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mercoledì 20 luglio 2011

Mauro Corona – Storie Del Bosco Antico (2007)

Storie del bosco antico

Non avevo mai letto nulla di Mauro Corona ma, dopo aver letteralmente divorato, insieme con mio figlio di 8 anni, quest’ultimo suo bel libro, Storie del bosco antico, credo che leggerò anche gli altri, fra i quali ricordo gli ultimi volumi pubblicati: Nel legno e nella pietra e Aspro e dolce. Storie del bosco antico è una silloge di brevi racconti sull’origine degli animali, di impronta favolistica e fantastica, ma di ispirazione molto concreta e terrestre, rivolta non soltanto ai lettori più piccoli. Scrivendo questo libro lo scrittore di Pordenone deve aver tenuto presente Storie proprio così di Rudyard Kipling (e forse un cenno a tale ascendenza nella bandella di copertina o altrove andava fatto). Numerose sono infatti le analogie fra le due raccolte, entrambe corredate da illustrazioni dell’autore, entrambe impiantate sull’idea di delineare per ciascun animale una genesi mitica e fantastica risalente alla Creazione del mondo secondo la mitologia biblica. Kipling per esempio narra in un suo racconto come, all’inizio di tutti i tempi, l’elefante avesse il naso piccolo e come si sia poi allungato in quanto tirato dal coccodrillo o, in un altro, come il cammello abbia messo la gobba per una magia. Allo stesso modo Corona scrive nel racconto “L’aquila” che apre il libro: “Un tempo molto lontano le aquile avevano il becco dritto” e illustra come si sia poi incurvato a causa delle violente beccate su una croda. Ma tutte le storie seguono una simile traccia. Detto questo, non si deve tuttavia pensare che i brevi racconti di Corona sugli animali difettino di ispirazione e di immaginazione. Tutt’altro. Lo scrittore friulano, intagliatore del legno e scalatore, ha fantasia da vendere, ma anche spirito di osservazione, oltre a un robusto senso della realtà e a una coerente visione del mondo. Le sue storie sugli animali del bosco - dal cinghiale all’asino, dal ragno al gheppio, dalla marmotta al pipistrello - rivelano una vocazione lirico-fantastica che non si piega mai all’arzigogolo o all’astrazione. Non di rado scorre in questi brevi ma conclusi testi narrativi il soffio lieve e intenso della poesia, ottenuta per sottrazione. I testi vengono per così dire lavati e smussati fino a raggiungere una forma finale quanto mai levigata ed essenziale (scarsa e precisa è l’aggettivazione, parco l’uso di figure retoriche), proprio come se Corona lavorasse una scultura di legno. L’autore si tiene lontano da qualunque facile effetto poetico o da qualunque tentazione verso il sublime, restando coi piedi ben piantati per terra e permettendosi anche uno sguardo severo e giudicante sull’uomo (l’ultimo oggetto della Creazione) nel suo rapporto con la natura come nel racconto eponimo che chiude e suggella la raccolta: “Così il Signore creò l’uomo e da allora non vi fu più pace sulla Terra né acque pulite né mari limpidi né boschi fitti né temporali normali. Forse il Signore ha voluto tutto questo affinché l’uomo diventasse migliore. Ma l’uomo non è diventato migliore né mai lo diventerà. Continuerà a fare guerre, invenzioni esagerate e a procurare danni alla Terra finché questa un po’ alla volta scomparirà”. Vorrei concludere spendendo due parole sui bellissimi disegni in bianco e nero, destinati ai lettori più piccoli, che corredano il testo e che sintetizzano, con plastica efficacia, le storie, suggerendone talvolta una chiave di lettura. Si vede bene che l’autore friulano ha dimestichezza anche con la figura oltreché con la parola e posso renderne testimonianza avendo osservato le reazioni di mio figlio che non si è dimenticato mai, al termine di ogni racconto, di soffermarsi a lungo sul disegno associato.

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