Impaurite e remissive, Shelley e sua madre sono abituate a subire: dal padre che le ha abbandonate scappando con una ventenne, dalle compagne di scuola che con le loro violenze hanno rovinato il volto di Shelley, dai colleghi di lavoro della madre. Per questo decidono di ritirarsi in una tranquilla casa di campagna lontana da tutto e da tutti: in fondo sono topi e i topi hanno bisogno di un nascondiglio per sottrarsi agli artigli dei gatti. Ma una notte un balordo entra in casa, le lega e le minaccia per ore. La rabbia per l'ennesimo sopruso fa esplodere in Shelley una ferocia mai provata: la ragazza riesce a liberarsi, insegue il ladro e lo pugnala fino ad ammazzarlo con l'aiuto della madre. Nello spazio di una notte, le due donne si trovano trasformate da vittime in carnefici. Da topi in gatti. In un crescendo sbalorditivo di colpi di scena, madre e figlia decidono di seguire il nuovo corso degli eventi. Fino a che punto saranno disposte a spingersi per occultare l'omicidio e restare impunite?
Fino a che punto un uomo o una donna, possono sopportare le ingiustizie e le vessazioni altrui? Quando arriva il momento fatidico in cui il cervello smette di subire e inizia a reagire?
Shelley ha quindici anni e sa già di essere un topo. Sa che il suo mondo si divide in due: da una parte ci sono i gatti, quelli che rincorrono, aggrediscono, approfittano delle debolezze di chi li circonda. Dall’altra ci sono i topi, come lei e sua madre, “nati ad aram”, nati per essere vittime, uniti nella “Fratellanza del topo”. I topi come lei devono fare solo questo: stare immobili, sperare di non essere visti, sgattaiolare via lungo il battiscopa cercando un posto sicuro dove nascondersi.
Shelley, alla sua età, conosce un solo modo per affrontare le angherie delle sue ex amiche, schiacciarsi contro il muro della scuola e sparire. Prima della trasformazione lei, Teresa, Emma e Jane erano amiche del cuore, poi all’improvviso loro tre sono cambiate mentre Shelley è rimasta la ragazzina ingenua di sempre. Hanno tagliato i capelli e li hanno colorati con tinte vivaci, hanno smesso di studiare e di dar retta ai professori, ma soprattutto hanno iniziato a molestare quella loro amica rimasta un po’ bambina, con la solita frangetta, i brufoli e i chili di troppo. All’inizio Shelley aveva dovuto subire solo gli insulti e le prese in giro, ma brevemente la violenza fisica aveva sostituito quella verbale in un’escalation che l’aveva letteralmente scioccata e sopraffata. Dal diario di Shelley:
Settembre: Teresa mi ha dato un pugno in faccia nel bagno delle ragazze. Continuava a uscirmi sangue dal naso. Ho detto alla mamma che ero caduta in corridoio… mi hanno inchiodato a terra e Teresa mi ha alzato la camicetta e il reggiseno e ha fatto un video con il telefonino.
Sua madre, Elizabeth, non deve sapere. Dopo quindici anni di matrimonio il marito, un avvocato d’assalto, ha lasciato la famiglia ed è andato a vivere in Spagna con una ragazza di venti anni più giovane, lasciando le due donne in un mare di guai. Elizabeth ha trovato un lavoro sottopagato in uno studio dove viene sfruttata, la sua unica consolazione è quella di aver venduto la sua villetta a schiera di Londra, il ”domicilio coniugale” testimone della separazione, per comprare un cottage in aperta campagna, a Honeysuckle, lontano da tutti i brutti ricordi del passato. Prima che Shelley confessi a sua madre le brutali torture che le sue amiche le infliggono, la situazione dovrà precipitare. Prima che madre e figlia riescano finalmente a trovare un po’ di equilibrio per vivere serene nel loro cottage, curando l’orto e suonando la musica classica che adorano, dovranno passare per l’ospedale, i tribunali e le continue mortificazioni. Dopo tutto sono topi, come potrebbe essere altrimenti?
Il giorno del suo sedicesimo compleanno Shelley si sente come un bocciolo di rosa fremente, pronto a sbocciare. Le cicatrici stanno passando e la primavera sta per arrivare, ma un nuovo incubo sta per affacciarsi nella sua vita e in quella di sua madre: sarà l’ultimo sopruso.
Legata mani e piedi nel salotto di casa sua, mentre osserva da vicino la crudeltà e l’orrore nel volto di un tossico che sta frugando tra le sue cose, pronto a ucciderle senza neanche rendersi conto di ciò che fa, Shelley finalmente capisce. Capisce che la cultura e l’arte non rendono gli uomini più nobili, ma sono solo uno schermo per nascondere l’atroce verità: gli uomini sono delle bestie. Quella che scatta nel suo cervello è una molla incontenibile che trasforma le vittime in carnefici e viceversa, che la rende crudele al pari o forse più degli altri, macchiando le sue mani di sangue. È questo il risultato del bullismo e delle sopraffazioni, del silenzio e del pianto represso? La violenza cieca e la pianificazione lucida della propria linea di difesa?.
Scritto in prima persona, narrato dalla voce flebile di un’adolescente che lentamente si trasforma in un grido di rabbia, passando attraverso il tipico tono di chi ha subito uno shock, questo romanzo colpisce come uno schiaffo le nostre certezze. Tra delitto e colpa, tra riscatto e vendetta, c’è un filo sottile che aspetta soltanto di essere rivelato, questo thriller ci prova e ci riesce.
Nessun commento:
Posta un commento