“Al sole le persone sembrano sempre più belle”. Riuscire a brillare anche dopo il tramonto o, in alternativa, nei giorni più cupi, è la vera sfida. Una missione apparentemente semplice pronta a inghiottire chiunque mostri mancanza di immaginazione. Per compierla la ventiseienne attrice e cantautrice francese Stéphanie Sokolinski, in arte SoKo, rispolvera una carriera musicale cominciata dentro un armadio, esplosa in Scandinavia e messa prematuramente in soffitta per personali confusioni. Se, tuttavia, ogni cosa ha il suo tempo, non c'è momento migliore del presente per dare alle stampe quello che, solo nominalmente, è un album d'esordio, I Thought I Was An Alien.
Quindici canzoni idiosincratiche, figlie del do-it-yourself tecnologico-creativo “sostenuto” dalla saggia mano di Fritz Michaud, che rimandano al mittente ordinarie cattiverie e riflettono senza filtri sulle incongruenze dell'animo umano. Con sfacciato intimismo e deliziosa asprezza, il piglio deciso di una Cat Power e l'inventiva di una Natasha Khan. Con l'attitudine al “gioco sonoro” delle Cocorosie e un timbro sgranato e maltrattato quasi di proposito, innocente nella sua rotonda inflessione francese, a fuoco nello sciorinare confessioni oscure a ritmo di folk-pop, etereo e notturno, sereno e allo stesso tempo inquietante, furbamente rétro e minimale. SoKo non è la solita Alice indie convinta che il mondo sia un paese delle meraviglie di zucchero filato, cupcakes e tazze di tè alla vaniglia, ma una (dis)incantata superstite in grado di risultare intimidatoria in maniera quasi garbata.
Una che minaccia di morte le rivali in amore con soave innocenza (I'll Kill Her), mostra in un ossessivo-percussivo crescendo cinematografico di conoscere le tecniche dell'autodifesa fisica ed emotiva (Don't You Touch Me), rivela con divagazioni beatlesianamente rock di saper odiare (Destruction Of The Disgustingly Ugly Hate), considera strano il mondo che la circonda (I Thought I Was An Alien), ma sa anche ammettere con lucida dolcezza i propri limiti (I've Been Alone Too Long) e sciogliersi nel ricordo di un'amicizia persa (For Marlon) o è un'artista visionaria, di quelle che scelgono un mezzo espressivo per ogni idea senza concedere bis, o una psicotica in sonno. A giudicare anche dalla serie di corti da lei stessa diretti che accompagnano la musica, favole dark contemporanee dall'estetica vintage (in cui fanno capolino contributi illustri come quello di Spike Jonze nel video della title track), propenderemmo per la prima ipotesi. (Frequency)
Tracklist:
01 – I Just Want to Make It New with You
02 – I Thought I Was an Alien
03 – People Always Look Better in the Sun (Part 1)
04 – We Might Be Dead By Tomorrow
05 – No More Home, No More Love
06 – For Marlon
07 – First Love Never Die
08 – Treat Your Woman Right
09 – How Are You
10 – Don’t You Touch Me
11 – Destruction of the Disgusting Ugly Hate
12 – Happy Hippie Birthday
13 – I’ve Been Alone Too Long
14 – Why Don’t You Eat Me Now You Can
15 – You Have a Power On Me
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