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mercoledì 28 aprile 2010
Midlake – The Courage Of Others
Il Voto Di Pierolupo: 4/5
http://www.myspace.com/midlake
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Non vogliamo essere accusati di plagiare i Radiohead. Penso che i Radiohead siano molto più vicini alle mie inclinazioni naturali rispetto a, che ne so, i Jethro Tull. Ascolto molto molto di più i Jethro Tull che i Radiohead in questi giorni, ma potrei scrivere dieci canzoni simili a quelle dei Radiohead prima di riuscire una che ricordi i Jethro Tull. Voglio suonare più come i Jethro Tull, ma non ci riesco proprio. E' una grossa lotta."
Questa confessione "a cuore aperto" è una buona introduzione a "The Courage Of Others", nuovo disco dei Midlake, band texana di culto e beniamini del pubblico alternativo sin dalla pubblicazione di "The Trials Of Van Occupanther", del 2006. Vien da rovinare il climax di una recensione, per dire: pur di realizzare i suoi intenti e sconfiggere le sue ossessioni, Tim Smith ha rinunciato a tutto, finanche tarpando le ali alle sue "inclinazioni". Impaludato nella bianca tunica di druido celtico, sembra quasi che abbia talmente interiorizzato l'immaginario dei suoi padri putativi da riuscirne un personaggio dei mondi evocati da questi ultimi. Va detto subito: se l'unico obiettivo dei Midlake era quello di perlomeno "assomigliare" ai Jethro Tull, probabilmente possono ritenersi soddisfatti.
"The Courage Of Others" è infatti una lunga litania ambientata tra le selve e le radure dell'Inghilterra medievale: il tutto suona limpido, sapientemente intrecciato; a volte pare di essere nel mondo fatato degli Espers, col suono del flauto che incornicia certi idilli psych-folk. Il rifiuto della contemporaneità che risuona nelle parole di Tim Smith (sotto il profilo strettamente musicale) abbraccia tutta l'opera, in una sorta di chiamata alle armi ecologista: "Great are the sounds of all that live", canta Smith nell'apertura affidata al maestoso giro melodico di "Acts Of Man". Il volteggio acustico di accordi, ricamato su reiterati hammer-on e slide, riporta alle costruzioni di Pentangle e Fairport Convention ("The Horn"). Un riferimento che può ingannare perché, dell'estro chitarristico di questi ultimi, rimane un po' poco: il disegno dei pezzi contiene sostanzialmente soluzioni sempre molto simili.
Ciò che cercano i Midlake non è progettare grandi architetture sonore (come nelle ultime band citate); non è neanche comporre canzoni nel senso tradizionale del termine, come avveniva in "The Trials Of Van Occupanther". L'attenzione sembra focalizzata nel comporre qualcosa di più compatto possibile, nel ripetere con invidiabile ostinazione l'atmosfera di cupa, vigorosa predicazione frammista a una più interiore nostalgia per un tempo che è passato e che forse non è mai esistito. Quest'ultimo aspetto era centrale nel disco precedente: là i Midlake erano però riusciti a lasciarlo trapelare tra le pieghe delle storie raccontate nel disco, invece di farne una sorta di manifesto fin troppo evidente della loro musica.
I Nostri riescono in toto a restituire ciò che hanno in mente come leitmotiv del disco, traducendolo con queste ballate dall'incedere possente, in cui l'arpeggio acustico viene ora accompagnato ora sovrastato dal rombo imponente dell'elemento elettrico e dalla cantilenante declamazione di Tim Smith. Così dall'impatto iniziale, che può essere inebriante, con l'antifona liturgica di "Acts Of Man", si scivola ben presto nella ripetizione, in un disco così tanto impegnato nel rimanere "composto" che l'unica traccia che tenta di discostarsi dal resto ("Fortune", dolce stornello bucolico) pare quasi fuori posto. E' un peccato perché, per una volta, si respira un po' di aria fresca, nonostante non cambino di molto gli ingredienti.
La varietà di registro e, soprattutto, di composizione delle canzoni che era un punto fondamentale di "The Trials Of Van Occupanther" scompare quasi del tutto in "The Courage Of Others": laddove i cambi di umore disegnavano in modo narrativo lo sviluppo delle canzoni nel primo dei due, nell'ultimo il meccanismo viene utilizzato assai meno. Il risultato è che spesso si assiste a qualcosa di prevedibile, macchinoso.
"The Courage Of Others" conferma, ciononostante, una band in ottima salute sul piano dell'esecuzione. In prospettiva futura, è auspicabile che l'esperienza di questo disco sia riuscita a liberarli da certe manie di ricerca di un sound particolare a tutti i costi, e che tornino a concentrarsi sulla costruzione delle canzoni, più che sul loro abito. A costo di sentirsi paragonare di nuovo a Thom Yorke e soci! (Ondarock)
Tracklist
1. Acts Of Man
2. Winter Dies
3. Small Mountain
4. Core Of Nature
5. Fortune
6. Rulers, Ruling All Things
7. Children Of The Grounds
8. Bring Down
9. The Horn
10. The Courage Of Others
11. In The Ground
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