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venerdì 3 giugno 2011

Aaron Ralsoton - 127 Ore (2004)

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Se non bevo ogni pochi minuti mi sento debolissimo e svuotato di energia. Devo trovare il modo di sfruttare al meglio la mia riserva. Mi viene in mente qualcosa che ho letto tempo fa su una rivista specializzata. Parlava dei Tarahumara, un'antica tribù messicana che vive in una zona montagnosa e desertica. Si diceva che i guerrieri fossero in grado di correre fino a 80 chilometri al giorno senza portare con sé alcuna scorta di acqua. Il loro segreto era quello di camminare riempiendosi la bocca d'acqua alla partenza di una delle loro maratone nel deserto, senza mai ingoiarla. Questo assicurava che l'umidità continuasse a irrorare i polmoni anche per ore. Mantenendo un ritmo che non li facesse sudare, erano in grado di ridurre al minimo la disidratazione. Penso che valga la pena provare. Mi riempio la bocca e riprendo a camminare. Mi accorgo, incredibilmente, che la cosa funziona. Ora riesco anche a respirare meglio e sento di faticare molto meno rispetto a prima. Ho trovato il modo di conservare il più a lungo possibile la mia preziosa riserva di acqua al brandy.
La storia di Aron Ralston, ingegnere americano e scalatore per passione, ha qualcosa di straordinario e leggere la sua autobiografia ci mette di fronte al reale significato di istinto di sopravvivenza. 127 ore è diventato anche un film con James Franco candidato a cinque premi Oscar. Il 26 aprile del 2003 Aron Ralston rimane intrappolato in un canyon con un masso pesante quasi un quintale che gli blocca il braccio destro su una parete di roccia. Aron Ralston è un escursionista esperto, vive la montagna e le arrampicate da quando è un ragazzo. Ma questa volta ha commesso un terribile errore. Non ha informato nessuno della sua destinazione. E per questo motivo nessuno potrà correre in suo soccorso. Inizia una lunga convivenza con il dolore, la sete e la fame. Con il freddo che dinotte non gli concede tregua. Aron ha con sé un'ottima attrezzatura da escursione, una mini videocamera e una macchina fotografica digitale. Uno zaino da tre chili che non abbandonerà mai e che risulterà importantissimo per la sua sopravvivenza. La telecamera e la digitale diventano il diario di bordo di Aron, un materiale indispensabile per la perfetta ricostruzione di questa incredibile avventura. Un uomo intrappolato da una natura più forte, deve scegliere la giusta "opzione" per salvarsi la pelle. I tentativi di Aron di sgretolare il pesante masso che gli blocca il braccio destro e gli sforzi impiegati per spostarlo si risolvono in un niente di fatto. Intanto il suo organismo diventa sempre più debole, denutrito e disidratato. Anche se in alcuni frangenti soffrirà di allucinazioni, sarà proprio la sua lucidità, la sua razionalità nei momenti più critici a salvargli la vita. Forse la sua formazione scientifica ha avuto la meglio. C'era da prendere in considerazione quale opzione poteva liberarlo dal masso. Se non porprio tutto il suo corpo la maggiorparte di esso. L'auto-amputazione del braccio è stata la sua decisione finale. Hanno fatto il resto il suo coraggio, la sua bravura come scalatore (con un braccio amputato deve compiere una discesa di due ore) e la tempestività dei soccorsi. Le pagine sono dense, non accusano cedimenti, sei giorni di battaglia tra l'uomo e la roccia, un protagonista che vince la sua sfida.

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