – Le ossa del diavolo

Titolo Originale: Devil Bones
Si dice che il Diavolo sia nei dettagli. E nessuno è più sensibile ai dettagli di Tempe Brennan, che per mestiere studia le ossa dei morti a caccia di particolari rivelatori: dell’età, del sesso, della fisionomia di na vittima, dell’epoca e delle cause della morte. Quando tracce di un macabro rito pagano affiorano nello scantinato di una casa in corso di ristrutturazione a Charlotte, North Carolina, Tempe è chiamata a dare il suo contributo alle indagini.
C’è il teschio di una ragazzina di colore. tra i resti che deve interpretare per provare a capire cosa sia accaduto in quel luogo impregnato di mistero e di orrore. Ma prima ch eil lavoro di Tempe possa dirsi concluso, il fiume Wylie restituisce il corpo decapitato
di un ragazzo sul cu i petto sono stati incisi simboli satanici. E mentre dagli schermi della TV di tutto lo stato un commissario con ambizioni politiche tuona contro gli adepti del mle, un santero dal passato pieno di ombre viene trovato morto. Storie di prostituzione, gelosia, fanatismo e superstizioni ancestrali si confondono in uno scnario terribilmente intricato. Solo ascoltando la verità delle ossa, Tempe può sperare di arrivare alla soluzione. A Patto di riuscire a sfuggire alla furia di un
assassino oscuro e spietato come il diavolo stesso. Dopo il successo mondiale di “Skeleton”, Kathy Reichs torna con una trama densa e avvincente, una vera e prova d’autore per l’incontrastata regina del thriller.

Kathy Reichs – Duecentosei ossa

Titolo Originale: 206 Bones
Tempe Brennan sente il cuore pulsare al ritmo della paura. E’ prigioniera e non sa perchè: qualcuno l’ha rinchiusa in un sotterraneo, insieme a mucchi di resti umani.
Proprio lei, che di mestiere legge nelle ossa dei morti la storia delle persone. Confusa ed incredula, con le mani e i piedi legati, Tempe non riesce ad immaginare cosa possa esserle accaduto. Finchè, lentamente, comincia a ricordare…
Una telefonata anonima che l’accusa di aver insabbiato la verità sull’omicidio di un’ereditiera – un’inchiesta chiusa da tempo, che qualcuno ha voluto portare alla ribalta. Poi un nuovo caso, tre cadaveri ritrovati nei boschi intorno a Montreal, tutte donne anziane, tutte massacrate con inaudita ferocia, e i grossolani errori che la Dottoressa Brennan avrebbe commesso nell’analisi dei loro corpi. Errori inspiegabili per una professionista come lei, cui ogni volta ha rimediato una nuova, ambiziosa collega, l’anatomopatologa Marie-Andrèa Briel. Così, sola nella sua prigione, Tempe ricompone il puzzle: questa volta è lei il bersaglio, e solo lei può trovare il modo di liberarsi e capire chi l’ha voluta fuori dai giochi e perchè. Con “Duecentosei Ossa”, Kathy Reichs ci regala il ritratto più intenso ed emozionante della sua coraggiosa eroina, l’antropologa forense Temperance Brennan, e costruisce un thriller trascinante, che non concede tregua fino alla sconvolgente rivelazione finale.

Kathy Reichs – Le ossa del ragno

Titolo Originale: Spider Bones
Anno: 2010 A Montreal è esplosa l’estate e Temperance Brennan, antropologa specializzata in medicina legale, quarant’anni, separata, con una figlia adolescente al college, si prepara ad un weekend di completo relax. Ma nel terreno che appartiene ad una chiesa viene scoperto un cadavere. Tempe, chiamata ad esaminarlo, si rende subito conto che si tratta di omicidio della peggior specie: il corpo è smembrato e decapitato e vi sono segni di violenza sessuale.
Qualcosa sulla scena del delitto le è familiare: Tempe sa che l’assassino ha già ucciso e sa anche che, ormai, non è più capace di fermarsi… “Ritmo incalzante, personaggi veri e situazioni da brivido in un romanzo che rivela una nuova eroina del thriller criminale”

Kathy Reichs – La cacciatrice di ossa
Titolo Originale: Flash and Bones

Gambe flesse, cosce strette al petto, capo chino. Un braccio piegato all'indietro, l'altro teso verso l'alto con le dita irrigidite alla ricerca di un'impossibile via di fuga. Il cadavere ritrovato nella discarica di Morehead Road dentro un fusto riempito di cemento non ha ancora un nome. Ma ha già un codice: MCME 227-11. Il codice del nuovo caso affidato a Temperance Brennan, l'antropologa forense più brillante degli Stati Uniti. Tempe inizia subito a indagare, nonostante l'FBI sembri decisa a metterle i bastoni fra le ruote. A suggerire quella che potrebbe essere la pista giusta è un meccanico di scuderia per i bolidi delle gare NASCAR, Wayne Gamble. Wayne lavora all'autodromo non lontano da Morehead Road ed è convinto che quel macabro ritrovamento abbia qualcosa a che fare con la scomparsa di sua sorella, dodici anni prima, insieme all'aspirante pilota Cale Lovette. La loro era parsa solo una fuga d'amore, eppure, stranamente, anche in quell'occasione era intervenuta l'FBI. Perché adesso, a tanti anni di distanza, il Federai Bureau non vuole che Temperance si interessi a questo vecchio caso rimasto irrisolto? Cocciuta, acuta e ironica come sempre, Tempe torna a cimentarsi con la morte e con le storie sempre diverse che il corpo di ogni vittima racconta. Ma questa volta la verità ha i toni ingannevoli e ambigui del grigio: grigio come il cielo sopra il Charlotte Motor Speedway e come l'asfalto della sua pista ad alta velocità.

Andrea Vitali – Tutte Le Opere

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Andrea Vitali – La leggenda del morto contento (2011)

«Tra tutti coloro che gli affidavano la cura delle loro barche, se c'era uno che il Baldi non avrebbe mai e poi mai voluto vedere lì ai suoi piedi, lungo tirato sul porfido della piazza dopo esser morto per annegamento, quello era proprio il giovane Gorgia.
La ragione era presto detta. In paese, e non solo, poco si muoveva se il Gorgia padre non voleva.
I Gorgia, gente che se ne andava in giro con la sacca dei diritti davanti e quella dei doveri a penzoloni, dietro, sulla schiena.
La vedeva brutta, in quel momento, e avrebbe cambiato volentieri il suo posto con chiunque, perfino col sacrista che aveva la faccia scavata dal vaiolo.»
È il 25 luglio 1843, una mattina d'estate senza una nube e una luce che ammazza tutti i colori. Due giovani in cerca d'avventura salpano su una barchetta con tre vele latine. Dal molo di Bellano, li segue lo sguardo preoccupato del sarto Lepido: non è giornata, sta per alzarsi il vento. L'imbarcazione è presto al largo, in un attimo lo scafo si rovescia.
Un'imprudenza. Una disgrazia.
Ma la tragedia crea un problema.
A riva viene riportato il corpo dell'irrequieto Francesco, figlio di Giangenesio Gorgia, ricco e potente mercante del paese. Il disperso è Emilio Spanzen, figlio di un ingegnere che sta progettando la ferrovia che congiungerà Milano alla Valtellina. Due famiglie importanti. Bisogna a tutti i costi trovare un colpevole.
Per la prima volta, Andrea Vitali risale il corso del tempo, verso l'Ottocento, per raccontare un altro squarcio della sua Bellano.
Ritroviamo così l'eco della dominazione austriaca, con i notabili e i poveracci, gli scapestrati e le bisbetiche, le autorità e gli ubriaconi…
Tra lacrime e sorrisi, La leggenda del morto contento racconta una storia di padri e di figli, di colpevoli e di innocenti, di giustizia e di malagiustizia: ottocentesca, ma solo in apparenza.

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Andrea Vitali – Il meccanico Landru (2010)

In un freddo pomeriggio d'inizio gennaio 1930, alla stazione di Bellano scendono sei uomini malvestiti e con la barba lunga. È la squadra di meccanici che dovrà montare i nuovi telai elettrici nel cotonificio: come spesso accade nei momenti di crisi economica, servono macchine moderne per produrre di più con meno operai. Ma non è questo l'unico turbamento che gli intrusi portano nella piccola e quieta cittadina. Perché si trovano subito al centro di una memorabile rissa, che turba il ballo organizzato per festeggiare le nozze del principe Umberto con Maria José. Nel gruppetto c'è un meccanico dall'aria fascinosa e dal nome bizzarro: Landru. Saranno in molti, e per diversi motivi, a sperare che il misterioso ospite possa aiutarli a realizzare i loro desideri.
Con Il meccanico Landru, Andrea Vitali conferma le sue straordinarie qualità di narratore: a cominciare dalla capacità di reinventare una storia (una prima versione del romanzo era stata pubblicata nel 1992), riequilibrando divagazioni e aneddoti, arricchendola di vicende e personaggi, ma soprattutto della sua esperienza umana e artistica.
Attraverso una vicenda di apparente semplicità, Il meccanico Landru racconta come l'irruzione di un elemento estraneo possa alterare i fragili equilibri di una comunità. E lo mostra con grazia e leggerezza, attraverso una piccola folla di personaggi destinati a imprimersi nella memoria dei lettori. In sottofondo c'è la lotta tra due giovani politici in carriera, l'irruente Aurelio Pasta e l'astuto Eumeo Pennati. Intorno a loro, l'intrigante prevosto don Ascani e il dottor Lieti, che cura gratuitamente gli operai, il direttore dello stabilimento ingegner Galimbelli e il capostazione Amedeo Musante, puntuale confidente del maresciallo Rodinò. Poi ci sono loro, le tre giovani protagoniste: la rossa e focosa Mirandola, la timida ma determinata Emilia e Maddalena, alla ricerca di un possibile riscatto.

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Andrea Vitali – La mamma del sole (2010)

Aveva sei anni ed era estate.
Agosto, un sole che ammazzava i cani.
Da un quarto d'ora picchiava i piedi per terra, frignava, voleva uscire, andare a giocare per le strade di Siliqua. Tra l'altro stava disturbando anche gli altri che, dopo il pranzo, erano saliti nelle stanze di sopra per schiacciare un sonnellino.
Allora zia Ninna aveva smesso di lavare i piatti, gli si era avvicinata, s'era ingobbita, gli aveva parlato all'orecchio.
«C'è la mamma del sole fuori.»
Non aveva osato chiedere come fosse fatta la mamma del sole, cosa facesse di così cattivo. Gli era passata, però, la voglia di uscire.
La motonave Nibbio, vecchia gloria della Navigazione Lariana, sta effettuando il suo ultimo viaggio. A Bellano sbarca un'anziana donna: sta cercando il vecchio parroco, don Carlo Gheratti. Attraversa a fatica il paese arso dalla canicola estiva, prima di scomparire nel nulla. Quando arriva la notizia che manca una delle ospiti del Pio Ospizio San Generoso di Gravedona, sulle due rive del lago i carabinieri iniziano a indagare.
Un secondo enigma segna l'estate del 1933. Dietro pressante richiesta del Partito e della Prefettura, i carabinieri devono raccogliere informazioni su una «celebre» concittadina, Velia Berilli, madre di quattordici figli, tra legittimi e illegittimi. Perché mai Velia Berilli è diventata così importante?
Due misteri, insomma, cui si aggiunge un altro problema: in caserma si è rotto il vetro del bagno, e aggiustarlo non sarà semplice...
Ancora una volta, le pagine di Vitali si animano di una piccola folla di protagonisti e comprimari: dall'equipaggio della Nibbio alle autorità locali, e poi don Gheratti, il sacrestano Bigé e la perpetua Scudiscia. Non possono mancare i carabinieri della locale stazione, vere star dei suoi romanzi: il maresciallo maggiore Ernesto Maccadò, l'appuntato Misfatti, il brigadiere Mannu e il carabiniere Milagra, che segue giorno dopo giorno, con indomita passione, i gloriosi trasvolatori della Seconda Crociera Atlantica.
Con La mamma del sole, Andrea Vitali ha inventato un'altra storia in grado di divertire – con una serie di scene irresistibili – e al tempo stesso di commuovere. Crea personaggi letterari in carne e ossa e narra le loro avventure con uno stile insieme realistico e fantasioso, che rivela in superficie e scava in profondità. Così, raccontando piccole storie di paese, Vitali racconta la Storia dell'Italia più vera: quella che già avverte le trasformazioni della modernità e tuttavia continua a mantenere le sue radici nei riti e nei ritmi del passato.

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Andrea Vitali – Pianoforte vendesi (2009)

La notte magica dell’Epifania,
la festa del paese,
e lui, il Pianista, che vuole
sfruttare il suo talento…
È la notte dell’Epifania, sera di festa a Bellano. Dal treno scende «il Pianista» – così chiamato per via delle sue mani lunghe e affusolate –, ladro di professione. Piove, fa freddo. Perlustrando le contrade nell’attesa della folla che assisterà alla processione dei Re Magi, il Pianista incappa in un cartello affisso su un vecchio portone: «Pianoforte vendesi». Incuriosito, dopo aver saputo che l’appartamento è disabitato e visto che il tempo non migliora, rovinando così la festa e soprattutto trattenendo nelle loro case le sue possibili prede, decide di entrare...
Pianoforte vendesi è la storia di un ladro che deve scegliere tra le buone e le cattive azioni: il bianco e il nero, come i tasti del pianoforte. I gesti che si troverà a compiere rivelano un grande desiderio di riscattare la sua umanità. Sullo sfondo c’è un’intera collettività, un paese sospeso – per una notte – fra legalità e illegalità, fra lecito e illecito, fra comandamento etico e abitudine.
In questo romanzo breve e di straordinaria intensità, Andrea Vitali ci fa scoprire una Bellano inedita, notturna, forse un po’ magica. Tra le strade e nelle case si avverte ancora l’eco, e forse il respiro, di tutti coloro che lì hanno vissuto, gioito, sofferto, sognato, amato. Così, attraverso le atmosfere soffuse e le penombre di Pianoforte vendesi, Andrea Vitali rende omaggio alla sua città. Senza però dimenticare mai i guizzi folgoranti del suo umorismo. (No link)

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Andrea Vitali – Dopo lunga e penosa malattia (2008)

Sono le tre di notte del 4 novembre. Il dottor Carlo Lonati viene chiamato per un’urgenza, il pazientre lo conosce bene. Attraversa sotto una pioggia micronizzata i cinquecento metri che lo separato dalla casa del notaio Luciano Galimberti, suo antico compagno di bagordi. Può solo constatarne la morte per infarto. Ma c’è qualcosa che non lo convince, e nelle ore successive arrivano altri indizi e i sospetti crescono.
Il dottore non può fare a meno di indagare: vuole sapere se il suo vecchio amico è davvero morto per cause naturali. Per farlo, dovra conquistare la fiducia della moglie e della figlia di Lonati. E scoprire che la verità di trova forse sull’altra sponda del Lago di Como…
Dopo lunga e penosa malattia è l’unico giallo scritto da Andrea Vitali. E forse non è un caso che abbia come protagonista un medico sensibile e acuto. L’indagine è concentrata in una settimana, tra le esitazioni dell’improvvisato detective e il moltiplicarsi di tracce e confidenze, fino al colpo di scena finale.
Ancora una volta, Andrea Vitali cattura con la precisione dei dettagli, quelle pennellate precise che restituiscono la realtà e le sue mille sfumature. Conquista con l’incalzante ritmo narrativo e il sapiente montaggio di luoghi, tempi e personaggi. Diverte con situazioni e dialoghi che ci regalano l’immediatezza e l’assurdità della vita. E alla fine ci fa innamorare di quel suo mondo così ricco, vivo e inconfondibile.

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Andrea Vitali – Almeno il cappello (2009)

Ad accogliere i viaggiatori che d’estate sbarcano sul molo di Bellano dal traghetto Savoia, c’è solo la scalcagnata fanfara guidata dal maestro Zaccaria Vergottini, prima cornetta e direttore. Un organico di otto elementi che fa sfigurare l’intero paese, anche se nel gruppetto svetta il virtuoso del bombardino, Lindo Nasazzi, fresco vedovo alle prese con la giovane e robusta seconda moglie Noemi.
Per dare alla città un Corpo Musicale degno di questo nome ci vuole un uomo di polso, un visionario che sappia però districarsi nelle trame e nelle inerzie della politica e della burocrazia, che riesca a metter d’accordo il podestà Parpaiola, il segretario comunale Fainetti, il segretario della locale sezione del partito Bongioanni, il parroco e tutti i notabili della zona.
Un insieme di imprevedibili circostanze – assai fortunato per alcuni, e invece piuttosto sfortunato per altri – può forse portare verso Bellano il ragionier Onorato Geminazzi, che vive sull’altra sponda del lago, a Menaggio, con la consorte Estenuata e la numerosa prole.
Almeno il cappello racconta la gloriosa avventura del Corpo Musicale Bellanese, le mille difficoltà dell’impresa e la determinazione di chi volle farsene artefice. A ritmo di valzer e mazurca, con il contorno di marcette e inni, Andrea Vitali s’inventa un’altra storia tutta italiana, fatta di furbizie e sogni, ripicche e generosità, pettegolezzi e amori. E la
Scrive con la passione per l’intrigo, il brio e il buonumore, la verità e la semplicità che servono per farci capire la ricchezza e gli imprevisti che punteggiano tutte le nostre vite.

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Andrea Vitali – La modista (2008)

Nella notte hanno tentato un furto in comune, ma la guardia Firmato Bicicli non ha visto nulla. Invece, quando al gruppetto dei curiosi accorsi davanti al municipio s’avvicina Anna Montani, il maresciallo Accadi la vede, eccome: un vestito di cotonina leggera e lì sotto pienezze e avvallamenti da far venire l’acquolina in bocca.
Da quel giorno Bicicli avrà un solo pensiero: acciuffare i ladri che l’hanno messo in ridicolo e che continuano a colpire indisturbati. Anche il maresciallo Accadi, da poco comandante della locale stazione dei carabinieri, da quel momento ha un’idea fissa. Ma intorno alla bella modista e al suo segreto ronzano altri mosconi: per primo Romeo Gargassa, che ha fatto i soldi con il mercato nero durante la guerra e ora continua i suoi loschi traffici; e anche il giovane Eugenio Pochezza, erede della benestante signora Eutrice nonché corrispondente locale della «Provincia». Il nuovo romanzo di Andrea Vitali è centrato su una protagonista femminile vitale, ambiziosa e sensuale, un po’ furba e un po’ ingenua. Intorno al suo frequentatissimo atelier, tra cognac doppi e partite a scala quaranta, si muove e si agita tutto il paese: dal sindaco Balbiani con il segretario comunale Bianchi, giù giù fino al trio di giovinastri composto dal Fès, dal Ciliegia e dal Picchio, passando per l’appuntato Marinara, che deve rimediare alle distrazioni del superiore, e poi le misteriose titolari della farmacia Gerbera e Austera Petracchi, la cuoca di casa Pochezza e sua figlia Ersilia, lo spazzino Oreste e il messo Milico…
Nei suoi romanzi – divertenti, intelligenti, godibilissimi – Andrea Vitali ha reinventato magistralmente la commedia all’italiana: riesce così a restituire l’immagine più vera e profonda del nostro paese, in un’incessante girandola di caratteri e di sorprese.

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Andrea Vitali – Il segreto di Ortelia (2007)

Qual è il vergognoso segreto che Cirene Selva confida alla figlia Ortelia? In verità c'è più di un segreto dietro la vicenda di Amleto Selva, giovane garzone senza arte né parte ma molto ambizioso arrivato in paese nel 1919 al seguito di un sensale di bestiame. Tanto per cominciare c'è il vero motivo del suo matrimonio con Cirene, timida e bruttina ma destinata a ereditare la macellleria del padre. Poi c'è la sua lunga guerra con la bottega rivale, quella del Bereni: una guerra commerciale che dura da decenni, fatta di colpi bassi dai risvolti esilaranti. Soprattutto, c'è la passione del Selva per un'altra carne, un'esuberante vitalità sessuale che nel quieto tran tran paesano genera turbolenze e scandali subito soffocati ma destinati a gettare lunghe ombre sul futuro. Sgangherato eroe di una "Dinasty" di provincia, Amleto è il fulcro di una parabola carnale e spassosa ma con un sottile filo d'amarezza, dove le donne - Ortelia e Cirene, ma non solo loro - sono le vere protagoniste.

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Andrea Vitali – Olive comprese (2006)

"Olive comprese" è un'autentica giostra di personaggi e vicende irresistibili. Ci sono molti personaggi indimenticabili. C'è per esempio il Crociati, un esperto cacciatore che non ne becca più uno. C'è Luigina Piovati, meglio nota come l'Uselànda (ovvero l'ornitologa...). C'è Eufrasia Sofistrà, in grado di leggere il destino suo e quello degli altri. C'è persino una vecchina svanita come una nuvoletta, che suona al pianoforte l'Internazionale mentre il Duce conquista il suo Impero africano... Ci sono soprattutto, ad animare la quiete di quegli anni sulle rive del lago, quattro gagà, che come i "Vitelloni" felliniani mettono a soqquadro il paese. E c'è la sorella di uno di loro, la piccola, pallida, tenera Filzina, segretaria perfetta che nel tempo libero si dedica alle opere di carità e che, come molte eroine di Vitali, finirà per stupirci. Ci sono naturalmente anche molti di quei caratteri che hanno fatto amare i precedenti romanzi a decine di migliaia di lettori: incontriamo il prevosto, il maresciallo maggiore Ernesto Maccadò, il podestà e la sua consorte, Dilenia Settembrelli, la filanda con i suoi dirigenti e operai. Hanno un ruolo importantissimo anche i gatti e i piccioni di Bellano, e si sentono la breva e la neve gelata che scendono dai monti della Valsassina e naturalmente si respira l'aria del lago.

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Andrea Vitali – La figlia del podestà (2005)

Bellano è in gran subbuglio. Agostino Meccia, podestà della cittadina affacciata sul lago, ha deciso di perseguire un progetto ambizioso: una linea di idrovolanti che collegherà Como, Bellano e Lugano, darà lustro alla sua amministrazione e attirerà frotte di turisti, facendo schiattare d'invidia i colleghi dei comuni limitrofi. Tutto sembra filare liscio. Andrea Vitali, nato nel 1956 a Bellano dove esercita la professione di medico di base, racconta un altro episodio della vita della sua città, una storia di comicità contagiosa ambientata nella fascistissima Italietta d'inizio anni Trenta.

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Andrea Vitali – La signorina Tecla Manzi (2004)

Siamo negli anni Trenta, all'epoca del fascismo più placido e trionfante. Nella stazione dei Carabinieri di Bellano, sotto gli occhi del carabiniere Locatelli (bergamasco), rivaleggiano il brigadiere Mannu (sardo) e l'appuntato Misfatti (siciliano). Un'anziana signora vuole a tutti i costi parlare con il maresciallo Maccadò. La donna - anzi, la signorina Tecla Manzi - è venuta a denunciare un furto improbabile: il quadretto con il Sacro Cuore di Gesù che teneva appeso sopra la testata del letto. Inizia così una strana indagine alla ricerca di un oggetto senza valore, che porta alla luce una trama di fratelli scomparsi e ricomparsi, bancari e usurai, gerarchi fascisti e belle donne, preti e contrabbandieri.

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Andrea Vitali – Una finestra vistalago (2003)

Di Arrigoni Giuseppe ce ne sono tanti a Bellano, un paese del lago di Como. Impossibile conoscerli tutti. Anche nella vita di Eraldo Bonomi, operaio tessile del locale cotonificio, ce ne sono troppi. E sarà proprio un Arrigoni Giuseppe a segnare il suo destino, dove brillano l’amore per la bella Elena e la militanza politica nel PSIUP.
Il colpo di fulmine per Elena fa del Bonomi un uomo pericoloso, che sfiora segreti, scopre altarini, esuma scheletri sapientemente nascosti negli armadi di una provincia che sembra monotona, in quei paesi dove l'omonimia può essere fonte di equivoci ma anche, a volte, il viatico verso la libertà.
Mirabilmente costruito, Una finestra vistalago è un appassionante romanzo corale e polifonico. L’avidità sessuale e la religione del denaro accendono passioni e lotte, moltiplicando chiacchiere, pettegolezzi e bugie.
Seguendo l’evoluzione di questo paese-microcosmo popolato di gente comune, Andrea Vitali ci fa assaporare la storia del nostro paese dagli anni Cinquanta ai turbolenti Settanta. Sulla scia di Piero Chiara e Mario Soldati, si conferma narratore seducente, maestro dell’antica arte del racconto italiano: trame ricche di azione ma dagli indugi sapienti, intrighi dove spesso la burla sfiora la tragedia, vicende che, attraverso la superficie, raccontano la profondità.

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Andrea Vitali – Il procuratore (seconda edizione) (2006)

Il procuratore è il romanzo d’esordio di Andrei Vitali ed è già l’opera di un autore maturo, che sa creare e raccontare un mondo facendocelo sentire vivo e presente, di uno scrittore che conquista l’attenzione del lettore con un fuoco d’artificio di invenzioni e una scrittura di rara efficacia.
Partendo da un episodio che gli aveva raccontato suo padre, reinventandolo e arricchendolo con maestria, Vitali ha imbastito una storia di piccoli misteri e di erotismi di provincia. Protagonista della vicenda, insieme drammatica e grottesca, è un giovanotto che svolge una “deplorevole attività”: perché Marco Perini procura a pensioncine e postriboli ragazze disponibili.
Ci sono nel Procuratore, che nel 1990 vinse il Premio Montblanc per il romanzo giovane, tutte le qualità che fanno apprezzare i romanzi di Andrea Vitali: una trama scoppiettante, un piacere del racconto che spesso ci travolge con il suo umorismo; gli intrighi degli uomini e i capricci del caso, che questa volta ruotano intorno a un’eredità contesa; personaggi disegnati con precisa efficacia: notai trafficoni, ragazze che fanno innamorare, bottegai inquieti e – immancabili – il prete e i carabinieri. Ma soprattutto sorprende la capacità con cui l’autore ricrea la vita di paese nei suoi risvolti più veri e vivi, insieme inserendola nel suo contesto storico; in questo caso, il periodo che ha fatto da sfondo ad alcuni dei suoi libri di maggior successo, l’Italia tra i due conflitti mondiali, ma anche risalendo all’indietro fino alla guerra di Libia.

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Andrea Vitali – Peste lo colse (1997)

Racconto attorno alla vita di Sigismondo Boldoni.
Testo a cura di Andrea Vitali.
Appendice e Ricerca iconografica a cura di Vittorio Mezzera.
Introduzione a cura di Riccardo Tanghetti, Sindaco di Bellano
Quattrocento anni fa, nel 1597, nasceva a Bellano Sigismondo Boldoni, insigne letterato che nella sua brevissima vita fu ospite delle corti e delle Università delle città più grandi d'Italia: da Venezia a Pesaro, da Urbino a Roma. Vittima della peste di manzoniana memoria ne morì nel 1630 a soli 33 anni.
Fu un uomo illustre, un grande bellanese il cui anniversario non poteva passare sotto silenzio. Non è un caso che il suo monumento, poco distante da quello di Tommaso Grossi, si trovi da anni sul nostro lungolago.
Proprio pochi mesi prima dell'inaugurazione di questo monumento, avvenuta l'11 settembre 1898, il prof.
Mario Cermenati, scienziato lecchese nonché politico di grande levatura, in un discorso intorno alla vita ed alle opere di Boldoni si augurava che «nel giorno in cui Bellano ne scoprirà il meritato ricordo, si leverà una voce autorevole a delineare come si conviene la splendida figura del Boldoni, mettendo in rilievo e lumeggiando opportunamente quei meriti reali e molteplici che la fanno una delle migliori del suo secolo».
Noi abbiamo fatto tesoro delle parole di Mario Cermenati ed abbiamo voluto celebrare l'anniversario della sua nascita con un libro dedicato alla figura ed all'opera di Sigismondo Boldoni.
Il racconto di Andrea Vitali, gli apparati critici ed iconografici di Vittorio Mezzera e la copertina di Velasco Vitali ci permettono finalmente di conoscere da vicino questo nostro concittadino, che tanti meriti ebbe durante la sua esistenza.
Qualche mistero legato sia ad alcuni episodi della sua vita, sia alla sua morte contribuisce, poi, a rendere ancor più interessante questo personaggio, a rendercelo quasi amico, lui che era solito gironzolare per le vie di Bellano godendone l'impareggiabile bellezza. (No link)

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Andrea Vitali – L'aria del lago (2001)

Quattro storie, estrose e impudenti, ambientate in paesi rivieraschi del Lago di Como, con situazioni boccaccesche o grottesche di veterinari e bidelli, di macellai e droghieri, incentrate su colpi di scena organizzati e gestiti da donne maliziose e astute. Intrighi ereditari, morti misteriose,piccoli segreti politici o d'alcova offrono ad Andrea Vitali gli spunti ilari ed elegiaci per costruire un affresco della vita nella provincia lombarda tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta. Quattro storie d'amore e disamore con risvolti thrilling che ribadiscono la fertilità di una linea italiana di narrativa ariosa che annovera, prima delle opere di Vitali, quelle di Tombari e Chiara.
"A mia madre Edvige e a mio padre Antonio"

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Andrea Vitali – Un amore di zitella (1996)

Iole Vergara è la zitella del paese. Lavora come dattilografa presso il Comune, abita in un condominio affacciato sul lago e la sera cena con una tazza di caffellatte. È un'esistenza fatta di abitudini, grigia e monotona, se non fosse per le chiacchiere con la collega Iride sulla prostata del segretario comunale, o per i mille pettegolezzi che s'inseguono in paese. Ma persino la timida e solitaria Iole ha un segreto, come scoprirà Iride nel ricevere il regalo di nozze della collega: si chiama Dante, e per qualche tempo al centro dei pettegolezzi ci sarà proprio il misterioso amico della dattilografa comunale.

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Andrea Vitali – L'ombra di Marinetti (1993)

La vita di Filippo Tommaso Marinetti ripercorsa attraverso alcuni episodi minori: un'invenzione che ritaglia al grande Futurista una dimensione fantastica all'interno della quale la sua figura di uomo e la sua vita di artista galleggiano come in un quadro di Chagall. Questo è il significato dei racconti che compongono "L'Ombra di Marinetti", libro scanzonatamente dedicato ad una irripetibile stagione del panorama culturale italiano.

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Andrea Vitali – A partire dai nomi (1994) (No link)

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Andrea Vitali – Il meccanico Landru (1992)

Landru Angelici, il picaresco meccanico che guida la festa mobile - satirica e comica, grottesca e drammatica - attorno alla quale è orchestrato questo secondo godibile ed estroso romanzo di Andrea Vitali, è un po' folletto e un po' diavolo, un provocatore di illusioni e d'inganni.
Il meccanico Landru è il secondo (dopo Il procuratore) pannello del trittico narrativo bellanase attraverso il quale Vitali sta realizzando un avvincente ritratto della vita italiana di provincia del primo Novecento. Al centro del mulinello di piccoli intrighi sociali e sentimentali, che movimentano questa commedia paesana nel primo trimestre del 1930, c'è la riorganizzazione della produzione di un cotonificio che mette in crisi l'economia di Bellano: e questa crisi provoca, con imprevista forza centripeta, pettegolezzi, baruffe, truffe, risse partitiche, conflitti parentali e una movimentata partita sentimentale di varie coppie che si scambiano posizione e legame come nel gioco dei quattro cantoni. I piccoli intrighi di potere delle autorità (il prete, il podestà, il maresciallo dei Carabinieri, il segretario del partito fascista, il pretore, il direttore del cotonificio, il capostazione, il medico condotto) si intrecciano con gli intrighi amorosi di Mirandola e Aurelio, di Emilia e Augusto, di Maddalena e Otello, di Idipa e Andrea, tessendo un arazzo con dettagli di storia e microstoria, con gesti esemplari di anonimi e lapidari miniritratti: ne deriva un avvincente romanzo che si inserisce nella linea di una moderna narrativa di affabulazione ironica ed elegiaca che ha tra i suoi protagonisti Tombari e Guareschi, Chiara e Zucconi, Guerra e Celati.

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Andrea Vitali – Il procuratore (1990)

Un'accattivante storia di piccoli misteri e patetici erotismi ambientata nel trentennio dell'Italia che visse i soprassalti drammatici e insieme grotteschi della guerra di Libia, della Grande Guerra, dell'avvento del Fascismo e del preludio alla Seconda Guerra Mondiale.
Il procuratore racconta le irriverenti avventure di un giovane flaneur lombardo che si fa magnaccia, vivendo poi tra pensioncine e postriboli. Un'imprevista eredità, le caute strategie di tre uomini innamorati della stessa ragazza, i pedinamenti di un maresciallo dei carabinieri, le evasioni di un albergatore, le inquietudini del proprietario di un caffè, le trame di due notai e gli allarmi di un prete, movimentano ulteriormente questa commedia all'italiana messa in scena narrativamente con un gusto per la satira di costume e gli intrighi di provincia che ricorda quello di Piero Chiara di cui Andrea Vitali (uomo di lago anche lui) sembra aver ereditato l'ironica ed insieme elegiaca malizia.
Premio Mont Blanc per il romanzo giovane.

Andrea Vitali – La morte dell’impiegato

Un racconto breve pubblicato a tiratura limitata per gli amici del Punto Einaudi di Lecco, illustrato egregiamente da Giancarlo Vitali e scritto dal maestro Andrea Vitali, che, anche questa volta, non delude. Mi permetto di pubblicarne un breve ma simbolico trafiletto:
"Infine si rese conto che era morto.
Sbuffò, si guardò in giro, indecisa sul da fare.
Non che i morti le facessero impressione, non era il primo che vedeva.
Ma lei, in un'ora, doveva riordinare e pulire l'ufficio."

Andrea Vitali – I fantasmi della piazza e altre storie

Fantasmi nelle piazze dei peasi lacustri: raccontano storie del passato, ma commentano anche fatti di attualità. Si spingono addirittura a parlare di calcio e a ricordare scrittori celebri o troppo facilmente dimenticati. Sono fantasmi cordiali, a volte un po' pettegoli, ma di buona pasta. Il bellanese Andrea Vitali li conosce bene: parla di loro nei suoi romanzi e li ha raccontati per anni in articoli apparsi su "La Provincia" e "L'Eco di Bergamo". Qui li ritroviamo tutti insieme a cantare in coro la ballata di un grande narratore.

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