L'ho detto ai carabinieri, l'ho detto al Procuratore, l'ho detto a tutti quelli che mi hanno chiesto "cosa avete visto?": l'albero, abbiamo visto, l'albero ghiacciato. E stata la prima cosa che abbiamo visto, appena arrivati al bosco - e anche dopo, quando abbiamo visto il resto, è rimasto l'unica cosa intera che abbiamo visto. L'albero. Era lì, al suo posto, all'imboccatura del bosco, cristallizzato come sempre nel suo cappotto di ghiaccio, la cui trasparenza era offuscata dalla neve fresca - ma era rosso. Era rosso, sì, come se Beppe Formento, nell'atto di ghiacciarlo, avesse messo dello sciroppo di amarena nel cannone. In quel bianco fatale era l'unica cosa che mantenesse una forma, e sembrava - non esagero - acceso, pulsante di quell'intima luce aurorale che ancora oggi mi ritrovo a sognare. Sogno quella trasparenza rossa, sì, ancora oggi, e la sogno senza più l'albero, ormai, senza nemmeno più la forma dell'albero: sogno quel colore e nient'altro. Un tramonto imprigionato in un cielo di gelatina, un sipario di quarzo rosso che cala sul mio sonno, un'immensa caramella Charms che si mangia il mondo, ho continuato a sognare quella trasparenza rossa e continuo a farlo, perché è ciò che abbiamo visto, quando siamo arrivati al bosco. Cosa avete visto? Abbiamo visto l'albero ghiacciato intriso di sangue. Un attacco pascoliano: un cavallo ritorna trainando ansimante e spaventato una slitta vuota. È successo qualcosa, ma cosa? Una donna si sveglia in un lago di sangue e non capisce perché si sia riaperta una cicatrice di quindici anni prima. È successo qualcosa, ma cosa? Un albero avvolto in un cappotto di ghiaccio nel freddo invernale, trasparente ma rosso come "un'immensa caramella Charms". È successo qualcosa, ma cosa? I morti sono dieci (o undici?), i resti sparsi avvolti e coperti dalla neve, otto adulti e due bambini più una cavalla e un cane. Dunque è avvenuta una strage, ma come? perché? a opera di chi? e in questo cosa c'entra la dottoressa che si è fatta ricucire un dito ferito? È un angoscioso crescendo di fatti, di impressioni, di tragedia, di angoscia, di impotenza, di delirio - narrato con la voce parallela della dottoressa (Giovanna Gassion, omonima di Édith Piaf) e di uno dei primi a essere accorsi sul luogo del massacro, il parroco -, questo affascinante romanzo di Sandro Veronesi, che ben si presta a quel lavoro di indagine in rete che è stato composto dalla casa editrice e dall'autore sul sito del libro dedicato. Ambientata in Trentino nel piccolo villaggio di Borgo San Giuda (un nome non privo di implicazioni) la vicenda diventa via via sempre più paradossale e spaventosa e prende una deriva allucinatoria quando si scopre che i passeggeri della slitta morti sono tali per eventi totalmente differenti fra loro e, ancor più incredibile, alcuni per motivi del tutto naturali, apparentemente persino in giorni differenti. Se il Male non è comprensibile si può mascherare con una spiegazione logica. E se il Male si trova fuori ma anche dentro di noi il pericolo è lo sgretolamento delle certezze e una paura indefinita e spaventosa senza scampo. XY insieme sono i cromosomi maschili, ma rappresentano anche la donna (X) e l'uomo (Y). In questo caso sembrano anche voler sottolineare le due versioni, quella scientifica-psicologica e quella spirituale-religiosa di una vicenda di per sé inspiegabile che trascina in un turbine mediatico e in un vortice verso la follia i pochi abitanti di San Giuda. Link rimosso
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