E’ difficile trovare un’emozione semplice, che sappia toccarti come la prima volta, anche se in maniera diversa, sempre sfiorandoti, ma con un po’ più di forza, non troppa, però, perché è la malinconia quella che ti entra lentamente in circolo e non ti abbandona mai, in nessun momento. Pedro The Lion ( alias David Bazan) regala un’altra emozione, come in “It’s Hard To Find A Friend” e in “Winners Never Quit”, ma in maniera leggermente differente: le sensazioni sono più vigorose, apparentemente meno sommesse, ma l’intimismo di fondo non si è perso. La malinconia, quella leggera oscurità che quando ti circonda speri non se ne vada mai, non è scomparsa, le impressioni sono le stesse, solo non si sono ripetute. E non è semplice rinnovarsi senza perdere nulla in commozione: David ci è riuscito.
Le trame sommesse possono accompagnarsi a chitarre più potenti, incessanti nel loro ripetersi. L’istinto cantautoriale non si perde se si lega ad atmosfere alla Sebadoh. Il voler non solo sussurrare i propri sentimenti non significa perdersi in grida prive di senso: può essere una semplice ammissione della propria sensibilità attuale, che non deve essere né accennata né urlata, ma soltanto cantata. Pedro The Lion, con “Control”, fa questo, nulla di più. Dieci brani, con una potenza sonora superiore rispetto agli esordi, ma sempre lievemente inquieti, con delle tastierine che talvolta subentrano, come piccoli schizzi improvvisati, desiderosi di far parte di un appassionato e languido dipinto. Le esplosioni, mai eccessive ma sorprendentemente presenti, arricchiscono ulteriormente l’insieme, come testimonia la splendida “Second Best”, una delle più belle canzoni mai realizzate da Bazan: un tipico “suo” racconto a tratti disperato, ma con un impetuoso tappeto sonoro di chitarre dense di un tormento unico. Questa è la gemma più abbagliante, ma le altre non sono distanti da quella luce: il fascino di “Options”, la sofferenza di “Progress” e la profondità di “Rejoice” sono solo un accenno di quello che incontrerete in questo meraviglioso viaggio fra lo slow-core e qualche improvvisa distorsione fragorosa.
Non fermatevi alle apparenze, nella vita come nella musica. Un comportamento in apparenza strano può dipendere da mille motivi, anche se spesso è difficile comprenderlo immediatamente. Pedro The Lion è cresciuto, restando, però, fedele a se stesso. Alcuni avranno dei dubbi, altri se ne innamoreranno subito, ma alla fine, magari riascoltando il disco fra qualche mese, saranno in pochi a non amare “Control”. Almeno me lo auguro, perché questo disco è l’ennesima conferma della sola cosa che ci interessa: l’indissolubile legame fra musica ed emozione. Desiderate altro? (Kronic)
Tracklist
1."Options" – 3:56
2."Rapture" – 3:26
3."Penetration" – 3:55
4."Indian Summer" – 3:21
5."Progress" – 4:09
6."Magazine" – 4:01
7."Rehearsal" – 3:48
8."Second Best" – 6:00
9."Priests And Paramedics" – 4:35
10."Rejoice" – 3:11
http://www.myspace.com/pedrothelion
http://www.mediafire.com/?qoddmdy1mzt
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