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martedì 31 maggio 2011

Daniel Alfredson - La Ragazza Che Giocava Con Il Fuoco

Locandina La ragazza che giocava con il fuoco

Un film di Daniel Alfredson. Con Michael Nyqvist, Noomi Rapace, Annika Hallin, Per Oscarsson, Lena Endre, Peter Andersson, Jocob Ericksson, Sofia Ledarp, Yasmine Garbi, Johan Kylén, Paolo Roberto, Georgi Staykov. Titolo originale Flickan som lekte med elden. Thriller, durata 129 min. - Svezia 2009. - Bim uscita venerdì 25 settembre 2009.

Mikael Blomkvist è tornato alla guida della rivista Millennium ed è pronto a pubblicare un numero speciale sulla piaga del trafficking, la tratta delle donne dall'Est Europa per scopi di sfruttamento sessuale. Grazie al lavoro coraggioso di un giovane collaboratore e della sua compagna, sta per fare nomi e cognomi, senza badare alla posizione sociale dei malcapitati. Ma un triplice omicidio riscrive le sue priorità, poiché la principale sospettata altri non è che Lisbeth Salander, la donna che odia gli uomini che odiano le donne, la donna che Mikael, il seduttore, non si toglie dalla testa. Convinto della sua innocenza, Blomkvist cerca di arrivare a lei prima della polizia e di un terribile gigante biondo, che marca la linea di collegamento tra il male politico e il male privato, nascosto nel passato personale di Lisbeth.
Cambio alla regia per il secondo capitolo della trilogia tratta dal caso editoriale di Stieg Larsson: Daniel Alfredson soppianta Niels Arden Oplev nei titoli di testa de La ragazza che giocava con il fuoco. Il materiale non gli manca, dal grandguignol psicanalitico del conflitto letteralmente di sangue tra padre e figlia, alla tensione erotica dell'indagine parallela dei due protagonisti che riescono a non incontrarsi (di nuovo alla lettera) fino all'ultimo respiro, all'intreccio propriamente poliziesco, che sfrutta la vicinanza geografica col mitico ex impero sovietico e i suoi bui segreti. I lettori lo sanno bene, che la materia scritta in questione è cibo per golosi, peccato che gli autori della trasposizione cinematografica appaiano inappetenti o, quanto meno, ospiti ingenerosi.
Film e romanzo si umiliano a vicenda, per ragioni opposte. La ricchezza di contraddizioni che fa il bello della storia, investendo tanto i due protagonisti (lui, con le sue strane regole per amare; lei, sorta di autistica geniale) quanto l'intera Svezia, società fondamentalmente democratica che contiene però sacche profonde di fanatismo e razzismo, nel film viene inspiegabilmente normalizzata, data quasi per scontata o per accidentale: si punta all'accoglienza nel club del thriller e ci si dimentica della ricerca della verità (che pure è perno del lavoro di lui e dell'essere di lei).
Alfredson sembra lavorare con un minimo di presenza solo sul corpo della protagonista, continuando il lavoro di disumano “tiraggio” dello stesso ai suoi limiti estremi: la donna che ha trasformato col ferro (dei piercing) e col colore (dei tatuaggi) un corpo inverosimilmente infantile in una macchina d'assalto si ritrova qui a metterla alla prova come mai prima, sotto i colpi dei proiettili e di una pala terminale. Roba da cinema. Ci si domanda perché snaturarla così.

http://www.fileserve.com/file/H4hkR9p

http://www.fileserve.com/file/EJcYRTK

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