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giovedì 22 luglio 2010

Lighting Dust - Lighting Dust

Lightning Dust

http://www.myspace.com/lightningdust

http://www.mediafire.com/?anaetmczkvm1cz2

Ormai folk e figli stanno facendo incetta di proseliti un po’ ovunque. Devendra aveva aperto la strada, Cat Power ne era la stella, Joanna Newsom (“Higway” potrebbe essere inserita in quel gioiello che risponde al nome di “Ys)”, nell’anno passato, ha rivelato al mondo che anche nel 2006 con un’arpa si può essere originali. Ma quel filone dai contorni vagamente psichedelici trova piena consacrazione nei lavori degli Espers. Potrà sembrare dunque facile operazione comparare i Lightning Dust a quel gruppo di Philadelphia che ha letteralmente catturato i cuori degli ascoltatori più attenti. L’equazione però non è così semplice, perché di fondo c’è una differenza sostanziale: l’approccio. Se da un lato infatti gli Espers risultano autori di un paio di album che possono definirsi sicuramente sunto programmatico di quel movimento psych-folk, i Lightning Dust sembrano più proiettati verso l’album-compitino, quello che l’alunno fa controvoglia e grazie al quale non riesce a strappare nulla più che un sei. E prontamente verrà ammonito dalla maestra per la mancata cura, il mancato impegno, con i classici ammonimenti del caso.
Ecco che cosa è questo omonimo. Un album che strizza l’occhio al lato intimista, un album che presenta caratteristiche affini ad altre migliaia di dischi e che pare inevitabilmente destinato a finire in quel pozzo senza fondo di lavori, non dico brutti, ma trascurabili sì. Avrete ben capito che qui l’originalità rasenta lo zero. E ben sapete pure che sul fatto che la Jagjaguwar non sbagli un colpo ci si potrebbe mettere la mano sul fuoco, ma effettivamente c’è la sensazione che questa volta qualcosa non torni. Amber Webber e Joshua Wells, già membri dei Black Mountain, danno alle stampe il loro debutto, dopo essersi staccati dal gruppo madre. E se nell’omonimo album del gruppo canadese erano le spinte hard-rock a farla da padrone, ora la dimensione si fa decisamente diversa. L’intimità è il fulcro. E il duo pare volercelo spiegare accompagnandoci per le vie della dolcissima “Castles And Caves”.
Piccoli bozzetti impressionisti vengono tracciati da un organo in “Listened On”, mentre il breve (e banale) pop-country  di “Wind Me Up” sa di muffa quanto pochi altri. E dispiace davvero trovarsi di fronte al teatrale incedere di “Jump In”, che non fa altro che rafforzare le perplessità, precedentemente esposte, o quando ci si imbatte in  quelle note zingare di “Heaven” che toccano i precordi dell’animo.
La qualità generale, seppur non pessima, viene messa in costante pericolo dall'ombra del "già sentito" e i dubbi di scopiazzature varie si rincorrono. Duole il cuore a sentire dischi del genere. Dischi tutt’altro che censurabili e/o stroncabili, ma che paiono lasciati al loro destino, incompiuti. (Ondarock)

 Tracklist
1. Listened On
2. When You Go
3. Wind Me Up
4. Take Me Back
5. Jump In
6. Heaven
7. Castles And Caves
8. Highway
9. Breathe
10. Days Go By





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