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martedì 27 dicembre 2011

The Czars - Goodbye

Goodbye

Vengono da Denver gli Czars, ma ascoltando la loro musica con la memoria non si può far altro che andare alle nebbiose atmosfere londinesi, per vie notturne in cui la pioggia sembra non smettere mai di cadere e le nostre anime si perdono e si disperano alla ricerca di un eterno abbandono. Non è l'eterea e sublime voce di Elizabeth Frazer quella che accompagna queste affascinanti melodie musicali, ma quella calda e avvolgente di John Grant, vocalist ed autore di quasi tutti i brani degli Czars, band che ha ben da spartire con gli scozzesi Cocteau Twins: fu, infatti, grazie all'interessamento di Simon Raymonde, bassista dei Cocteau, che ebbero la chance produttiva per il primo album "Before... But Longer" nel 1998 per l'etichetta londinese Bella Union, ma che vide la luce (almeno in Europa) solo nel 2000, a causa di alcune incomprensioni proprio con Raymonde che si aspettava un suono più "americano". Seguì poi il valido "The Ugly People vs. Beautiful People" nel 2001, fino a giungere a questo "Goodbye" nel 2004, profetico sin dal titolo, infatti pochi mesi dopo l'uscita dell'album la band si è quasi dissolta, lasciando l'unica luce guida nello stesso Grant, ora circondato da turnisti contribuiscono a mantenere, oltre al nome, anche le scintillanti note musicali. Le canzoni di questo album sono dei gioiellini incastonati nella corona di poesie composte da altri "eroi" quali Nick Drake, Tim o Jeff (fate voi) Buckley, in cui si mescolano dolci note acustiche ad influenze di vario genere. Si va quindi dalla triste delicatezza del pianoforte dell'"Intro" alla title-track ("Goodbye goodbye goodbye - I love to see you fade and die - I love to see you kicking, screaming as you try to reach the sky") alle atmosfere progressive che ricordano i Porcupine Tree in "I Am The Man", in cui si respira un'aria di riscatto ("I’m not just a man - I am the man you can’t have - I need something else - You are the one who can’t help"), oppure alle note tex-mex à la Calexico di "Paint The Moon", ai malinconici struggenti violini tzigani di "L.O.S." ("I want you to remember me - For things I never did - ‘Cause none in this world deserves - To see my happiness") o all'aria fumosa jazz blues di "Little Pink House" e "I Saw A Ship". Insomma non vi sono pezzi fuori posto in questo album che merita di essere ascoltato dall'inizio alla fine che arriva con un pezzo potente come "Pain", che riversa fuori tutta la rabbia in un colpo solo ("And if you think you need more pain - You can get all that you need - You can get it all for free - Just keep doing what you are"). Sperando che la creatività di John Grant continui a proliferare e a dispensare brani della stessa levatura, nell'attesa di un degno successore di "Goodbye", va segnalata l'uscita di "Sorry I Made You Cry", una interessante raccolta di cover, alcune nuove, molte già edite come b-sides, dalle quali consiglio due perle come "My Funny Valentine" e "Song To The Siren". (Debaser)

Tracklist
1 “Los”
2 “Trash”
3 “Bright black eyes”
4 “Hymn”
5 “Goodbye”
6 “I saw a ship”
7 “Paint the moon”
8 “Pain”
9 “I am the man”
10 “My love”
11 “Little pink house”

http://www.myspace.com/theczars

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