Un film di Cristina Comencini. Con Claudia Pandolfi, Filippo Timi, Thomas Trabacchi, Denis Fasolo, Michela Cescon, Manuela Mandracchia, Franco Trevisi, Ippolita Baldini. Drammatico, durata 114 min. - Italia 2011.
Cristina Comencini, da sempre autrice attenta alle tematiche femminili, torna ora alla ribalta con Quando la notte, nuovo lungometraggio tratto dal suo omonimo romanzo e presentato alla 68° Mostra di Venezia, non mancando di far parlare di sé. Dapprima per l'accoglienza, tutt'altro che calorosa, della critica al film - che a più riprese ha letteralmente fischiato la pellicola durante la proiezione - e in questi ultimi giorni per la decisione da parte degli organi di censura di vietare l'opera ai minori di anni 14 per via delle tematiche trattate, a quanto pare capaci di impressionare il pubblico giovane. Pubblico giovane che, aggiungiamo noi, tra la quantità di uscite di questo fine settimana difficilmente sceglierebbe il dramma della Comencini, per una semplice questione di affinità. Oltretutto la tematica, per quanto drammatica, è attuale da sempre e tratta un argomento di cui è giusto parlare, come la Comencini del resto fa, senza oltretutto soffermarsi in modo morboso o deleterio. Ma su di un argomento spinoso come la depressione post-parto, forse, è più facile glissare che porre in atto una discussione seria. Che poi tutta questa attenzione mediatica sia andata a favore o contro la popolarità del film, lo scopriremo presto: per ora limitiamoci a parlare della pellicola in sé, delle sue qualità e dei suoi demeriti.
Marina (Claudia Pandolfi) viene dalla città e ha deciso di far trascorrere al suo unico figlio le vacanze in alta montagna, nel tentativo di migliorare le condizioni di salute del piccolo. Qui incontra Manfred (Filippo Timi), guida alpina schiva e caratterizzata da un passato familiare molto complesso e conflittuale. Marina e Manfred, a poco a poco, si conoscono e, nonostante gli attriti e le controversie iniziali, cominciano ad interessarsi l'uno della vita dell'altra, incuriositi, peraltro, dalle rispettive problematiche familiari. La donna, peraltro, sembra essere spesso preda di forti crisi per via di una maternità per certi versi 'subita' e di certo non vissuta nel migliore dei modi, che porteranno, una sera, ad un imprevisto su cui calerà il mistero. Un mistero su cui Manfred vuole vederci chiaro...
Amore e responsabilità. Un film in cerca di una vera identità, l'ultima opera della Comencini: la tematica di base è interessante da sviscerare e l'incipit convince, presentando bene i caratteri dei due personaggi e svelandone a poco a poco le problematiche come anche le motivazioni della loro 'impossibile' attrazione. Oltretutto, alle drammatiche scene di crisi di Marina fanno da contraltare dei più gradevoli e (relativamente) appassionanti quadretti familiari nelle meravigliose cornici naturali delle Alpi. Il problema sta nel suo essere un film in definire, che a poco a poco tralascia la difficile tematica dell'inadeguatezza genitoriale - risolvendola con una certa ingenuità e con una scusa tutt'altro che convincente - in favore di sprazzi da commedia di stampo televisivo e di una storia d'amore che sembra uscita da un romanzo di Nicholas Spark, più che da uno della Comencini. Il tutto condito, qua e là, da diverse uscite infelici nei dialoghi e una recitazione altalenante, o forse semplicemente spesso inadeguata. Timi, ad esempio, è sempre bravissimo, ma sarebbe forse ora di rinnovare la sua immagine di eterno imbronciato proponendogli un ruolo diverso. La Pandolfi poi, nonostante l'impegno dimostrato, non è certo Jodie Foster, e dunque le scene più drammatiche o emotivamente coinvolgenti risultano, a volte, poco convincenti. Riteniamo, inoltre, che utilizzare la complessa tematica di cui parlavamo poc'anzi come, a conti fatti, mero stratagemma per giustificare i banalissimi venti minuti finali del film (preceduti, invece, da una parte centrale ben ritmata e ricca di comprimari interessanti) in cui si (non)consuma la storia d'amore tra i due protagonisti, sia stata un'idea infelice, che quasi azzera quanto di buono si possa altrimenti ricercare nel film.
Al di là dei fischi in sala, forse troppo prevenuti e gratuiti, e di ogni altra polemica, la Comencini sembra voler dire molto al suo pubblico, perdendosi però per strada e passando dal dramma materno dalle grandi aspirazioni al dramma sentimentale assai spicciolo. Non sempre adeguatamente supportato da un impianto come si conviene, il film affonda progressivamente a causa di una guida troppo capricciosa della Comencini, che favorisce, di volta in volta, elementi diversi ma che non si sposano sempre perfettamente gli uni con gli altri. Non pessimo, ma neanche incisivo come potrebbe, Quando la notte rimane dunque impantanato in un limbo autoriale dal quale non riesce ad uscire con fermezza d'intenti.
Il voto di Pierolupo: 4/5
Che dire, a me è piaciuto molto, forse perchè amo moltissimo le montagne della Val d’Aosta e generano in me un sacco di ricordi antichi e presenti. Forse è vero che la storia ad un certo punto si perde un po’ per strada, ma quando una pellicola ti genera emozioni… non può essere un brutto film.
Nessun commento:
Posta un commento