A Vigata c'è un agitatore di folle che di nome fa Michele Sparacino. Quando scopre che l'orologio del municipio va avanti di dieci minuti aizza i lavoratori delle cave di zolfo contro i padroni che fanno i furbi e innesca uno sciopero generale che unisce panettieri e netturbini, maestri elementari e impiegati comunali. Ma questo Michele Sparacino non esiste davvero. È il risultato della fantasia di Liborio Sparuto, un giornalista pigro e bugiardo che, per spiegare ai lettori i fatti che sconvolgono Vigata, non trova di meglio che inventarsi questa imprendibile figura di fuorilegge. E però c'è anche un Michele Sparacino in carne e ossa, nato "alla mezzanotti spaccata tra il tri e il quattro di ghinnaro" del 1898. Puntualmente nel posto sbagliato al momento sbagliato, il poveretto passa la vita a scontare sulla propria pelle le bugie di Sparuto, schivando gli atroci scherzi del destino che lo porteranno fino a Caporetto, sempre inviso a commilitoni e comandanti.
La tragicommedia delle vere e false identità e degli scherzi del destino risplende in tutta la sua amara comicità nelle pagine di questa breve e magistrale storia di Andrea Camilleri. Una rocambolesca e fulminea incursione nella Vigata tra Otto e Novecento, in cui lo scrittore siciliano, con molta ironia, racconta un passato che spesso e volentieri diviene lo specchio di molte aberrazioni del presente.
Tutto comincia con un lieto evento: la nascita del settimo figlio di Nanà Sparacino, un contadino povero in canna con propensione alla sbronza. Al momento della denuncia del neonato all'anagrafe il padre scopre una verità fino ad allora a tutti sconosciuta: l'orologio del municipio è dieci minuti in anticipo sull'ora esatta. La voce corre ed arriva all'orecchio di un pericoloso sovversivo, Oreste Pilocco, che la utilizza per incitare allo sciopero i carrettieri del porto, convinti a richiedere la paga adeguata a dieci minuti di lavoro in più a giornata. Per solidarietà coi carrettieri, scioperano i minatori e poi gli spalloni e poi "tutti quelli che , a Vigata, annavano a travagliare a secunno delle ore che batteva il ralogio". Insomma si scatena un "quarantotto" che coinvolge direttamente il più innocente del paese: il nuovo nato il cui unico pensiero, per il momento, è succhiare il latte della madre. Accade infatti che il giornalista palermitano incaricato di scrivere sugli eventi, non riuscendo a districarsi nella ridda di notizie "che spia a dritta e a manca", finisce per fare una gran confusione sulla questione. Per togliersi d'impiccio attribuisce la responsabilità della rivolta a un fantomatico "agitatore sovversivo Michele Sparacino". Da quel momento il nome di Sparacino è associato a ogni evento straordinario che accade in paese, come i disordini in occasione della messa in onore di re Umberto I morto assassinato o l'assalto al treno partito da Caltanissetta e diretto a Catania con il suo carico di zolfo. Il fantasma del ribelle Sparacino campeggia ovunque anche se nessuno l'hai mai visto e intorno a lui fiorisce la leggenda. Di tutto fa le spese l'unico e reale Michele Sparacino, che per tutta la sua vita dovrà lottare per sopravvivere alle nefaste conseguenze di questa fortuita omonimia. Durante la visita di leva, viene riconosciuto tra i più pericolosi sovversivi da sempre ricercati dalle forze dell'ordine e, a soli diciotto anni, viene sbattuto in prima linea in una trincea del Carso. Da lì la via per Caporetto è breve: la disfatta sembra totale se non fosse per un ultimo, estremo, scherzo del destino...
Un'incredibile serie di sfortunate coincidenze segna questa storia pirandelliana, partorita dalla fantasia di un maestro della narrazione, che ancora un volta affascina con la sua capacità affabulato ria, l'abile ricorso all'immaginario popolare e alle espressioni dialettali siciliane. Una storia venata di ironia dal retrogusto amaro, che diverte ma fa anche riflettere.
Uscito nell'estate 2008 con i Corti del "Corriere della Sera", questo racconto lungo viene edito per la prima volta in un volumetto arricchito da una conversazione tra l'autore e Francesco Piccolo. Un dialogo in cui Camilleri svela i segreti del suo mestiere, racconta come sono nati i suoi libri, svela le sue passioni e si concede anche qualche considerazione sull'Italia di oggi.
Nessun commento:
Posta un commento