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Ricerca personalizzata

venerdì 30 dicembre 2011

Various Artists – Mojo Present: Harvest Revisited

Harvest Revisited

Un cd davvero meritevole di attenzione; si tratta dello splendido "Harvest" di Neil Young (il vertice della sua vastissima discografia, il suo "album perfetto") rivisitato da una serie di giovani musicisti come Sam Amidon, Villagers, Doug Paisley, Smoke Fairies e tanti altri.

Tracklist
01 – Doug Paisley – Out on the Weekend
02 – Kelley Stoltz – Harvest
03 – Danny And The Champions Of The World – A Man Needs a Maid
04 – Jane Weaver – Heart of Gold
05 – Phosphorescent – Are You Ready for the Country
06 – Villagers – Old Man
07 – Neville Skelly – There’s A World
08 – Smoke Fairies – Alabama
09 – Sam Amidon – The Needle And The Damage Done
10 – Chip Taylor – Words (Between The Lines Of Age)ù

Ivano De Matteo - La Bella Gente

Locandina La bella gente

Un film di Ivano De Matteo. Con Monica Guerritore, Antonio Catania, Iaia Forte, Giorgio Gobbi, Victoria Larchenko, Myriam Catania, Elio Germano. Drammatico, durata 98 min. - Italia 2009.

Alfredo e Susanna sono due cinquantenni sposati e innamorati come il primo giorno. Vivono a Roma e la loro è una vita agiata, intensa dal punto di vista lavorativo e intellettuale, impegnata anche nel sociale. Architetto lui, psicologa lei, i due si apprestano a raggiungere la loro splendida casa di vacanza in Umbria per trascorrere qualche giorno di vacanza in tranquillità. Ad attenderli ci sono già i due amici storici Paola e Fabrizio, tanto snob e pacchiani quanto imbottiti di soldi, ed un panorama di campagna da togliere il fiato. Un giorno, mentre insieme a Paola è in viaggio in auto verso il paese per la spesa, Susanna vede una scena che non avrebbe mai voluto vedere: un uomo che prende a schiaffi una ragazzina in abiti succinti che si prostituisce lungo la statale. Combattuta sul da farsi la donna torna a casa sconvolta e chiede al marito di aiutarla a salvare quella giovane donna dalle grinfie dei suoi aguzzini. Alfredo si presta e l'indomani va sul posto e fingendosi un cliente rimorchia la ragazza e con la forza riesce a portarla sino alla villa. E' bellissima, ha i capelli castani, gli occhi di un azzurro mare e si chiama Nadja. Dopo un primo momento di terrore la ragazza comprende che i due vogliono solo aiutarla e decide di accettare la loro proposta di ospitalità e protezione, sperando che sia la volta buona per dare finalmente una svolta alla sua sfortunata esistenza. Incuranti delle chiacchiere e delle conseguenze della loro scelta Alfredo e Susanna si affezionano sempre di più alla giovane fino a quando in casa non arriva il loro figlio Giulio insieme alla fidanzata Flaminia. La reciproca attrazione tra i ragazzi sconvolgerà i piani di tutti e quelli che fino a quel momento si erano dimostrati per lei due angeli protettori dimostreranno di non essere poi troppo diversi dalla bella gente snob, indifferente e classista che frequenta abitualmente il loro ambiente e che fino ad allora i due avevano sempre guardato dall'alto in basso...
Assurdo come il cinema italiano ci propini commedie e commediole inutili, polpettoni storici noiosi e costosissimi, teen movie incommentabili e cinepanettoni a go-go tutti uguali, ed un brillante cineasta come Ivano De Matteo, che in sole quattro settimane e 450 mila euro di budget ha realizzato a nostro avviso uno dei migliori film italiani degli ultimi anni, sia costretto a tenere invece la sua opera in un cassetto in attesa che il distributore firmatario del contratto originario si decida a tornare sui suoi passi e ad accorgersi della grande possibilità che sta gettando al vento, sbloccare finalmente il rilascio nelle sale italiane. Una situazione paradossale se pensiamo che il film non è solo ottimamente scritto da Valentina Ferlan e diretto con mano ferma e avvolgente da De Matteo, ma anche interpretato magistralmente da un gruppo di attori davvero formidabile, capitanato da una Monica Guerritore in forma smagliante capace di seguire alla perfezione le oscillazioni d'umore e la trasformazione psicologica di una donna sensibile e generosa ma al contempo autoritaria e fondamentalmente insicura; incapace di guardarsi allo specchio e di lottare fino in fondo anche contro se stessa per evitare di finire nello stesso malato meccanismo di indifferenza e ipocrisia che affligge i nostri tempi e che per anni ha tentato di arrestare con dedizione e professionalità, mossa da quella che all'apparenza sembrava una vera e propria vocazione.
La bella gente tocca le corde giuste, flagella la coscienza con piccole ma profonde stilettate, fa riflettere e fa ridere di gusto in scene in cui si dovrebbe rabbrividire, scuote perchè pervaso da una tragica normalità e da una costante sensazione di assenza. Comprensione, amore, solitudine, immigrazione, relazioni superficiali e di facciata, luoghi comuni raccapriccianti che descrivono alla perfezione l'ordinaria follia della società odierna, di giovani e di meno giovani che si riempiono la bocca di belle parole ma che al momento della resa dei conti dimostrano una pochezza disarmante che affonda nello stomaco dello spettatore come un sonoro knock out.
Un'ora e quaranta minuti scarsi di cinema italiano allo stato puro come non se ne vedeva da tempo, cinema che ammicca alla cattiveria di Buñuel e che De Matteo dirige senza troppi fronzoli, indugiando fluidamente e delicatamente sui primi piani, sulle tristezze e sugli sguardi dei personaggi, su espressioni, paesaggi, oggetti, quasi a voler dar risalto all'avere piuttosto che all'essere. L'uso smodato di specchi, vetri e immagini riflesse racchiude la voglia del regista di usare un filtro che renda meglio l'idea dell'umana imperfezione, una superficie che rifletta sommariamente la figura nei tratti generali distorcendone e talvolta oscurandone i particolari. Un plauso anche alla scelta del tema musicale, capace di instillare inquietudine e di accompagnare con una cadenza thrilling il delirante crescendo di isteria che conduce all'ultima scena. Una porta che si chiude e un silenzio assordante che lascia senza fiato.

Il voto di Pierolupo: 4/5
Bella gente borghese e razzista di merda, più di tutti i giovani che dovrebbero essere tradizionalmente un po’ più aperti mentalmente. Insomma se sei puttana resti puttana, puoi fare quello che vuoi, essere migliore di tutti, ma non serve. Bravissima l’attrice che impersona la giovane prostituta, ma bravi anche tutti gli altri. Un bellissimo film, fatto bene, che lascia molta rabbia.

giovedì 29 dicembre 2011

James Patterson - Il regista di inganni (2011)

Il regista di inganni

Da quattro anni Kyle Craig, alias Mastermind, il più acerrimo nemico di Alex Cross, è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Florence, in Colorado. Quattro anni di totale isolamento, a parte le visite del suo avvocato. Quattro anni passati a comportarsi da detenuto modello, a covare odio, a ordire una trama di inganni. Perché Mastermind ha una lunga lista di persone con cui pareggiare i conti... Intanto Washington è sconvolta da un nuovo, terribile serial killer. La prima vittima è una famosa scrittrice, scaraventata giù dal terrazzo del suo elegante appartamento, al cospetto di una folla attonita. Prima di ucciderla l'assassino ha documentato con una telecamera le torture e le umiliazioni che le ha inflitto. Questo infatti è il suo scopo: trasformare i suoi delitti in performance, uccidere per un pubblico, perché il mondo sia il suo immenso teatro, dove mettere in scena l'orrore. E questo è solo il primo di una lunga, agghiacciante serie di omicidi. Per Alex Cross, che ha deciso di dedicarsi interamente alla professione di psicologo, e per la sua nuova compagna, la detective Brianna Storie, la partita da giocare è doppia ed è una sfida mortale, senza esclusione di colpi...

martedì 27 dicembre 2011

Purple Eve - Submersus

Submersus - album cover

Tracklist
01-Waiting(5:22)
02-Sabbath(3:56)
03-Melinda(4:48)
04-Mary(3:00)
05-Shoot The Sun(4:13)
06-Truth(5:20)
07-Privelege(3:24)
08-F.D.D.(2:16)
09-Outro(2:30)

The Czars - Goodbye

Goodbye

Vengono da Denver gli Czars, ma ascoltando la loro musica con la memoria non si può far altro che andare alle nebbiose atmosfere londinesi, per vie notturne in cui la pioggia sembra non smettere mai di cadere e le nostre anime si perdono e si disperano alla ricerca di un eterno abbandono. Non è l'eterea e sublime voce di Elizabeth Frazer quella che accompagna queste affascinanti melodie musicali, ma quella calda e avvolgente di John Grant, vocalist ed autore di quasi tutti i brani degli Czars, band che ha ben da spartire con gli scozzesi Cocteau Twins: fu, infatti, grazie all'interessamento di Simon Raymonde, bassista dei Cocteau, che ebbero la chance produttiva per il primo album "Before... But Longer" nel 1998 per l'etichetta londinese Bella Union, ma che vide la luce (almeno in Europa) solo nel 2000, a causa di alcune incomprensioni proprio con Raymonde che si aspettava un suono più "americano". Seguì poi il valido "The Ugly People vs. Beautiful People" nel 2001, fino a giungere a questo "Goodbye" nel 2004, profetico sin dal titolo, infatti pochi mesi dopo l'uscita dell'album la band si è quasi dissolta, lasciando l'unica luce guida nello stesso Grant, ora circondato da turnisti contribuiscono a mantenere, oltre al nome, anche le scintillanti note musicali. Le canzoni di questo album sono dei gioiellini incastonati nella corona di poesie composte da altri "eroi" quali Nick Drake, Tim o Jeff (fate voi) Buckley, in cui si mescolano dolci note acustiche ad influenze di vario genere. Si va quindi dalla triste delicatezza del pianoforte dell'"Intro" alla title-track ("Goodbye goodbye goodbye - I love to see you fade and die - I love to see you kicking, screaming as you try to reach the sky") alle atmosfere progressive che ricordano i Porcupine Tree in "I Am The Man", in cui si respira un'aria di riscatto ("I’m not just a man - I am the man you can’t have - I need something else - You are the one who can’t help"), oppure alle note tex-mex à la Calexico di "Paint The Moon", ai malinconici struggenti violini tzigani di "L.O.S." ("I want you to remember me - For things I never did - ‘Cause none in this world deserves - To see my happiness") o all'aria fumosa jazz blues di "Little Pink House" e "I Saw A Ship". Insomma non vi sono pezzi fuori posto in questo album che merita di essere ascoltato dall'inizio alla fine che arriva con un pezzo potente come "Pain", che riversa fuori tutta la rabbia in un colpo solo ("And if you think you need more pain - You can get all that you need - You can get it all for free - Just keep doing what you are"). Sperando che la creatività di John Grant continui a proliferare e a dispensare brani della stessa levatura, nell'attesa di un degno successore di "Goodbye", va segnalata l'uscita di "Sorry I Made You Cry", una interessante raccolta di cover, alcune nuove, molte già edite come b-sides, dalle quali consiglio due perle come "My Funny Valentine" e "Song To The Siren". (Debaser)

Tracklist
1 “Los”
2 “Trash”
3 “Bright black eyes”
4 “Hymn”
5 “Goodbye”
6 “I saw a ship”
7 “Paint the moon”
8 “Pain”
9 “I am the man”
10 “My love”
11 “Little pink house”

http://www.myspace.com/theczars

Placebo - We Come In Pieces

Nel Dicembre 2008 i Placebo hanno iniziato il loro ottavo tour mondiale in 15 anni, questa volta per promuovere l’ultimo disco ‘Battle For The Sun‘ (uscito nel giugno del 2009), suonando in 143 concerti in 44 nazioni per un totale di oltre 2 milioni e mezzo di persone. Il tour è iniziato a Angkor Wat in Cambogia ed è finito a Londra nel Settembre del 2010. Proprio lo show finale di Londra, il 28 Settembre 2010 alla Brixton Academy, è stato filmato e sarà il protagonista del nuovo DVD ‘We Come In Pieces’. Il doppio DVD in versione Deluxe e la versione Blu-Ray contengono anche il documentario ‘Coming Up For Air’ (girato e diretto da Charlie Targett-Adams) e il film di Andreas Nilsson ‘Trigger Happy Hands’.

Tracklist
1. Speak In Japanese
2. Nancy Boy
3. Ashtray Heart
4. Battle For The Sun
5. Soul Mates
6. Kitty Litter
7. Every You Every Me
8. Special Needs
9. Breathe Underwater
10. The Never-Ending Why
11. Bright Lights
12. Meds
13. Teenage Angst
14. All Apologies
15. For What It’s Worth
16. Song To Say Goodbye
17. The Bitter End
18. Trigger Happy Hands
19. Post Blue
20. Infra-Red
21. Taste In Men

Sieben - Our Solitary Confinement

Our Solitary Confinement

Uscito da qualche mese e passato un pò troppo sotto silenzio il progetto di Matt Howden dei Sol Invictus è uno di quegli album che sanno dipingere atmosfere e emozioni tra i solchi delle proprie canzoni. “Our Solitary Confinement” è stato completamente composto e suonato da Matt, mescola l’ispirazione folk più raffinata e evoluta a forti umori jazz, e, soprattutto, spazia tra sentimenti soffusi e veri momenti di un romanticismo che non c’è più. Su di tutto ovviamente il suo violino, che non prende mai il sopravvento, ma anzi, si fonde con le musiche, si piega e si nasconde e poi improvviso torna a brillare.
Diviso in più parti, l’album inizia con “Dead Bird”, una canzone da capogiro, che ci immerge nella Parigi degli anni 20, vicino alla Senna, tra amori e artisti senza fortuna. Da ascoltare. “Loading Bay” chiude la prima trilogia, quella più romantica e viva, per lasciare spazio alla prima parte strumentale: “Peterson’s Lament” è un brano da colonna sonora di un film muto, con il violino che strazia le corde e i cuori.
Con “The Mechanics Of Intuition” si passa ad atmosfere più soffuse, il cantato si fa un dolce sussurro e il mondo che viene raccontato è quello di una piccola camera solitaria, dove i protagonisti di questa storia si rinchiudono a trascorrere il tempo. Anche il violino si cheta, il clima è più teso e “Picture Of Corridor” ne è l’esempio migliore. Nuova parte strumentale, anche lei suonata in silenzio, tra qualche rumore di fondo a confondere i sentimenti, e si sbuca nella trilogia finale, quella che ricorda certi lavori di Nick Cave, quella dove il violino riprende il sopravvento e strazia di nuovo. “Factory Floor” è una ballata cadenzata, che si spegne in un coro soffuso, “Peterson’s Seat” è zingara e stranita, “Workshop Window” scrive la parola fine lasciandosi dietro un amaro senso di indefinito.
“Our Solitary Confinement” è un album di una raffinatezza rara, da ascoltare con cura; è un album che dimostra ancora una volta quanto brilli la classe di un musicista di nome Matt Howden. (Kronic)

http://www.myspace.com/matthowden7

Tracklist
1. Dead Bird
2. Broken Greenhouse
3. Loading Bay
4. Harding's Lament
5. Peterson's Lament
6. The Mechanics of Intuition
7. Fire Drill
8. Picture of Corridor
9. Harding's Wish
10. Tolson's Dream
11. Factory Floor
12. Peterson's Seat
13. Workshop Window

Massimo Lugli - Il carezzevole (2010)

Il carezzevole

Marco Corvino è un trasognato cronista alle prime armi, appena approdato alla redazione di un quotidiano romano. Siamo all'alba degli anni Settanta: i fermenti politici agitano le piazze, mentre dai bassifondi esplode la malavita organizzata con le sue guerre criminali. Tra un reportage nel ventre della metropoli e un attentato, tra una rapina e un'intervista a uno stupratore, la violenza urbana in tutte le sue forme diventa per lui pane quotidiano. Ma qualcosa cambia quando sulla sua strada si mette un killer spietato, il "Carezzevole", un assassino senza nome e senza volto, che uccide le sue vittime in un gioco psicologico perverso fatto di trappole, indizi, deliri, con un rituale legato ai cinque elementi della tradizione cinese: acqua, terra, fuoco, legno, metallo... Sfidato dal killer, Marco cercherà di resistere alla seduzione del male, ma dovrà scavare fino in fondo alla propria coscienza per arrivare al confronto finale con l'assassino.

Massimo Lugli - L'adepto (2011)

L' adepto

Una chiesa sconsacrata, un animale sacrificato, un neonato brutalmente martoriato: quanto basta per far aprire un'indagine in cui Marco Corvino si troverà coinvolto. A distanza di venticinque anni dalla cattura di uno spietato assassino, il giornalista sarà di nuovo al centro di una macabra inchiesta: una vicenda di riti satanici che seguirà passo dopo passo per il suo giornale. Dovrà fare i conti, suo malgrado, con un mondo di cui ignorava l'esistenza, popolato da sensitivi, esorcisti, maghi, adepti del Candomblé e della Santería, ma anche con figure pericolose, potenti e prive di scrupoli. Travolto da una relazione passionale e clandestina e perseguitato da eventi inspiegabili, diventerà ben presto preda di un turbamento profondo che assumerà il volto del terrore. Le sue certezze vacilleranno per lasciare spazio a interrogativi senza risposta. Una vicenda inquietante che lo condurrà a una cruda verità: le cose spesso nascondono un volto oscuro e sono ben diverse da come appaiono.

domenica 25 dicembre 2011

venerdì 23 dicembre 2011

Virus Guardia Di Finanza – Come Sbloccare Il Pc

Salve a tutti amici, vi voglio segnalare nuova frode informatica che si sta diffondendo nel WEB con il logo istituzionale della Guardia di Finanza. Molti utenti, tra i quali anche io stesso, hanno visto apparire sul loro schermo del computer all’avvio di windows un avviso web firmato Guardia di Finanza con il quale si comunica che il computer è stato bloccato e si invita l’utente a versare la somma di € 100,00 per ripristinarne la funzionalità. Tale virus arriva per lo più tramite EMAIL. Cliccando sulla mail o sul link si espone AUTOMATICAMENTE il pc all’attacco del virus con il conseguente blocco del computer. Per fortuna sembra sia un virus abbastanza cazzone, solo che quanto meno rompe le balle soprattutto se usate il computer anche per lavoro. Pertanto il consiglio è sempre quello di non aprire mail cazzute delle quali non conoscete il mittente.

Come si presenta?
Ecco come si presenta la finta pagina WEB, il link è quello diretto al sito della GDF.
Eccovi il finto modulo che cercano di farvi compilare,
link diretto al sito della GDF.

Come Risolvere?
Metodo 1 (metodo pubblicato dalla guardia di finanza). Funziona… testato personalmente con win7.
Spegnere il computer e farlo ripartire in “modalità provvisoria” tenendo premuto (per la fase di accensione) il tasto “F8”

  • Una volta avviato Windows cliccare con il mouse su START (oppure AVVIO o ancora sull’icona di Windows) posto in basso a sinistra della barra delle applicazioni
  • All’apertura del menu a tendina verticale fare clic su “Tutti i programmi”, così da aprire l’elenco dei software installati
  • Cercare la cartella “Esecuzione automatica” e, una volta individuata, fare clic con il mouse sull’icona corrispondente
  • Sullo schermo viene visualizzata la lista dei programmi configurati per essere avviati automaticamente all’accensione del computer
  • Dovrebbe apparire, tra gli altri, il file “WPBT0.dll” oppure un file con nome identificativo del tipo “0.<una serie di altri numeri>.exe” (il file si può presentare in altre varianti sintattiche)
  • Selezionare il file ed eliminarlo con il tasto “CANC” oppure “DEL” o spostando il file nel cestino presente sul desktop del computer . Ad ogni modo vi consiglio di eliminare tutto ciò che non conoscete!
  • Selezionare con il mouse il “cestino” sul desktop e fare clic con il tasto destro all’apertura della finestra in corrispondenza del cestino, selezionare “svuota cestino” così da procedere alla definitiva eliminazione del malware
  • Spegnere il computer e riavviarlo normalmente, così da poter constatare l’effettivo ripristino del regolare funzionamento dell’apparato a disposizione
  • Lanciate il vostro programma antivirus e fate una bella scansione. 

    Per ogni eventuale ulteriore dubbio rivolgersi al GAT – Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza telefonando al numero 06-229381 oppure inviando una mail a sos@gat.gdf.it

    Metodo 2
    Entrate in modalità provvisoria con supporto di rete
    Andate al seguente link e scaricate il programma combofix
    Avviate il programma ed aspettate la fine dell’elaborazione

    Spero d’aver fatto cosa gradita a tutti i nostri lettori.
  • giovedì 22 dicembre 2011

    Peter Weir – L’ultima Onda

    Locandina L'ultima onda

    Un film di Peter Weir. Con Richard Chamberlain, Olivia Hamnet, Frederick Parslow, Olivia Hammett, David Gulpilil, Frederick Parlsow, Nndijwarra Amagula, Walter Amagula, Vivean Gray,  Malcolm Robertson. Titolo originale The Last Wave. Fantastico, durata 106 min. - Australia 1977.

    Mentre è in corso una terribile ondata di maltempo, l’avvocato David Burton (Richard Chamberlein) ha strani sogni ricorrenti nei quali un aborigeno gli appare e gli mostra una pietra misteriosa. Un collega chiede a David di difendere un trio di aborigeni accusati di averne ucciso un quarto in una banale rissa. David scopre che uno dei tre, Chris Lee (David Gulpilil), è il nativo che gli compare in sogno. Cerca di scoprirne di più e viene a sapere che la morte dell’aborigeno è dovuta al fatto di aver rubato reliquie religiose. Il maltempo peggiora e David si rende conto che qualcosa di terribile e di magico sta per accadere. Ottimo film che crea un’atmosfera unica e arcana dipingendo un mistero apocalittico sulla soglia del quale la civiltà risulta un ostacolo, perché con le sue sovrastrutture ha tolto agli uomini la capacità di capire la natura propria e del mondo. Gli aborigeni, legati alla terra, ne sono più consapevoli e il film racconta la presa di coscienza di un passato remoto e di un futuro incerto ma ancora possibile da parte dell’avvocato Burton, interpretato con solido e ispirato stupore da un buon Chamberlain, che si rende via via conto di quanto siano assurdi i riti della giustizia che si trova obbligato a interpretare in tribunale mentre l’apocalisse si sta avvicinando senza che nessuno se ne accorga. Enigmatico, ma non indecifrabile, è il film con cui Peter Weir, subito dopo Picnic a Hanging Rock, torna a descrivere l’indescrivibile e lo fa con grande successo.

    Il voto di Pierolupo: 5/5
    I film di Weir mi hanno sempre lasciato una strana sensazione addosso. Questo bellissimo film non fa eccezione, grazie alla splendida descrizione dei misteri dell'Australia e dei suoi aborigeni. Da non perdere.

    Patrizia Mintz - Il custode degli Arcani (2011)

    Il custode degli arcani

    Ci sono notti in cui è impossibile dormire, ci sono casi che tolgono letteralmente il sonno. Lo sa bene il vicequestore Michele Arlia, napoletano trapiantato alla questura di Roma, che alle quattro del mattino è ancora seduto alla scrivania del suo studio, avvolto in un pigiama stazzonato, la pipa in bocca rigorosamente spenta, causa angina imminente. Arlia non è certo quel che si dice un patito dell'azione, come lasciano intendere i trenta chili in sovrappeso, dislocati perlopiù intorno a un immaginario girovita; è un riflessivo e spesso viene colto da folgoranti e risolutive intuizioni proprio durante la notte, magari in compagnia di un brano di Mozart e un panino a cinque strati. Questa volta, però, non sembra davvero possibile comprendere quale movente abbia spinto l'assassino a uccidere una come Delia Mantoni, una donna qualunque, devota, sola, dal passato immacolato. L'unico indizio rinvenuto sul cadavere è una carta dei tarocchi, la Fortuna: Arlia se la sta rigirando tra le mani, da ore ormai, senza riuscire a darsi una spiegazione. E poi c'è la scena del delitto: il corpo giaceva nella chiesa di San Lorenzo in Lucina accanto alla tomba di Nicolas Poussin, dove appare l'oscura iscrizione "Et in Arcadia ego", che per alcuni studiosi sta a indicare il vero sepolcro di Cristo. Quando in un'altra chiesa romana viene ritrovato un secondo cadavere, questa volta accasciato su un'acquasantiera con la carta dell'Eremita accanto, Arlia capisce di avere a che fare con qualcosa di più.

    Jussi Adler-Olsen - La donna in gabbia (2011)

    La donna in gabbia

    La voce distorta proviene da un altoparlante piazzato da qualche parte nel buio: "Buon compleanno, Merete. Oggi sono centoventisei giorni che sei qui, e questo è il nostro regalo per te. Lasceremo la luce accesa per un anno, a meno che tu non sia capace di rispondere a una domanda. Perché ti abbiamo rinchiusa?" Merete Lynggaard, giovane parlamentare danese di successo, è a bordo di un traghetto il giorno in cui scompare senza lasciare tracce. I media si lanciano avidamente sulla storia e le ipotesi si avvicendano nei titoli: dal suicidio all'omicidio, dal tragico incidente al rapimento, fino alla sparizione volontaria. La polizia mette in campo tutte le forze, ma senza risultato: la donna sembra inghiottita dalla terra. Merete però non è morta. Chi la tiene segregata in modo tanto disumano in una prigione di cemento? E perché? Cinque anni dopo, Cari Morck, poliziotto svogliato e burbero, una spina nel fianco per tutti i colleghi, decide di riaprire le indagini con la sua Sezione Q, il nuovo reparto speciale per i casi irrisolti. Procedendo a ritroso nel tempo fra trame politiche e drammi familiari, Morck e il suo misterioso assistente siriano Assad si lanciano in una battaglia contro il disegno delirante di un criminale folle.

    Gabriele Muccino – Sette Anime

    Locandina Sette anime

    Un film di Gabriele Muccino. Con Will Smith, Rosario Dawson, Woody Harrelson, Barry Pepper, Michael Ealy, Bill Smitrovich, Elpidia Carrillo, Robinne Lee, Joe Nunez, Tim Kelleher, Gina Hecht, Andy Milder, Judyann Elder, Sarah Jane Morris, Madison Pettis, Nadia Shazana, Bojana Novakovic. Titolo originale Seven Pounds. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 125 min. - USA 2008.

    Ben Thomas è un giovane uomo che ha commesso un tragico errore. Ossessionato dalla sua colpa è deciso a redimersi risanando la vita di sette persone meritevoli. Osservate e individuate le sette anime, Ben si prende amorevolmente cura di loro, donandogli una parte di sé e una seconda possibilità. Sarà però la bella Emily Posa, colpita al cuore da Ben e da (gravi) scompensi cardiaci, a innamorarlo e a distrarlo dal suo disegno originale. A Ben non resterà che decidere se tornare a vivere o lasciare vivere.
    Il titolo italiano, al solito, non "traduce" il senso del secondo film americano di Gabriele Muccino, sostituendo sette pounds (sette libbre) con sette anime e spostando in questo modo l'attenzione dello spettatore dal debitore ai creditori. Di carne, o meglio di libbre di carne, parla invece il titolo originale e aderente alla storia raccontata, riferendosi al pound of flesh (una libbra di carne umana) che "il mercante di Venezia" shakespeariano chiedeva ad Antonio per estinguere il suo debito. Dopo aver affrontato con La ricerca della felicità il dramma a sfondo sociale e a lieto fine, Gabriele Muccino gira un film sulla "donazione" che ha fatto molto discutere in America e altrettanto farà discutere nella cattolicissima Italia. Riconfermato come attore protagonista, Will Smith sembra idealmente restituire, o meglio, ridistribuire un po' della happiness inseguita con tanto accanimento e dopo tante (rin)corse nel precedente film mucciniano. Dopo la redenzione economica del broker Chris Gardner, che intendeva la felicità come ricchezza, il Ben Thomas (sempre di Smith) ricerca una redenzione spirituale che metta a tacere il dolore provocato e il rimorso patito. La supposta distanza, che un regista non americano avrebbe dovuto e potuto garantire rispetto ai meccanismi e alle modalità narrative hollywoodiane, non è in questa seconda esperienza evidente come fu per La ricerca della felicità.
    Sette anime è decisamente un film americano che si regge sull'interpretazione degli attori e poco o niente dice dell' "anima" italica che lo ha diretto. Qualche perplessità la solleva pure l'interpretazione non risolta di Will Smith, che rinchiude un dolore cupo e profondo dentro un corpo da supereroe mai tragico, mai corrotto o compromesso dai conflitti inconciliabili del suo protagonista. Se tutto può l'amore, fornendo in qualche modo la chiave morale del film, poco o nulla può contro il ridicolo distribuito a piene mani sull'epilogo, attraversato da affannose corse, frequentato da meduse letali, martellato da un cuore donato e osservato da occhi neri che tornano a guardare. Il tono e il sapore del dramma incombente e inevitabile viene allora travolto da invenzioni maldestre, che precipitano quel poco di intimo che il film era riuscito a costruire, mancando l'abbraccio fatale con il destino inevitabile, bruciando il calore di ciò che è insondabile.

    Il voto di Pierolupo: 4/5
    Un uomo schiacciato da un fortissimo senso di colpa cerca di riscattare se stesso facendo del bene agli altri. Se la consideriamo una bella favola, il film è anche bello, soprattutto il finale è molto toccante e mi ha stupito. Certo è tutto poco credibile e in pratica quello che fa Will Smith nel film non potrebbe mai accadere nella realtà, a meno che sia Superman.

    mercoledì 21 dicembre 2011

    The Toughts - Consider The Bear

    Consider the Bear

    Without question, Seattle's The Thoughts are an intriguing proposition. A trio with violin/guitar/drums as the musical backbone and vocals that could fit in with most Radiohead or Sigur Ros material isn't for everybody, but for those up to the challenge, it's well worth the ride.
    The songs on Consider The Bear bring the listener in through quiet, ethereal passages that sometimes give way to odd time changes with wild, yet controlled drumming by Jon Horvath. There is an odd coldness that pervades throughout, yet the music is not overly dour or depressing. Not everything works here, and some more development needs to be accomplished, but there is something special on this CD.
    Though the music is nowhere near as intense or complex, my thoughts (ha, ha) drifted towards veteran Prog Rockers like King Crimson or Curved Air, at least in spirit.
    The violin from Katie Mosehauer offers counterpoint on many songs and is quite effective. Often, Ian Williams' vocals blend in with the violin especially on "First" and "Equation," the latter song being somewhat haunting. "Blue And Gray" is a slow-building number with strong vocals, while "Bells & Gunfire" is a real highlight with some crazed off-kilter drumming, an unusual chorus and tempo changes to boot. Things get a bit pretentious however, with "Requistion" (sic) being a bit much, what with it's mildly grating vocals and slight percussion washes. However, the final track "Northern Lights" makes up for any mistakes with dirty guitars that complement the dark/light shading that creates an atmospheric landscape.
    Although the guitars are mixed in a way that does not suit my tastes, the sound seems to fit well here. As for the album title, I think bears should be given a rest for a while in music. Bear with me here: Minus The Bear, I Wrestled A Bear Once, Grizzly Bear, Bear Hands, Bear vs. Shark and even Care Bears On Fire! At least it's only the album name here that utilizes the word bear. I consider the bear played out.
    The music is what matters though, and The Thoughts have offered up music for the thinking fan, and they aren't afraid to take chances with their wintry trips through sound and style. I applaud them for it.

    Tracklist
    1. First 
    2. Constellations
    3. Equation
    4. Blue On Gray
    5. 1235
    6. Requisition
    7. Bells & Gunfire 
    8. Northern Lights

    http://www.myspace.com/thethoughtsmusic

    Cristina Comencini - L' illusione del bene (2007)

    L' illusione del bene

    Il protagonista è un uomo svuotato, malinconico, deluso. Ha creduto con passione all'ideale comunista e, dopo quasi dieci anni, non si è ancora del tutto rassegnato al crollo di un mondo e alla resa di quanti, come lui, avevano coltivato quella fede politica. Mario ha creduto con altrettanta passione nella famiglia, e ha cercato di crearsene una: non ci è riuscito, nonostante abbia cresciuto con dedizione e con pazienza prima i figli della moglie e poi quello nato dal suo matrimonio. E nemmeno le dinamiche del fallimento del rapporto coniugale gli sono poi molto chiare: l'amore che lo lega ai tre figli rimane dunque l'unica certezza della sua vita. Anche sul fronte professionale - è giornalista televisivo - sente fatiche e stanchezze: con la vittoria della destra è stato epurato e adesso vivacchia in radio, senza più desideri né ambizioni. L'incontro occasionale con Sonja, una giovane pianista russa che vive con l'altera nonna e la figlia di pochi anni, lo risucchia in una storia tragica e misteriosa che di donna in donna risale verso il tassello mancante, verso quel buio di domande senza risposta che è diventato il suo tormento.

    The Thoughts – I Won't Keep You Here

    I Won't Keep You Here

    I Thoughts vengono da Seattle, città del grunge, ma c’entrano poco con le camicie di flanella, il nichilismo e le chitarre distorte e (pur essendo tremendamente popular), con tutto ciò che è mainstream. Basterebbero, com'è d'uopo, due indizi a farne una prova: un sophoore album, I won't keep you here, uscito grazie all'ausilio di Kickstarter (piattaforma specializzata nel crowdfunding, i finanziamenti donati dagli utenti della community virtuale), e il garbo con cui il trio è solito mostrarsi. Il solo fatto che chitarra e batteria si abbinino a strumenti quali il violino, l'arpa e lo xilofono conferisce a questo progetto nato nel 2007 un che di introspettivo e mistico, che basterebbe ad incastrarli. Eppure la prova schiacciante riesce a darla solo la musica.
    Un chamber-pop speziato con aromi folk penetranti, votato spesso al parossismo (Orange Sky, ad esempio, è un tumulto di sensazioni e crescendo) e alle voluttà vocali di Ian Williams, che si colloca a metà strada fra i compianti Neutral Milk Hotel e Andrew Bird, lì dove spesso si trovano due labbra che non trovano il coraggio di baciarsi. Colpevoli sì, ma di far innamorare al primo ascolto. (Frigopop)

    Tracklist
    1. Orange Sky
    2. Stages of Sleep
    3. You’re Not Happy Here
    4. Form and Color
    5. Winterkill
    6. Spinning-Falling
    7. Cutting Skin
    8. I Wanted To
    9. I Won’t Keep You Here
    10. Blood and Bones
    11. The Cage

    http://www.myspace.com/thethoughtsmusic

    martedì 20 dicembre 2011

    Enzo Fileno Carabba - Con Un Poco Di Zucchero (2011)

    Con un poco di zucchero

    Giulia e Camilla, vecchie signore di nobili natali piene di vita, da anni condividono una volontaria reclusione in un grande appartamento fiorentino. Solo a Emiliano, il rosticciere con fattezze da orco, concedono l'accesso alla loro fortezza, perché le rifornisca di cibo scadente ma pagato a peso d'oro. E se i confini dello spazio reale si ritirano sempre più nell'antro ombroso del salotto, tutto ciò che le principesse possono fare è ampliare il territorio dei sogni. Per questo occorrono però abbondanti dosi di pozione magica. Tagliata bene, possibilmente. E, soprattutto, a domicilio. Ma cosa può succedere se Piero, il loro personale fornitore di zucchero incantato, muore all'improvviso? Le due dame si trovano costrette a prendere una decisione fatale: avventurarsi in città per procurarsi loro stesse la preziosa pozione necessaria per continuare a condurre una vecchiaia spensierata. L'impresa si rivela più difficile del previsto, e le due spavalde signore si trovano ben presto trascinate in una rocambolesca avventura, tra pestaggi, vendette, inseguimenti e cadaveri di cui sbarazzarsi, fino alla comparsa di un'intraprendente nipote mai vista prima. Enzo Fileno Carabba ci regala un romanzo surreale e agrodolce, che attinge al passato per sorridere del presente, che esorcizza le nostalgie e si fa beffa di ogni angoscia: in fondo basta saper ridere, fino alle lacrime.

    Mikkel Birkegaard - I delitti di uno scrittore imperfetto (2010)

    I delitti di uno scrittore imperfetto

    In attesa dell'uscita del suo nuovo romanzo, Frank Føns vive rinchiuso in una villa sul mare del Nord. È solo. A tenergli compagnia, l'immancabile bottiglia di whisky e i ricordi. Ricordi dei tempi in cui i suoi thriller non lo avevano ancora reso uno degli autori più famosi in Danimarca, e lui era solo un giovane squattrinato, un marito innamorato e un padre felice. Ora tutto è cambiato. Il successo, si sa, ha un prezzo. Quello che Føns ancora non sa è quanto sia alto. Lo capisce quando la polizia ritrova il cadavere di una ragazza annegata nelle acque del porto di una tranquilla cittadina costiera, morta in circostanze che sembrano copiate minuziosamente dal romanzo che è in procinto di presentare alla fiera del libro di Copenaghen. Ma perché qualcuno dovrebbe ispirarsi a un omicidio del suo libro? E in quanti possono conoscere il contenuto di un'opera ancora inedita? Føns è un uomo difficile, incline a non pochi vizi e capace di attirare su di sé un notevole interesse femminile: la sconcertante analogia fra i due delitti lo sconvolge e lo induce a iniziare un'indagine tutta sua. Quando si trova a Copenaghen per la fiera, vede compiersi un altro omicidio del tutto simile a uno di quelli descritti in un suo romanzo. La stessa efferata violenza, la stessa insopportabile crudeltà. Solo allora la possibile coincidenza assumerà i connotati di una vera e propria persecuzione, di un folle gioco fra lo scrittore e un lettore, a quanto pare, molto attento. E sempre un passo avanti...

    Cosa prova uno scrittore di thriller di fama internazionale, tradotto in tutto il mondo, quando scopre che le sue più atroci fantasie si stanno lentamente avverando? Come ci si sente al cospetto dei propri demoni, quando le scene che avevamo soltanto immaginato iniziano a materializzarsi?
    Mikkel Birkegaard, l’autore danese rivelazione della scorsa stagione con il romanzo I libri di Luca, torna sul luogo del delitto ma cambia decisamente registro, architettando una trama che ha tutti gli ingredienti del tradizionale romanzo di genere. Un thriller carico di suspense e colpi di scena, indizi disseminati tra le pagine, scariche di adrenalina e descrizioni mozzafiato, ma anche una grande prova di scrittura da parte di un autore che, pur centrando in pieno tutti gli aspetti tradizionali del thriller, riesce a sorprendere.
    Il protagonista del romanzo è Frank Føns, uno scrittore di romanzi noir di successo, che ha saputo creare negli anni un plot collaudato fatto di assassini senza scrupoli, descrizioni crude e scene truculente, in cui la morte, il sangue e la violenza, sono gli ingredienti principali. La critica è divisa, alcuni ritengono i suoi romanzi eccessivamente splatter, altri vedono nella crudeltà e nell’estremo realismo il suo marchio di fabbrica, in ogni caso il pubblico gli ha tributato negli anni un calore crescente. Una reputazione che si è consolidata pian piano, quella di Føns. I suoi primi romanzi - che lui definisce “errori giovanili” - sono stati dei veri fiaschi, ma il suo editore ha continuato a foraggiarlo per molti anni in attesa del libro giusto. Lungimirante: Il Demone fuori è stato un successo sorprendente e inatteso. A ispirare la sua creatività era stata Veronika, la sua prima figlia, che al momento della pubblicazione aveva solo tre anni e che aveva accudito durante la stesura del testo, visto che sua moglie, la splendida Line, lavorava tutto il giorno come ballerina. L’inizio della carriera era stato un periodo bello e confuso, nella vita di Frank Føns. Da una parte si era lasciato alle spalle gli amici del piccolo collettivo di scrittori di cui faceva parte durante l’università, con cui nel tempo aveva sperimentato nuovi generi letterari e forme di espressione all’avanguardia, dall’altro le responsabilità famigliari lo avevano portato ad allinearsi con i canoni della scrittura tradizionale, cosa che gli aveva procurato i soldi e la fama, ma che gli aveva creato una forte sensazione di scollamento dalla realtà e sfiducia in se stesso. Da qui a dormire con una bottiglia di whisky sotto il letto il passo era stato breve, com’era stato breve l’idillio della sua famiglia.
    Dopo la separazione, solo nella sua enorme casa di villeggiatura, Frank Føns continua a scrivere thriller dall’impianto collaudato, traendo ispirazione dai numerosi personaggi che frequenta durante le sue peregrinazioni notturne nei bassifondi di Copenhagen. La sua vita si trascina tra presentazioni nelle librerie e alcool, informative della polizia e rare apparizioni a casa dei suoi genitori, finché un giorno, da un giornale locale, apprende i particolari di un omicidio che si è consumato a pochi passi da casa sua, nel porto di Gilleleje. Non ha bisogno di andare fino in fondo all’articolo, perché l’assassino ha riprodotto esattamente, fin nei minimi particolari, l’omicidio descritto nel suo ultimo romanzo, Zona pericolo. Il problema è che il libro deve ancora essere pubblicato...

    Sophie Hannah - Non è un gioco (2011)

    Non è un gioco

    Londra. Sembra solo un gioco tra innamorati: "Raccontami la cosa più brutta che hai fatto". Stesa sul letto accanto a Aidan, il suo nuovo fidanzato, Ruth esita. Sa cosa significa sbagliare ed essere puniti per questo. Il suo passato nasconde un errore inconfessabile, che l'ha quasi distrutta. Ma ora è pronta a ricominciare, è convinta che Aidan sia l'uomo della sua vita. Ma la confessione del ragazzo è come un fulmine a ciel sereno. Ha ucciso una donna, tanti anni prima. Si chiamava Mary Trelease. Ruth è senza parole. L'idea che Aidan abbia potuto uccidere qualcuno la terrorizza, certo. Eppure c'è qualcosa che la sconvolge ancora di più. Perché lei conosce benissimo Mary Trelease. E Mary Trelease è viva e vegeta. Aidan sta mentendo oppure la sua mente gli sta giocando un brutto scherzo? Solo la polizia può scoprirlo. A occuparsi del caso è Charlotte Zailer, detta Charlie, sergente della polizia locale. La donna non ha dubbi: la versione di Ruth è piena di incongruenze, come anche quella di Aidan. I due fidanzati nascondono segreti atroci e oscuri, segreti che forse dovrebbero rimanere sepolti. Ma adesso è troppo tardi. E quando la violenza erompe di nuovo, Charlie capisce che non c'è alternativa, bisogna partire dall'inizio, dalle origini di quel gioco troppo pericoloso che ha portato a un incubo peggiore della morte.

    Camilla Lackberg. Il predicatore (2010)

    Il predicatore

    Da più di vent'anni una dolorosa faida lacera la famiglia Hult: Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un'eredità molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizione di due ragazze risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso paesino di Fjallbacka, sulla costa occidentale della Svezia invasa dai turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti dopo l'omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i resti di due scheletri. La calda estate di Erica Falck e Patrik Hedstròm, che presto avranno un bambino, viene cosi sconvolta da un'indagine che, in un'angosciosa lotta contro il tempo, cerca di sviscerare i meccanismi della seduzione del potere, sfidando la malevolenza di una piccola comunità di provincia carica di segreti. In questo secondo episodio della serie di Erica Falck, Camilla Lackberg si conferma maestra nel tessere gli intrighi di una società chiusa, dove l'apparenza conta sopra ogni cosa e scoprire cosa accade realmente nella vita degli altri si rivela un'impresa alquanto complessa.

    Dopo l’esordio sorprendente de La principessa di ghiaccio, un nuovo thriller di Camilla Läckberg. Stessa ambientazione, Fjällbacka, l’incantevole villaggio sul mare a più di 500 km da Stoccolma che l’attrice Ingrid Bergman aveva scelto come dimora, quando ritornava in Svezia. Stessi personaggi principali, con qualche sviluppo nelle vite private: il poliziotto Patrik Hedström e la scrittrice Erica Falck vivono insieme e aspettano un figlio, dopo che Erica ha guadagnato parecchio con il libro che ha scritto sulla morte dell’amica Alexandra (il caso al centro de La principessa di ghiaccio); la sorella di Erica, Anna, si è separata dal marito violento; gli altri poliziotti, ad esclusione di Martin, valido aiuto di Patrik, sono sempre degli scansafatiche con scarso intelletto.
    L’inizio è brusco e spezza l’atmosfera idilliaca di un’estate straordinariamente calda: un bambino di sei anni esce per giocare la mattina presto, spingendosi in un luogo dove i genitori gli hanno espressamente proibito di andare, e trova una ragazza morta.
    È nuda, accanto a lei c’è solo una borsetta rossa. Il peggio è che, quando arriva la polizia e sposta il cadavere, vengono alla luce - sotto di lei - due scheletri. Le indagini rivelano che la ragazza che è stata assassinata ora è tedesca, la sua compagna di viaggio sa solo che aveva qualcosa da fare a Fjällbacka, ma non ha idea di che cosa si trattasse. La cosa più strana è che il corpo della ragazza uccisa rivela le stesse molteplici fratture ossee dei due scheletri che sono quelli di due ragazze scomparse nel lontano 1979.
    Che cosa mai poteva collegare le tre morti? L’assassino era sempre lo stesso? E come era possibile? Era qualcuno che era stato in prigione per più di vent’anni ed ora, di nuovo in libertà, aveva ripreso a colpire?
    C’è un forte contrasto, nel romanzo della Läckberg, tra l’atmosfera estiva - tira aria di vacanza, fa caldo, le imbarcazioni dei turisti attraccano nel porto, la gente prende il sole nei giardini, si organizzano grigliate all’aperto - e quella cupa, quasi claustrofobica, delle dimore degli Hult, intorno a cui ruoterà la vicenda. Perché gli Hult erano stati coinvolti, nel 1979, nel caso delle ragazze scomparse: Gabriel Hult aveva detto alla polizia di aver visto suo fratello Johannes in auto con una delle ragazze. In seguito Johannes si era suicidato: era sembrata un’ammissione di colpevolezza, moglie e figli (era stato uno dei bambini a scoprire il corpo del padre penzolante da una fune) ne erano usciti distrutti. Strana famiglia, quella degli Hult, o complessa, quantomeno. Il vecchio Ephraim, conosciuto per le sue prediche infiammate, “usava” i due figli, Gabriel e Johannes, come guaritori. I due bambini pareva avessero capacità taumaturgiche nelle mani, guarivano gli ammalati. Finché, ad un certo punto, avevano perso questo loro “dono”- Johannes ne aveva sofferto molto, non si era mai del tutto rassegnato.
    Sia nel passato sia nel presente correnti oscure serpeggiano tra i membri della famiglia: ci sono gelosie tra le donne (la vedova di Johannes era stata il grande amore di Gabriel), gelosie retroattive tra i fratelli Hult (Johannes era stato il preferito del vecchio Ephraim), rancori covati da parte degli orfani di Johannes, invidie tra cugini. E poi c’è il “troppo” buono figlio maggiore di Gabriel, Jacob, a cui il nonno ha donato il midollo perché guarisse dalla leucemia… Intanto, mentre Erica porta stancamente avanti la gravidanza, mentre ospiti più o meno sgraditi le invadono la casa, mentre appare chiaro che la sorella attira sempre gli uomini sbagliati, un’altra ragazza scompare. A questo punto è urgente cercare di capire chi, come, perché tutto questo stia succedendo. Va senza dire che la spiegazione è nei segreti della famiglia Hult.
    Leggendo Il predicatore abbiamo l’impressione di leggere uno dei gialli di Agata Christie, un giallo della “camera chiusa” un poco ampliato, perché il possibile colpevole è in una cerchia ristretta, pur restando l’enigma dell’intervallo di anni tra le prime morti e quella recente. E naturalmente le indagini sono aiutate (direi addirittura “speziate”) dalle analisi del dna: se ne possono vedere delle belle, in una famiglia, anche se è così religiosa come quella degli Hult. Quello della Läckberg è un romanzo che, più che sulla trama, poggia sull’ambientazione: la Svezia decentrata che ci rappresenta, con una buona dose di fanatismo religioso e un certo qual provincialismo, con una cupezza familiare che pare riflettere le lunghe ore di buio, ci attrae proprio per la sua diversità da quella di libertà e tolleranza che è nel nostro immaginario.

    Antonello Venditti - Unica

    Unica

    Antonello Venditti torna sul mercato discografico con "Unica" dopo la ormai consueta pausa di quattro anni tra un lavoro e l'altro.
    Con il precendente "Dalla pelle al cuore", "Unica" condivide alcuni elementi in comune: stesso produttore (Alessandro Colombini), quasi invariata equipe di musicisti (in cui spiccano Fabio Pignatelli dei Goblin ed Alessandro Centofanti), stesse guest-stars (Gato Barbieri e Carlo Verdone) e stesso affollamento di co-autori dei brani: solo due delle nove tracce musicali sono frutto della penna del solo Venditti, caratteristica tale da destare qualche perplessità nei più prevenuti circa la reale genuinità del prodotto ma, molto più verosimilmente, rispecchia la generosità di Antonello nell'attribuire il giusto merito al contributo fornitogli dai suoi collaboratori in fase di stesura dei pezzi: dall'ascolto infatti non si nutre dubbio alcuno circa la paternità vendittiana degli stessi, tranne due eccezioni di cui si dirà più avanti.
    In questo prodotto trovano ancora spazio le tematiche dell'impegno sociale e della libertà di espressione illustrate, come prassi da un po' di anni a questa parte, con toni sì liricamente semplici e diretti ma purtroppo anche enfaticamente edulcorati.
    Tuttavia Antonello ci appare onesto con i suoi toni caldi e saturati, sebbene questi si traducano in un ulteriore e drastico filtraggio del vocabolario vendittiano, attualmente ridotto a "cuore-amore-sole-luna-stella-libertà-cielo-notte-vento-aria-anima" e poco altro, ormai non più suscettibile di ulteriori permutazioni tra i singoli termini: le rime baciate cuore-amore si sprecano.
    Discorso analogo, se non più severo, circa la proposta musicale.
    Ciò che colpisce al primo impatto non è tanto il "già sentito", quanto piattezza ed anonimato degli arrangiamenti; non c'è nemmeno un assolo che possa definirsi tale, NULLA; l'unico solo presente, quello di Gato Barbieri (nota di lustro nell'esemble) al sax in "E allora canta", viene troncato in dissolvenza in maniera alquanto rapida e quindi idiota.
    Sebbene il disco si componga di nove tracce, la durata complessiva del lavoro non raggiunge i 36 minuti, ergo meno di quattro minuti a canzone, limite quasi invalicabile dalla spregevole dittatura del marketing: dove terminano le liriche termina la musica.
    Antonello, che nasce non solo come cantautore (mai verboso) ma anche come musicista, finora (almeno nelle sue opere migliori) ha sempre destinato giustamente spazio a quei larghi musicali di suggestivo impatto quali coronamento delle sue composizioni nonché amplificatori dei suoi messaggi: le liriche erano funzionali all'arrangiamento e viceversa; il mandolino in "Campo de'Fiori" ed il sax in "Modena" mettono tuttora letteralmente i brividi: difficile immaginarsi queste due gemme spegnersi nella morsa dei quattro minuti scarsi, così come è difficile immaginarsi una "Comfortably numb" ed una "Stairway to heaven" depurate dai loro strabilianti assoli di chitarra elettrica.
    Dopo queste doverose premesse, passiamo ad esaminare nell'ordine le singole tracce che, tuttavia (o meglio, "pertanto"), risultano essere tutte potenziali singoli di successo.
    La pur coinvolgente "E allora canta", inno alla libertà (composto con Carlo Fadini) "ispirato" dalla recente rivolta degli studenti universitari nei confronti del cieco e sordo dispotismo istituzionale, non è certo paragonabile alle analoghe "Modena" e "Compagno di scuola", ma riesce ad emozionare così come la title-track; sebbene Antonello riprenda lo stesso giro di accordi di "Piero e Cinzia" nonché di ben 3/9 del precedente "Dalla pelle al cuore" (l'omonima traccia, "Scatole vuote", "La mia religione"), la melodia di "Unica", del quale è coautore Giovanni Risitano, risulta piacevole, efficace e di immediato impatto.
    Un riff di chitarra alla "Run like Hell" introduce "Oltre il confine", bel racconto in prima persona dell'esodo verso la terra promessa di un emigrante africano (però il "posto fatto apposta" si poteva evitare).
    "Ti ricordi il cielo" , brano composto interamente dal promettente Pacifico (già coautore per Gianna Nannini ed Adriano Celentano) piace sì all'ascolto, ma di Venditti non ha nulla (tranne il dubbio co-autorato delle liriche), anzi, ricorda più il Franco Battiato dei primi anni '80 ("Le aquile" e dintorni), mentre "Forever" (il cui arpeggio di chitarra elettrica iniziale riprende quello di "In my Place" dei Coldplay), vede la musica firmata dal "sanremese" Maurizio Fabrizio, già alla corte di Venditti ("Che Fantastica storia è la vita", "Giuda") e di Renato Zero ("I migliori anni della nostra vita", "La pace sia con te"); se sorvoliamo sulla pronuncia in musica della parola "forever" da parte di Antonello (sembra imiti Corrado Guzzanti che lo imita), anche questo brano si lascia apprezzare.
    "Ti brucerai..."; "Piccola stella senza cielo" di Luciano Ligabue? no, "Come un vulcano", riempitivo pseudo-danzereccio condito con scontati coretti monosillabici che prende il titolo da una frase tratta da "Raggio di luna".
    Segue "Cecilia", brano scritto col batterista-chitarrista Alessandro Canini e dedicato alla "santa della musica"; la bella e suggestiva atmosfera iniziale (che ricorda vagamente "Eva" di Umberto Tozzi), sulla quale si innalza una poderosa interpretazione vocale di Antonello, si annichilisce letteralmente quando parte l'agghiacciante "la-la-la-la-laaaa"; ma l'intervento di un soprano (come in "Una stupida e lurida storia d'amore") possibile che non sia venuto in mente a nessuno?
    "Non ci sono anime" (co-autori le new-entries Risitano e Beppe Arena) si avvale di un'altra convincente linea melodica, sebbene non di immediato riscontro, ma è penalizzata da qualche "eeeehhh" alla Vasco Rossi di troppo.
    Chiudono il disco gli striminziti tre minuti de "La ragazza del lunedì", ovvero "l'Italia che lascia Silvio Berlusconi" proprio come una fidanzata qualunque lascia un fidanzato importante che la circuisce non prestandole attenzione, se non "a tempo perso"; prima traccia estratta dal disco, scritta con Canini e Danilo Cherni, è forse destinata a divenirne la più nota, complice la musica ballerina (tristemente alla "Ricchi e Poveri") ed il bizzarro videoclip quasi-amatoriale girato con il "ledzeppeliniano" Carlo Verdone (in veste di batterista) durante le session di registrazione nella casa-studio di Venditti e nel quale tutto lo staff, zompettando e dimenando, si fa beffe dell'allora primo ministro ("Silvio, che farò senza di te? Mi riprenderò la vita che ho vissuto insieme a te").
    Anche se di "unica" resta la sensazione di un'altra occasione che andava meglio sfruttata, complessivamente Venditti pubblica un lavoro senza infamia e senza lode, a distanza sì incolmabile dalle sue opere più riuscite, tuttavia onesto, non disprezzabile e nettamente preferibile rispetto alla odierna produzione cantautoriale italica da cui emergono, purtroppo, sempre più marionette di marketing che puri talenti musicali.
    Difficilmente una storia "Incancellabile" di oggi sarà apprezzata fra trent'anni così come "Le storie di ieri", datate 1975, lo sono ancora oggi. (Debaser)

    Tracklist
    1. E Allora Canta!
    2. Unica
    3. Oltre Il Confine
    4. Ti Ricordo Il Cielo
    5. Forever
    6. Come Un Vulcano
    7. Cecilia
    8. Non Ci Sono Anime
    9. La Ragazza Del Lunedì

    E Allora Canta
    Se quel lavoro che avevi perso
    adesso non lo trovi più,
    Se quell'amore che credevi immenso
    adesso non ritorna più.
    Mio caro Amico questo mondo è un mostro
    E non è fatto come piace a Te,
    tra mille stelle dell'universo
    adesso Tu sei uguale a me,
    Allora cantaa...!.
    Ma non lo senti che il vento cambia,
    senti che vento che ci tira su ?
    Respiro l'aria della montagna
    e non la senti Tu ?, non la senti Tu ?
    E per la strada un uomo guarda
    il movimento della gioventù,
    il gran sorriso di una compagna
    non lo vedi Tu ? Non lo vedi Tu ?
    E allora cantaa...!, cantaa ...!.
    Ne abbiam passati di giorni tristi
    di solitudine e melanconia,
    passati invano nel non capirsi
    mentre la vita ci scappava via,
    sono bellissimi questi momenti
    e così carichi di energia,
    il ritrovarsi senza tormenti
    ti fa volare con la fantasia,
    E allora cantaa...!
    Amico cantaaa....!!!
    Canta insieme a me,
    Allora canta....
    La Libertà, ritornerà....
    La Libertà, ritornerà....
    La Libertà, ritornerà....
    La Libertà, ritornerà....

    Se un uomo si commuove per una sua canzone vuol dire che è un grande uomo…

    lunedì 19 dicembre 2011

    Pickering Pick – Tiger Balm

    Tiger Balm

    L'amore è un animale selvaggio, una tigre che rifulge "nelle foreste nella notte" suscitando insieme spavento e attrazione con la maestosa imponenza della sua figura. E, come una tigre, l'amore è impossibile da addomesticare, perché non si potrà mai ottenere il controllo assoluto sul suo spirito ribelle. L'uomo è tuttavia proteso per lo meno ad arginarne l'irrazionalità, alla costante ricerca di un qualche rimedio, di un "balsamo" che attenui l'impeto delle proprie emozioni.
    Queste riflessioni sull'essenza dell'amore hanno guidato la penna di Sam Pickering Pick, cantautore californiano di origini inglesi già noto sulle pagine di OndaRock per aver partecipato al primo volume di OndaDrops, nella stesura delle dieci ballate che compongono il suo ultimo lavoro, scritto e registrato nell'arco di un paio di mesi in una piovosa e fredda Sacramento.
    Dopo aver diffuso per lungo tempo la sua musica autonomamente e senza fini di lucro (tuttora i lavori che precedono "Tiger Balm" sono disponibili in download gratuito su Rate Your Music, ndr), per il suo decimo album il songwriter californiano guarda finalmente al mercato discografico, approdando nel porto sicuro dell'ottima Yer Bird (Hezekiah Jones, J. Tillman, Oweihops, White Pines, Caleb Coy). Pur trattandosi solo, per adesso, di un release digitale, questo evento rappresenta certamente un passo importante nel percorso musicale dell'artista statunitense, garantendogli una maggiore visibilità e fungendo da "prova generale" nell'ottica di un futuribile lancio discografico vero e proprio.
    Voce, chitarra, pianoforte: il perseguimento dell'essenzialità è da sempre il cardine della musica di Pickering Pick, che avvalendosi di questi tre elementi riesce a tratteggiare in "Tiger Balm" bozzetti acustici di grande intensità espressiva. Pochi elementi, dunque, disposti con cura in un quadro generale organico dal quale emerge il tratto fermo di una scrittura consolidatasi sempre di più nel corso degli anni. Un'aura di malinconica dolcezza trattiene le melodie di "Tiger Balm" sospese su di un tramonto senza tempo che sembra non voler mai cedere il passo al crepuscolo. Filtrati attraverso questa luce dorata, i riverberi autunnali di "Girl From Bilbao" e di "Ballad For Leaving" (impossibile non tornare con la mente a Townes Van Zandt e alla sua "Rake"...) rincorrono le soleggiate estati di "On A Limb", mentre i gelidi inverni di "In The End" e di "I Didn't Know Your Rivers Flowed" rifioriscono nelle bucoliche atmosfere di "Tiger On Your Arm" e di "Like A River".
    "Did you try to catch the words as they tumbled from my mouth? / Did you try to understand?" In "Tiger Balm" si avverte la presenza di un'urgenza comunicativa quasi tangibile: ne risultano versi intrisi di grande poesia, che mettono in risalto le notevoli doti di scrittura del cantautore statunitense. Ne sono un magnifico esempio le immagini che si susseguono in "Like A River", una sognante ballata degna del miglior Denison Witmer, dove tutto sembra contribuire alla creazione di un continuum con i chiaroscuri evocati dalle melodie ("Have you ever seen the way the sunlight plays across your eyes? Or the colours that it makes?"). I testi di "Tiger Balm" sono incentrati sulla forza travolgente dell'amore ("Brave love, I have seen your face / I have left pieces of my heart all over the place"), spesso simboleggiata dall'impetuosità della natura ("I was a stone in the dry lake bed / That a furious and tumbling river once fed"), alla quale l'uomo cerca di reagire come un fiero cavaliere di Cervantes ("Assuming that I was alone I fought the demon on my own / But I was young and had no fear, I did not know my death was near"), restandone tuttavia inevitabilmente sopraffatto ("I saw you bright like a candle / I saw you burn through your life / There is no time to be sorry /I just missed it, I just missed it").
    La chiusura dell'album è affidata alla struggente "In The End", che insieme a "I Didn't Know Your Rivers Flowed" rappresenta uno dei momenti di maggior lirismo di "Tiger Balm". I due brani, unici a non avvalersi dell'ausilio della chitarra acustica, sono i soli ad essere stati registrati nella stanza in cui si trova il pianoforte di Sam, quindi al di fuori del suo studio di registrazione, e ad un ascolto attento è possibile percepire il rumore della pioggia che, picchiettando contro le finestre, ha preso parte ad entrambe le registrazioni. Se ciò non bastasse, "In The End" è stato il primo brano registrato per "Tiger Balm", mentre "I Didn't Know Your Rivers Flowed" è stato l'ultimo. Curioso poi notare come "In The End" racchiuda in sé l'inizio della storia di "Tiger Balm" e la fine dell'album. Inizio e fine, fusi in un unico abbraccio. Come l'inizio e la fine di un amore.
    Inizio e fine: "But what's the difference, in the end?" (Ondarock)

    Tracklist
    1. Your Sleeping Dog
    2. Like a River
    3. Girl form Bilbao
    4. Tiger On Your Arm
    5. Ballad for Leaving
    6. On a Limb
    7. I Didn’t Know Your Rivers Flowed
    8. She’s Been Trying to Hide Away
    9. Another Golden Day
    10. In the End

    http://pickeringpick.com/

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