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mercoledì 21 settembre 2011

Nicolas Winding Refn – Bronson

Locandina Bronson

Un film di Nicolas Winding Refn. Con Tom Hardy, Kelly Adams, Katy Barker, Edward Bennett-Coles, June Bladon, Amanda Burton, China-Black, William Darke, Anna Griffin, Matt King, James Lance, Matt Legg, Brendan McCoy, Jane McLennan, Juliet Oldfield, Jonathan Phillips, Hugh Ross, Dean Spicksley, Joe Tucker. Azione, Ratings: Kids+16, durata 92 min. - Gran Bretagna 2008.

Ostinatamente devoto alla violenza, Michael Peterson – in arte Charles Bronson - non riesce a tenere sotto controllo il suo egocentrismo. E così, dopo un’infanzia trascorsa tra le mura di una casa piena d’amore, il ragazzo cresce collezionando bravate di poco conto. Una volta diventato grande, muscoloso e forzuto, dopo l’ennesima prepotenza, viene rinchiuso per sette anni in carcere. Nella cella, tra una scazzottata al secondino e un morso ai colleghi più miserevoli, diventa il prigioniero più famoso d’Inghilterra: un carcerato eccentrico e sbiecamente intelligente che non ha mai ucciso nessuno ma vive da trent’anni in totale isolamento.
La regia di Nicolas Winding Refn scompone la vita di Bronson in quadri artefatti, esteticamente ineccepibili. Ogni dettaglio della scenografia si lega con cura maniacale ai movimenti degli attori, così come la scelta dei colori segue scrupolosamente i dettami di un perfetto equilibrio cromatico. L’impatto visivo è notevole, soprattutto nelle scene in cui Tom Hardy – sovraccaricato di massa muscolare e pazzia – dimostra tutta la potenza del suo narcisismo deviato. Ben oltre misura e discrezione, il film si divide in tre parti ambientate in tre luoghi diversi: il palcoscenico di un teatro, il mondo esterno e la cella d’isolamento. Attraverso gli spostamenti tra questi spazi dell’anima, l’uomo si trasforma fino a divenire un prodotto, da deridere o denigrare, ma con il quale è bene scontrarsi.
Incorruttibile (la sua morale non prevede l’omicidio, punizione che ritiene giusta solo per i pedofili) e arguto artista della violenza, il personaggio che esce dal racconto di Refn è, più che un criminale, un anarchico pubblicitario che riesce a vendere se stesso come ‘brand’, meglio di qualsiasi rappresentante in giacca e cravatta. Mettendolo su un palcoscenico a parlare di sé, il regista sceglie di porre l’attenzione sull’aspetto più intellettuale di Bronson, perché l’uomo che si nasconde dietro a sputi e pugni è molto più interessante. Scrittore, pittore, esteta, pur di diventare famoso, avrebbe sacrificato ogni cosa ma mai per il solo gusto di fare del male agli altri.

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