Non giriamoci tanto in giro: “Senza titolo” è un disco meravigliosamente noioso. Luca Carboni è un noioso di talento. Lo è sempre stato del resto e non si capisce perché alla bella età dei quasi cinquant’anni dovrebbe cambiare il suo modo di essere e di comporre le canzoni. Così chi è già sintonizzato sulle frequenze del cantautore bolognese troverà in questo nuovo lavoro molti degli spunti che ne hanno fatto le fortune e verranno rassicurati da un complessivo buono stato di salute compositivo. Al contrario, per quanti non hanno mai trovato attraente il suo strascicato incedere non sarà questo il giro che farà loro cambiare opinione.
Le carte sono in tavola, quindi poi non si rinfacci che è un disco lento a tratti molto lento, che è sempre la stessa roba, che non cambia proprio mai, che rasenta l’inutile e senza senso, che – stringi stringi - è noioso: per l’appunto. E certo che è sempre quella roba lì. E certo che i temi sono sempre i soliti. E certo che forse si stava meglio ieri. E certo che però forse staremo meglio domani.
Luca Carboni molto del meglio di sé lo ha già dato ma la capacità di scrivere canzoni non l’ha persa per strada e nel tempo. Non ha perso neppure l’animo tormentato e insofferente che lo porta a cercare e a sognare una via e una vita sempre diversa e sempre migliore rispetto a quella banalmente tapina alla quale non riusciamo e a volte non vogliamo sottrarci come descritto in “Non finisce mica il mondo”, il pezzo che ha il compito di presentare “Senza titolo”. Lo stesso animo che lo porta in “Riccione-Alexander Platz” a volgere lo sguardo indietro fino agli anni ottanta e a rimanere deluso dal cammino fin qui fatto da tutta una generazione, da tutta una società. Ma Luca è soprattutto cantore minimalista, delle piccole cose, delle pieghe del privato più che dei rumori del pubblico, non ha l’indole e il fisico del capopopolo, i suoi racconti non avanzano con la sicumera degli slogan urlati ma piuttosto per sentimenti confusi e inespressi. Quindi sono apprezzabili la intima, commovente e dal titolo più che esplicativo “Madre” e “Senza strade” dove il tenero rapporto è con il padre. “Fare le valigie” e “Cazzo che bello l’amore”, i due singoli sin qui usciti, sono due belle canzoni che hanno il gran pregio delle canzoni pop: semplicità e orecchiabilità.
Ho molto apprezzato la produzione in minore, essenziale e senza orpelli a vestire il pop con un abito semplice a volte dimesso ma a suo modo elegante lasciando a chi ha l’onere e la schiavitù del successo a ogni costo gli effetti speciali e i super ospiti. Ho molto apprezzato i cinque anni di silenzio trascorsi dall’ultimo disco di studio “…le band si sciolgono”, quando non si ha nulla da dire meglio stare zitti. Ho molto ma molto apprezzato “Musiche ribelli”, il personale omaggio di Luca ai cantautori che ascoltava alla radio e con i quali si è formato ed è cresciuto. Ed ho apprezzato “Senza titolo” che pur non essendo un capolavoro riesce a farsi ascoltare bene fino in fondo.
Tracklist
1 “Non finisce mica il mondo”
2 “Provincia d’Italia”
3 “Fare le valigie”
4 “Per tutto il tempo”
5 “Cazzo che bello l’amore”
6 “Senza strade”
7 “Riccione-Alexander Platz”
8 “Liberi di andare”
9 “Una lacrima”
10 “Madre”
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http://www.filesonic.com/file/r000216945/2036390131/LC-boni_-_ST11.rar
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