Alla fine giunge per tutti il fatidico momento del best of, volenti o nolenti è un passo che prima o poi chiunque, nel mondo della musica, potrebbe affrontare per un motivo o per l'altro. Ma per i Radiohead forse ciò non sarebbe avvenuto, perché il gruppo aveva realmente intenzione di non rilasciare mai una raccolta.
Questa release infatti è stata preparata unicamente dalla EMI, senza essere approvata dai Radiohead che anzi non sono mai stati consultati per scegliere la tracklist o per avere qualche approvazione (difatti hanno espresso disappunto per l'uscita). Tuttavia, tutti i diritti di pubblicazione delle canzoni contenute in questa raccolta sono di proprietà della EMI, che è anche il motivo per cui non sono presenti brani dall'ultimo disco avendo terminato il contratto con la label nel 2004.
Essenzialmente composto dalla maggior parte delle canzoni di maggior successo del gruppo, vi sono anche brani che hanno avuto minor successo commerciale e altri più "di nicchia" ed un paio di b-sides. Parallelamente verrà presto distribuito un DVD contenente anche 21 video musicali (di cui 9 già rilasciati per la prima volta su DVD).
Riassumiamo ora la carriera dei Radiohead - se invece la conoscete già o non vi interessa, saltate il passo e andate alla conclusione.
In quella ridente cittadina d'Inghilterra che è Oxford, nota ai più per l'università e le taverne, nel lontano 1989 cinque ragassuoli cresciuti ascoltando gruppi come gli Smiths, i Pink Floyd, gli U2, i R.E.M., i Talking Heads ecc. decisero di formare un gruppo con cui esprimere tutto il proprio potenziale musicale. Costoro erano Thom Yorke, Johnny Greenwood, Ed O' Brian, Colin Greenwood e Phil Selway; scelsero come primo nome On a Friday, ma fortunatamente decisero di cambiarlo poco dopo in Radiohead, in onore di una canzone proprio dei Talking Heads (Radio Head, per l'appunto), prima di entrare in studio e incidere qualcosa.
Dopo qualche brano pop/rock senza sapore e inventiva, Yorke & soci acqusirono maggior esperienza per il debutto ufficiale su disco. Siamo in piena epoca britpop e viene così rilasciato, nel 1993, il fatidico Pablo Honey, disco divertente anche se discontinuo e dallo stile ancora acerbo. Molti pezzi comunque diventano un successone, su tutti la famosa Creep con il suo alternare placidi arpeggi e riff distortissimi nel chorus (ed il testo simbolo di una generazione segnata dal disagio adolescenziale); oppure la grintosa e melodica You, o la sbarazzina ma sopravvalutata Anyone Can Play Guitar. Altri pezzi però cadono nel dimenticatoio.
Non accadrà lo stesso con il successivo The Bends (1995). Nel periodo intercorso fra i due album, oltre a rilasciare un pregevole EP (basato sul singolo My Iron Lung), i Radiohead acquisiscono la definitiva maturità e consolidano il proprio stile, divenuto molto ricercato e significativo, capace sia di momenti malinconici ed evocativi in ballate come High & Dry e Fake Plastic Trees o nella famosa Street Spirit [fade out], sia di momenti più energici e decisi in pezzi come Just. Anche qui c'è una buona selezione di brani di successo, come Planet Telex o la titletrack The Bends.
E' la consacrazione per il gruppo, che diventa inoltre seminale in patria (e non) influenzando una miriade di artisti britpop e rock alternativo. Questo aspetto trova la sua maggiore enfasi nel 1997 con Ok Computer, evoluzione significativa nella discografia dei Radiohead che sviluppano il proprio stile implementandovi tratti maggiormente psichedelici, effettistica di contorno, atmosfere sempre più alienanti, maggiore versatilità stilistica; pezzi come l'allucinogena Paranoid Android, la triste Exit Music, la dolce Let Down o la straniante Airbag diventano dei classici, ma su tutti svetta la storica Karma Police, uno dei brani più famosi di sempre del gruppo. Ma anche canzoni come No Surprises o Lucky si ritagliano un proprio posticino al Sole.
Ormai è un successo per il gruppo di Oxford che diviene una sorta di status simbolo all'interno del panorama rock/pop britannico e nel mondo alternativo. I cinque, però, invece di adagiarsi sugli allori, stupirono tutti nel 2000 pubblicando Kid A, che fin dall'iniziale Everything in Its Right Place mostrava un radicale cambiamento, un ribaltamento totale della loro musica che ora passava ad un impianto elettronico cupo e minimale, influenzato dalla musica ambient, dallo sperimentalismo teutonico, da certi concetti progressisti - ma soprattutto, anche in brani leggeri e candidi come How to Disappear Completely, impregnato di una malinconia di fondo mai così forte. Fra i pezzi che ottengono maggior notorietà vi sono l'alienante Idioteque (storico il video) o la famosa The National Anthem. Il disco genera sentimenti ambivalenti: c'è chi grida al capolavoro, sia per partito preso perché i Radiohead son tanto bravi a prescindere, sia intravedendone i reali meriti; c'è chi invece lo stronca, sia per partito preso perché i Radiohead son tanto brutti a prescindere, sia perché il disco è molto più ostico e meno accessibile dei dischi precedenti (niente più hit come Creep, che nel frattempo è stata ripudiata dal gruppo perché molti lo conoscevano solo come "ah, ma son quelli di Creep" nonostante la successiva pubblicazione di due validi album).
Assieme a Kid A vennero inoltre registrati altri brani, ancora più cupi: alcuni sempre dalla forte connotazione elettronica come Pyramid Song, altri in prevalenza più costituiti dal resto della strumentazione come Knives Out, alcuni con anche maggiori aperture jazzistiche. Vennero pubblicati l'anno successivo nel controverso Amnesiac. Inutile dire che anche in questo caso chi cercava la melodia facile rimase fortemente deluso, visto che l'album era davvero depresso e minimale, nonostante un certo relativo successo fra i sostenitori del gruppo in brani come I Might Be Wrong. E via di seguito: i Radiohead sono dei gran geni, i Radiohead sono dei gran buzzurri, i Radiohead sono cool, i Radiohead sono una lagna, a seconda di come girava la moda fra pubblico e critica giornalistica.
Il gruppo proseguì poi la sua avventura nel 2003 con Hail to the Thief, tentativo di sintesi di brani maggiormente pop/rock melodici e di gran classe e di brani elettronici più oscuri, sempre immergendo il tutto in un contesto fortemente malinconico, dal quale vengono estratti come singoli canzoni come l'intensa 2+2=5, la nostalgica There There o la morbida Go to Sleep.
Poi le beghe contrattuali, In Rainbows e la nota e discussa vicenda della sua distribuzione via Internet che solo il tempo giudicherà definitivamente.
Tutti i brani menzionati sono stati scelti per questa raccolta, assieme a Talk Show Host (presente nel cd del singolo Street Spirit) e ad una registrazione live di True Love Waits (presente inedita nel live I Might Be Wrong: Live Recordings).
Il punto è che la pubblicazione suona un po' superflua: troppo diversi i dischi dei Radiohead per essere semplicemente riassunti in una compilation senza perdere parte del fascino insito nella loro evoluzione, troppo inadatto il gruppo ad essere preso a pezzi e riproposto in versione sminuzzata. I Radiohead sono un gruppo da dischi, non da singole canzoni, per dirla tutta. Prenderne qualcuna a caso tralasciando il resto può essere molto superficiale e trattare in maniera incompleta il gruppo.
Magari per un novizio che non conosce ancora il gruppo questa compilation risulterà lo stesso una buona introduzione al gruppo, in fondo ci sono i brani di maggior successo e più melodici, quelli della prima parte di carriera, con la quale assaporare diversi pregevoli esempi di rock e pop Made in Oxford™ (praticamente metà The Bends, e la sempre popolare Creep); e ci sono anche un po' dei brani del periodo più sperimentale a testimoniare l'altra parte della discografia del gruppo. Ma non essendo i Radiohead, come già detto, un gruppo da singole canzoni, più che questa iniziativa è il reperimento di ciascun album che diventa imprescindibile per farsi un'idea sulla formazione ed imparare a conoscerla e apprezzarla (o dispiacerla, ognuno hai i suoi gusti).
Inoltre, se come come accennato ad inizio recensione i Radiohead non hanno avuto voce in capitolo, questa pubblicazione non offre neanche un assaggio degli intenti originali che avrebbe il gruppo se dovesse per davvero decidere di selezionare alcune canzoni.
Inutile dire che per chi già conosce il gruppo non c'è alcun motivo di acquistare questa raccolta, neanche per i brani "fuori LP" che comunque chiunque, se non in possesso del singolo e del live prima menzionati, nell'era dell'informatizzazione e dei p2p sicuramente avrà già reperito tramite mezzi alternativi, per non spendere venti testoni per soli due brani.
Il voto in definitiva conta poco, sta a voi scegliere se tentare un primo approccio col gruppo tramite questa release, più utile però alla label per raggranellare qualche spicciolo che al gruppo stesso per offrire una testimonianza in breve della propria carriera, oppure affrontare l'intera discografia.
Intanto i Radiotesta stanno lì, ad Oxford, trasandati, per i fatti loro, mentre riflettono sui risultati della loro mossa di distribuzione scelta l'anno scorso, inventano nuovi enigmi da pubblicare sul loro bizzarro sito personale (Dead Air Space) come anticipazioni del loro prossimo lavoro e ripensano ai frutti di oltre quindici anni di carriera. (Rockline)
Tracklist:
CD1:
1. Just
2. Paranoid Android
3. Karma Police
4. Creep
5. No Surprsises
6. High and Dry
7. My Iron Lung
8. There There
9. Lucky
10. Fake Plastic Trees
11. Idioteque
12. 2+2=5
13. The Bends
14. Pyramid Song
15. Street Spirit (Fade Out)
16. Everything in Its Right Place
CD2 (bonus edizione limitata):
1. Airbag
2. I Might Be Wrong
3. Go to Sleep
4. Let Down
5. Planet Telex
6. Exit Music (for a Film)
7. The National Anthem
8. Knives Out
9. Talk Show Host
10. You
11. Anyone Can Play Guitar
12. How to Disappear Completely
13. True Love Waits (live in Los Angeles, 2001)
http://www.myspace.com/radiohead
http://www.filesonic.it/file/1573633/radiohead2cd.rar
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