Da più di vent'anni una dolorosa faida lacera la famiglia Hult: Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un'eredità molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizione di due ragazze risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso paesino di Fjallbacka, sulla costa occidentale della Svezia invasa dai turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti dopo l'omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i resti di due scheletri. La calda estate di Erica Falck e Patrik Hedstròm, che presto avranno un bambino, viene cosi sconvolta da un'indagine che, in un'angosciosa lotta contro il tempo, cerca di sviscerare i meccanismi della seduzione del potere, sfidando la malevolenza di una piccola comunità di provincia carica di segreti. In questo secondo episodio della serie di Erica Falck, Camilla Lackberg si conferma maestra nel tessere gli intrighi di una società chiusa, dove l'apparenza conta sopra ogni cosa e scoprire cosa accade realmente nella vita degli altri si rivela un'impresa alquanto complessa.
Dopo l’esordio sorprendente de La principessa di ghiaccio, un nuovo thriller di Camilla Läckberg. Stessa ambientazione, Fjällbacka, l’incantevole villaggio sul mare a più di 500 km da Stoccolma che l’attrice Ingrid Bergman aveva scelto come dimora, quando ritornava in Svezia. Stessi personaggi principali, con qualche sviluppo nelle vite private: il poliziotto Patrik Hedström e la scrittrice Erica Falck vivono insieme e aspettano un figlio, dopo che Erica ha guadagnato parecchio con il libro che ha scritto sulla morte dell’amica Alexandra (il caso al centro de La principessa di ghiaccio); la sorella di Erica, Anna, si è separata dal marito violento; gli altri poliziotti, ad esclusione di Martin, valido aiuto di Patrik, sono sempre degli scansafatiche con scarso intelletto.
L’inizio è brusco e spezza l’atmosfera idilliaca di un’estate straordinariamente calda: un bambino di sei anni esce per giocare la mattina presto, spingendosi in un luogo dove i genitori gli hanno espressamente proibito di andare, e trova una ragazza morta.
È nuda, accanto a lei c’è solo una borsetta rossa. Il peggio è che, quando arriva la polizia e sposta il cadavere, vengono alla luce - sotto di lei - due scheletri. Le indagini rivelano che la ragazza che è stata assassinata ora è tedesca, la sua compagna di viaggio sa solo che aveva qualcosa da fare a Fjällbacka, ma non ha idea di che cosa si trattasse. La cosa più strana è che il corpo della ragazza uccisa rivela le stesse molteplici fratture ossee dei due scheletri che sono quelli di due ragazze scomparse nel lontano 1979.
Che cosa mai poteva collegare le tre morti? L’assassino era sempre lo stesso? E come era possibile? Era qualcuno che era stato in prigione per più di vent’anni ed ora, di nuovo in libertà, aveva ripreso a colpire?
C’è un forte contrasto, nel romanzo della Läckberg, tra l’atmosfera estiva - tira aria di vacanza, fa caldo, le imbarcazioni dei turisti attraccano nel porto, la gente prende il sole nei giardini, si organizzano grigliate all’aperto - e quella cupa, quasi claustrofobica, delle dimore degli Hult, intorno a cui ruoterà la vicenda. Perché gli Hult erano stati coinvolti, nel 1979, nel caso delle ragazze scomparse: Gabriel Hult aveva detto alla polizia di aver visto suo fratello Johannes in auto con una delle ragazze. In seguito Johannes si era suicidato: era sembrata un’ammissione di colpevolezza, moglie e figli (era stato uno dei bambini a scoprire il corpo del padre penzolante da una fune) ne erano usciti distrutti. Strana famiglia, quella degli Hult, o complessa, quantomeno. Il vecchio Ephraim, conosciuto per le sue prediche infiammate, “usava” i due figli, Gabriel e Johannes, come guaritori. I due bambini pareva avessero capacità taumaturgiche nelle mani, guarivano gli ammalati. Finché, ad un certo punto, avevano perso questo loro “dono”- Johannes ne aveva sofferto molto, non si era mai del tutto rassegnato.
Sia nel passato sia nel presente correnti oscure serpeggiano tra i membri della famiglia: ci sono gelosie tra le donne (la vedova di Johannes era stata il grande amore di Gabriel), gelosie retroattive tra i fratelli Hult (Johannes era stato il preferito del vecchio Ephraim), rancori covati da parte degli orfani di Johannes, invidie tra cugini. E poi c’è il “troppo” buono figlio maggiore di Gabriel, Jacob, a cui il nonno ha donato il midollo perché guarisse dalla leucemia… Intanto, mentre Erica porta stancamente avanti la gravidanza, mentre ospiti più o meno sgraditi le invadono la casa, mentre appare chiaro che la sorella attira sempre gli uomini sbagliati, un’altra ragazza scompare. A questo punto è urgente cercare di capire chi, come, perché tutto questo stia succedendo. Va senza dire che la spiegazione è nei segreti della famiglia Hult.
Leggendo Il predicatore abbiamo l’impressione di leggere uno dei gialli di Agata Christie, un giallo della “camera chiusa” un poco ampliato, perché il possibile colpevole è in una cerchia ristretta, pur restando l’enigma dell’intervallo di anni tra le prime morti e quella recente. E naturalmente le indagini sono aiutate (direi addirittura “speziate”) dalle analisi del dna: se ne possono vedere delle belle, in una famiglia, anche se è così religiosa come quella degli Hult. Quello della Läckberg è un romanzo che, più che sulla trama, poggia sull’ambientazione: la Svezia decentrata che ci rappresenta, con una buona dose di fanatismo religioso e un certo qual provincialismo, con una cupezza familiare che pare riflettere le lunghe ore di buio, ci attrae proprio per la sua diversità da quella di libertà e tolleranza che è nel nostro immaginario.
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