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venerdì 6 aprile 2012

Gazpacho – March Of Ghosts

March of Ghosts

I norvegesi Gazpacho non potrebbero rinnegare le coordinate della propria musica, neppure se lo volessero: così, la loro discografia appare un costante aggiustamento di traiettorie già percorse e i cui esiti hanno già dato risultati piuttosto convincenti nel corso dei sei precedenti lavori in studio. Tuttavia la band sente evidentemente ancora il bisogno di tornarci sopra, di usare quelle vie celesti per comunicare nuovi concetti, nuove idee, attraverso una forma già opportunamente messa a punto, padroneggiata al punto tale da non presentare ostacoli al veicolo espressivo.
L’utilizzo di strategie già consolidate, non impedisce ai Gazpacho di realizzare uno degli album più ispirati della propria carriera: dopo il concept album dello scorso anno, “Missa Atropos”, un po’ sfilacciato nel racconto e nelle trame sonore, oggi tornano con un lavoro più coeso, in cui la melodia dei singoli episodi torna a brillare in modo cristallino. Questa volta siamo al cospetto di un disco concepito “a storie”, con un unico tema ricorrente: un personaggio (il protagonista), vive questa strana esperienza di visitazione da parte di fantasmi che lo “possiedono” al fine di raccontare le proprie vicende terrene. Ognuna di questa nulla ha che vedere con le altre, tranne che per il senso di malinconica memoria che profondamente viene impresso nella musica.
Colpiscono per ispirazione brani come Gold Star (una sinfonia che preferisce propendere per soluzioni minimali), la parte 2 e la parte 4 della suite “diffusa” – i suoi quattro episodi sono disseminati nel corso del lavoro – dal titolo Hell Freezes Over (contenenti alcuni fra i passaggi più maestosi e ricchi di phatos dell’intero “March Of Ghosts”), Mary Celeste (poderoso pezzo dalle sfumature psichedeliche in grado di tingersi, come accaduto tante altre volte in passato, di armonie “tradizional”: qui una aria di flauto medievaleggiante chiude le danze), Golem (mesta composizione solidamente sostenuta dalle percussioni e intarsiato con motivi mediorientali) e The Dumb (una sorta di ninna nanna al contrario, tesa più a risvegliare che a far cadere fra le braccia di Morfeo: forse l’unico pezzo nel quale i Gazpacho sembrano aver individuato un prospettiva sonora al di fuori dei loro standard). I punti di riferimento possono anche continuare ad essere individuati nei Marillion guidati da Steve Hogarth, nei Camel di album come “Dust & Dreams” o “Harbour Of Tears”, nei Pink Floyd della fase finale della loro carriera, nei no-man, mentre nei momenti più grintosi sembra prevalere l’influenza dei Muse, ma non possono essere esaustivi dell’intera gamma dei colori del quadro d’insieme, che spesso rivela anche forti influenze folk di origine bretone ma anche di più lontana provenienza (l’avere in formazione chi è in grado di farsi carico di violino e flauto ovviamente agevola). “March Of Ghosts”, analizzato all’interno del percorso dei Gazpacho, si pone come uno fra i dischi che più gode dei favori di una qualche musa benedicente: in “Missa Atropos”, c’erano ampie sezioni nei quali il ritmo cedeva il passo a meditabonde riflessioni forse un po’ troppo indulgenti all’introspezione. Ad un anno di distanza, questo velo di torpore pare essere stato sollevato, e una maggiore compattezza strumentale permette di non perdere mai il bandolo della matassa. L’ambito progressive nel quale spesso vengono immessi i Gazpacho, trova in loro una ragione di catalogazione più per lo spessore emozionale che la loro musica produce e per l’enfasi con cui questo viene rappresentato, che non per le strutture sonore quasi del tutto prive di barocchismi e virtuosismi. Come sempre la voce di Jan Henrik Ohme (frontman impermeabile a ogni divismo), nitida e incisiva pur essendo sempre morbida e “aerea”, esemplifica l’approccio di una formazione che rifugge da balzi improvvisi dall’effetto garantito.
Classificare “March Of Ghosts” come il perfetto album con cui cominciare per conoscere i Gazpacho (per non tornare sempre sugli osannati “Night”del 2007 e “Tick Tock” del 2009), mi sembra il modo più calzante per ribadire la sua valenza “riassuntiva” del loro mondo sonoro: un mondo che ha radici profonde in atmosfere cinematiche, che si sviluppa per sospensioni emozionali e che si evolve in liquide e psichedeliche digressioni, trasformandosi anche repentinamente attraverso suggestioni panoramiche. (Storiadellamusica)

Tracklist
1 Monument
2 Hell Freezes Over I
3 Hell Freezes Over II
4 Black Lily
5 Gold Star
6 Hell Freezes Over III
7 Mary Celeste
8 What Did I Do?
9 Golem
10 The Dumb
11 Hell Freezes Over IV

http://www.myspace.com/gazpachomusic

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