Un film di Mirca Viola. Con Stefania Rocca, Nicole Grimaudo, Paolo Briguglia, Diane Fleri, Claudio Bigagli, Stefano Dionisi, Giovanni Corrado, Gianmarco Pozzesco, Tobias Helmreich, Andre Watson, Nicholas Gallo, Federica Candelise, David Coco, Anna Luisa Capasa. Drammatico, durata 100 min. - Italia 2011.
Germana ha quarant’anni, una figlia e il sogno mai infranto di essere attrice. Amante annoiata e mantenuta di un avvocato ricco e coniugato, incontra Gianmarco in una corsia d’ospedale e se ne innamora perdutamente. Corrisposta con altrettanta passione da Gianmarco, ignora che l’uomo sia padre e marito e amico di vecchia data di Elisabetta, una rigida vicina di casa abbandonata dal marito e decisa a rifarsi una vita. Dentro un’estate siciliana e davanti a una tavola imbandita si incroceranno e risolveranno i loro destini.
Opera prima di Mirca Viola, L’amore fa male è una commedia sentimentale con implicazioni omosessuali e complicazioni (extra)coniugali. Indeciso fino alla fine se farsi dramma o mantenersi ottimista, il film punta il cuore come Cupido e prova ad osservarne i movimenti in quasi due ore di incontri incrociati e di vite a una svolta. In un vicolo cieco. Lo stesso infilato da un esordio debole, dove la costruzione narrativa è indiscutibilmente televisiva. Non tanto perché ogni scena ricaverà scolasticamente senso da almeno un’altra che la richiama e non soltanto perché ogni pezzo narrativo finirà prevedibilmente al suo posto, ma soprattutto per quel vizio tutto italiano di riassorbire la tragedia al cinema, di perdonare i suoi mediocri personaggi, incalliti traditori affannati a riparare il peccato con la confessione e a ricominciare da capo in seno alla famiglia. La sacra famiglia a cui importa poco capire ma tanto perdonare. Eppure Mirca Viola tenta l’intentato nel prodotto medio nazionale: mettere in scena uomini e donne senza qualità, individui della media e piccola borghesia che sembrano soccombere alla loro stessa mediocrità e al loro squallore morale, prima che materiale, dentro interni domestici, ménage stanchi, psicodrammi familiari, incomprensioni, rancori affogati nel sesso e nel letto di un amante occasionale o di uno abituale, sfruttato per denaro e trattenuto per noia. Ma l’idea non trova il linguaggio. A mancare troppo presto è il coraggio di spingere sul pedale della corruzione emotiva, decidendo più comodamente e senza rischi per l’illuminazione spirituale, le rassicuranti alchimie e la dittatura linguistica della forma-commedia. Il mal d’amore diventa così un corpo estraneo da sopprimere perché intollerabile e smisurato per il controllato cinema italiano. Che ancora una volta lascia che il soggetto (melo)drammatico scivoli sui territori più innocui del patetismo e del sentimentale.
Il voto di Pierolupo: 2/5
Ma si può fare un film più mal recitato? Poverissimo nei contenuti, lento e banale. Anche la Rocca che in genere recita non male qui fa la figura della deficiente. Non perdete tempo, sconsigliato vivamente.