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lunedì 4 luglio 2011
Vasco Rossi - Il Mondo Che Vorrei
Ancora prima che questo album uscisse, aveva già venduto 350mila copie in prenotazione e il suo autore aveva già due sold out assicurati allo Stadio Olimpico e altrettanti a San Siro. Se nella musica contassero solo le cifre, ci potremmo anche fermare qui, levandoci il cappello davanti a una popolarità senza eguali nel mondo della canzone rock italiana. Ma le recensioni si fanno dopo aver ascoltato i dischi di cui si vuole parlare e Il mondo che vorrei, il nuovo album di Vasco Rossi, non suona granché bene.
Il Blasco nazionale, comprensibilmente, è andato sul sicuro, affidandosi al suo storico gruppo di autori/produttori (Tullio Ferro, Gaetano Curreri e Guido Elmi) e il nuovo disco suona inequivocabilmente alla Vasco. D'altronde lo dice lui stesso: "E' sempre lo stesso rock, solo suonato meglio". Sarà, ma i nuovi brani comunicano una sensazione di stanchezza, mancano del guizzo, nei testi o nella musica, che in passato ha reso memorabili canzoni come Albachiara, Siamo solo noi, Vita spericolata, Liberi Liberi e almeno una decina di altri pezzi che hanno fatto la storia. Obiezione possibile e legittima: il più "nuovo" dei quattro titoli citati risale a diciannove (diciannove!) anni orsono. Ma proprio qui sta il problema: qual è stato l'ultimo album di Vasco Rossi a lasciare veramente il segno? Negli ultimi dieci anni (ma forse anche prima, dai tempi dei trionfi negli stadi subito dopo Italia '90) Vasco si è dimostrato sempre più bravo a costruire e solidificare il suo mito e sempre meno decisivo quando si trattava di scrivere canzoni. Quanti sono i brani del nuovo album che fra cinque anni potranno essere annoverati tra i suoi classici? Probabilmente nessuno. Eppure gli stadi continueranno a riempirsi e gli album a vendere a carrettate. Lui, intanto, vive in uno splendido isolamento: per questa uscita niente interviste, solo un messaggio registrato ("tanto è tutto nelle canzoni").
Il mondo che vorrei è un album "arrabbiato e malinconico", ma la rabbia non si capisce bene a chi sia rivolta e la malinconia appare spesso fuori luogo, come in E adesso che tocca a me, ("E adesso che sono arrivato fin qui grazie ai miei sogni, che cosa me ne faccio della realtà?"). Vedi tu: hai 56 anni, sei miliardario, vivi facendo il musicista e i tuoi fan ti adorano. Vedi tu. Anche un pezzo come Cosa importa a me (cantato simil-rap e chitarre a tremila all'ora), lodevole tentativo di distaccarsi dai cliché musicali del suo autore, cade su un testo che snocciola perle come "Dimenticare non è facile ma perdonare è più difficile". A salvarsi è il Vasco più confidenziale, quello più spiritoso, forse quello più sincero: quello che in Colpa del whisky ci offre, se non altro, uno sprazzo di vita vera.
La genuinità di base del personaggio non può essere messa in dubbio, ma anche la partecipazione di Slash (un altro che il meglio l'ha dato vent'anni fa) qualche dubbio lo solleva. Perché proprio lui? Qual è la ragione artistica della comparsata del chitarrista? Non si sa. Vasco si è limitato a raccontare di quando il musicista è arrivato in studio e di quanto sia stato professionale. Di chi è stata l'idea? Perché proprio Gioca con me? Non si sa. In compenso il testo è all'altezza della migliore Steve Rogers Band: "Come riempi bene quei jeans, cammini come una dei films".
Meglio pensare che questo nuovo disco sia il pretesto per tornare negli stadi e dare sul palco il meglio di sé, anche grazie a un repertorio senza eguali. Però, in fondo, il tour dell'anno scorso ha fatto il tutto esaurito anche senza album da promuovere... (Delrock)
Tracklist
1. Il Mondo Che Vorrei
2. Vieni Qui
3. Gioca Con Me
4. E Adesso Che Tocca A Me
5. Dimmelo Te
6. Cosa Importa A Me
7. Non Vivo Senza Te
8. Qui Si Fa La Storia
9. Colpa Del Whisky
10. Non Sopporto
11. Ho Bisogno Di Te
12. Basta Poco
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